Talarico: «Ci dicano chi sono i “mandanti” dell’approvazione del Psc a Rende»
Il consigliere comunale di minoranza fuori dalla Prefettura: «Consumato un delitto democratico ai danni della città»
Il nuovo Piano Strutturale Comunale (Psc) approvato a Rende fa discutere tantissimo. Lo faceva già prima di passare nel pubblico consesso, figurarsi dopo gli 11 voti favorevoli della maggioranza che sono valsi l’adozione dell’importante strumento urbanistico.
Tra dieci consiglieri di minoranza che si sono poi recati in Prefettura, minuti della registrazione video, per informare direttamente Vittoria Ciaramella di quanto accaduto tra le 9.03 e le 9.15 di stamattina, c’era anche Domenico Talarico. Con lui Andrea Cuzzocrea, Michele Morrone, Massimiliano De Rose, Enrico Francesco Monaco, Luciano Bonanno, Luigi Superbo, Annarita Pulicani e Francesco Beltrano. Sono stati ricevuti dalla vicaria Rosa Correale edal capo di gabinetto Giuseppe Di Martino. Richiederanno copia dei verbali del consiglio, della riunione dei capigruppo e monitoreranno le situazioni di incompatibilità.
«Sono bastati meno di 15 minuti per approvare il Psc: un record mondiale – ha spiegato ai nostri microfoni Talarico -. La maggioranza ha approfittato di chi stava prendendo posto tra i banchi, ma bisogna evidenziare che nessun consiglio comunale è iniziato spaccando il secondo. Nel caso di Rende c’è una lunga tradizione di ritardi, ma non è questo il problema».
Talarico esprime linearmente i propri concetti. «Qui c’è una violazione formale e una mortificazione dell’esercizio della democrazia. Non si è potuta esprimere un’opinione su uno strumento destinato a stravolgere l’assetto urbanistico della città per i prossimi 20-30. Tutto ciò – precisa – avrebbe necessitato di una discussione di voto consapevole e non di un’azione sotto il condizionamento di forze che hanno interessi economici nella città. Oggi bisogna chiedere, pertanto, chi sono i mandanti di quanto accaduto».
«I voti della minoranza erano 11, quindi il Psc non sarebbe mai passato. Invece è stato approvato anche con il contributo degli incompatibili, cosa che tra le altre abbiamo evidenziato ai funzionari della Prefettura. Oggi si è consumato un delitto democratico ai danni della città. A Rende c’è una situazione gravissima che avrebbe suggerito, per ragioni di opportunità politica e di etica pubblica, di non portare il Piano Regolatore in consiglio comunale. La forzatura – ha concluso – è stata fatta da un terzo dei consiglieri della città».