lunedì,Maggio 20 2024

«La ‘ndrangheta di Cosenza imponeva la security da San Lucido a Praia a Mare». Ecco chi accusa il pentito Greco

Il collaboratore di giustizia fornisce i dettagli di cui è a conoscenza, "incolpando" soprattutto l'imprenditore Giuseppe Caputo

«La ‘ndrangheta di Cosenza imponeva la security da San Lucido a Praia a Mare». Ecco chi accusa il pentito Greco

Francesco Greco accusa, Giuseppe Caputo si difende. Se le dichiarazioni del collaboratore di giustizia sono contenute nei verbali resi alla Dda di Catanzaro, quelle dell’imputato sono state sentite in aula dal tribunale distrettuale di Catanzaro, nella persona del gup Fabiana Giacchetti.

Il pentito di Cosenza, nell’ultimo interrogatorio svolto con i pm antimafia di Catanzaro, aveva fornito i dettagli di cui è a conoscenza circa i presunti rapporti illeciti tra Caputo e Roberto Porcaro, in merito all’agenzia di security che, secondo il collaboratore di giustizia, la ‘ndrangheta cosentina avrebbe imposto non solo nell’area urbana, ma anche in altri territori, quale il Tirreno cosentino e le altre province calabresi. Parole che Caputo, in udienza, ha inteso totalmente smentire spiegando, dal suo punto di vista, quali erano i legami tra l’ex imbianchino e l’imprenditore.

«Posso riferire di tutti i dettagli – dichiara Greco – correlati all’imposizione del servizio di sicurezza a tutti gli eventi organizzati nella provincia di Cosenza, nonché sul mare da San Lucido a Praia a Mare, su tutta la costa tirrenica» e «in alcune occasioni anche in talune località del Reggino e del Catanzarese». Il collaboratore aggiunge che «mio cugino Giuseppe Caputo, responsabile per la Calabria della società denominata “XXL Security” ha progressivamente assunto il monopolio di tale servizio grazie all’intervento di tutta l’associazione e, nello specifico, di Roberto Porcaro».

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L’ex presunto “braccio destro” di Roberto Porcaro sottolinea che «già negli anni 2016-2017, Giuseppe Caputo spingeva con Roberto Porcaro per ottenere l’esclusiva di tali servizi» dei quali, in quel periodo, «si occupava, con il benestare di Rinaldo Gentile, una società gestita da Ivan Montualdista» e da altri due soggetti non imputati in “Reset“. «E prima di questi c’era Fidelmino Campanaro, di Spezzano della Sila, che aveva temporaneamente assunto tale servizio di sicurezza dopo il pentimento di Giuseppe Montemurro».

Succede, a leggere quanto dichiarato da Greco, che ci sarebbe stata una riunione nel corso della quale Mario “Renato” Piromallo «propose che i servizi di sicurezza fossero affidati in parti uguali, tanto alla società di Giuseppe Caputo, tanto alla società di Ivan Montualdista, anche perché quest’ultimo», come sostengono anche i magistrati Vito Valerio e Corrado Cubellotti «era riconducibile al gruppo di Adolfo D’Ambrosio con il quale Renato Piromallo manteneva sempre ottimi rapporti».

Ma l’uscita dal carcere di Roberto Porcaro avrebbe cambiato lo stato delle cose al punto che «impose direttamente l’esclusiva di tali servizi in capo a Giuseppe Caputo, scelta condivisa da tutti gli esponenti principali dell’associazione, ovvero Francesco Patitucci, Michele Di Puppo, lo stesso Mario Piromallo, Salvatore Ariello, Antonio Illuminato e i fratelli Abbruzzese. Così anche gli ingenti guadagni illeciti provenienti da questo settore venivano ripartiti tra tutti gli associati». (continua/1 parte)

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