“Reset”, Giuseppe Caputo: «Greco si è inventato tutto, io vittima di estorsione e usura»
L'imputato si è sottoposto ieri ad esame spiegando i rapporti con il pentito e l'ex "reggente" del clan degli italiani
Nell’ultima udienza di “Reset“, come anticipato in un altro servizio, l’imputato Giuseppe Caputo, che ha scelto di farsi giudicare con il rito abbreviato, si è sottoposto ad esame rispondendo alle domande del suo difensore, l’avvocato Fiorella Bozzarello. L’imprenditore, operante nel capo della security, ha chiarito (dal suo punto di vista) i rapporti con Greco e Porcaro, accusando il collaboratore di giustizia di aver dichiarato cose non vere alla Dda di Catanzaro.
«Greco si è inventato tutto, la verità è che io ero sotto estorsione per colpa di Greco e Porcaro, il quale aveva mi spingeva a continuare nell’attività di security per suoi fini personali, e quindi escludendo tutti gli altri componenti. In conosco nessuno delle persone coinvolte in questo processo, ad eccezione di qualcuno» ha detto nella seduta processuale. «Sono anche vittima di usura da parte di Porcaro» ha spiegato.
Il pentito Greco «mi accusa perché in un periodo antecedente era pieno di debiti e aveva chiesto di poter lavorare con il sottoscritto, ma visto che, dal mio punto di vista, non era una persona affidabile, ho deciso di chiudergli la porta in faccia. Mi riferisco a qualche mese prima dell’inizio della pandemia da Covid-19» ha aggiunto il collaboratore di giustizia.
Caputo inoltre ha illustrato al giudice com’era strutturata la sua agenzia di security. «Ero l’unico a Cosenza ad avere tutte le abilitazioni prefettizie che consentono di svolgere questo tipo di attività, quindi non vi era un monopolio dovuto all’intervento di Porcaro, ma lavoravo tanto poiché avevo tutti i requisiti per partecipare ai grandi eventi svolti in Calabria e anche in altre regioni italiane, dove Porcaro non era conosciuto».
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