mercoledì,Maggio 15 2024

“Reset”, tutti i vertici dei clan di Cosenza sono al 41 bis. Carcere duro pure per Di Puppo

Ha la dote della "Stella" ed è ritenuto dalla Dda di Catanzaro il numero due della presunta confederazione mafiosa cosentina dopo il boss Francesco Patitucci

“Reset”, tutti i vertici dei clan di Cosenza sono al 41 bis. Carcere duro pure per Di Puppo

Da oggi tutti i vertici dei clan di Cosenza sono al 41 bis. Seguendo lo schema accusatorio della Dda di Catanzaro, mancava Michele Di Puppo, al quale ieri è stato notificato il decreto che dispone l’applicazione del regime di carcere duro firmato dal ministro della Giustizia Carlo Nordio.

Si tratta, secondo i magistrati antimafia, del numero due della presunta confederazione mafiosa cosentina operante tra Cosenza, Rende e Roggiano Gravina. Michele Di Puppo per i pentiti di ‘ndrangheta ha la dote della “Stella“, essendo uno dei mafiosi più rispettati nel Reggino e dintorni. I magistrati Vito Valerio e Corrado Cubellotti ritengono che Di Puppo sia l’alter ego di Francesco Patitucci, boss di Cosenza.

Di recente al 41 bis sono finiti Luigi e Marco Abbruzzese, ritenuti i capi del clan degli “zingari” di Via Popilia, Adolfo D’Ambrosio, già condannato per associazione mafiosa in “Vulpes“, lo stesso Patitucci, Mario “Renato” Piromallo e infine i due tirrenici Pietro Calabria e Andrea Tundis. I cosentini citati e sottoposti al regime di carcero duro sono imputati nel processo abbreviato “Reset“, mentre gli ultimi due sono coinvolti nell’inchiesta “Affari di famiglia“, indagine antimafia che abbraccia Paola e San Lucido.

C’è da dire, infine, che, relativamente allo status di “mafiosi”, Patitucci e Di Puppo, nel corso delle rispettive dichiarazioni spontanee, non hanno negato di far parte di un gruppo criminale operante a Cosenza e Rende, evidenziando, però, che non esiste alcuna confederazione, ovvero non sussiste l’alleanza con il clan degli “zingari” di via Popilia. Dal loro punto di vista, le due associazioni a delinquere sarebbero autonome. La Dda, tuttavia, non la pensa così.

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