“Reset” a Cosenza, ricusazione del giudice Giacchetti: parola alla Cassazione

Il processo abbreviato di “Reset” è giunto al giro di boa, ma le questioni di natura processuale non sono state ancora definite del tutto. Il 21 dicembre 2023, la Dda di Catanzaro ha concluso la sua requisitoria, invocando 120 condanne per gli imputati che hanno scelto di farsi giudicare con un rito alternativo. Nel 2024 toccherà invece alle difese e si prevedono oltre sei mesi di udienze per dare la possibilità ai penalisti di evidenziare le lacune investigative e la mancanza di riscontri rispetto ai vari teoremi accusatori.

La questione processuale è senza dubbio la più importante, perché riguarda il giudice Fabiana Giacchetti, ovvero il presidente che presiede il collegio del rito abbreviato dove sono imputati gli esponenti della ‘ndrangheta cosentina. Prima della riforma Cartabia, il giudice che firmava il decreto che dispone il giudizio svolgeva anche il filone processuale alternativo, ossia l’abbreviato.

Con l’entrata in vigore delle norme che regolamentano l’udienza preliminare, l’ex Guardasigilli riteneva che il giudice, dovendo decidere se rinviare o meno l’imputato in virtù di una ragionevole previsione di condanna, non potesse coordinare il processo che si svolge sulla base degli atti presenti nel fascicolo del pm. Ad oggi, però, il giudicante del processo abbreviato di “Reset” è lo stesso della fase dell’udienza preliminare.

La difesa di due imputati, rappresentati tra gli altri dall’avvocato Antonio Ingrosso, ha invocato la ricusazione del giudice Giacchetti. In prima battuta, la Corte d’Appello di Catanzaro aveva bocciato la richiesta avanzata, ma l’ultima parola sarà della Cassazione. La seconda sezione penale infatti valuterà il reclamo nell’udienza che si terrà nel prossimo mese di marzo.