mercoledì,Maggio 15 2024

“Reset”, «Francesco Bevilacqua non è mai stato “battezzato”: ecco le prove»

I difensori Michele Franzese e Luigi Bonofiglio hanno rimarcato il fatto come la Cassazione avesse già annullato senza rinvio l'ordinanza del Riesame per mancanza di gravità indiziaria

“Reset”, «Francesco Bevilacqua non è mai stato “battezzato”: ecco le prove»

Francesco Bevilacqua, fratello di Fiore detto “Mano Mozza”, non è un associato. Lo hanno spiegato nell’arringa i difensori Michele Franzese e Luigi Bonofiglio i quali hanno battuto molto sul fatto che la Corte di Cassazione in precedenza avesse già escluso la gravità indiziaria rispetto al capo della presunta confederazione mafiosa, annullando senza rinvio l’ordinanza di conferma del Riesame di Catanzaro.

Dai pentiti alla “droga”

«L’ordinanza cautelare e quindi l’assunto accusatorio fondava e fonda sulle dichiarazioni di due collaboratori di giustizia, che sono Silvio Gioia e Luciano Impieri» ha detto l’avvocato Franzese. «La Cassazione accogliendo i motivi di ricorso, non faceva altro che stabilire la grave discrasia tra quanto dichiarato» da Gioia, ovvero che Bevilacqua sarebbe stato “battezzato” dal compianto Giuseppe Iannicelli, «mentre oltre quattro anni dopo Luciano Impieri sostiene che sarebbe stato battezzato da tale Franco Bruzzese». E ha aggiunto: «Vi è una discrasia inconciliabile e la Cassazione evidenzia proprio l’aspetto dell’inconciliabilità».

«Lei su Francesco Bevilacqua, signor Giudice» riferendosi al presidente Fabiana Giacchetti, «non troverà nulla, non c’è un reato fine, non c’è una frequentazione, non c’è nulla, al infuori di rapporti di parentela con alcune delle persone imputate e qui una parentesi, risulta alquanto particolare che il capo d’imputazione apra dicendo: “Fratello di“, ci auguriamo che i rapporti di parentela non possano mai pregiudicare la propria posizione processuale».

L’avvocato Franzese ha poi contestato il fatto che la procura di Catanzaro abbia inserimento l’elemento della “droga“. «La cosa assurda, e lo dico veramente senza mezzi termini, è che noi siamo arrivati all’udienza del 27 novembre 2023 per sentirci dire che Francesco Bevilacqua non sarebbe più associato perché prenderebbe parte al recupero di proventi di attività illecita o a pestaggi punitivi, ma per il pubblico ministero l’argomento è la droga. Ora al di là del fatto che risulta alquanto strano che si sia dovuti arrivare alla requisitoria per sentirsi dire questo, ma la cosa che io avrei voluto chiedere al Pubblico Ministero, senza ovviamente avere una risposta, perché non gli è dato, tranne bontà sua, rispondere: “Ma come mai se lei ritiene che Francesco Bevilacqua abbia preso parte al ramo degli stupefacenti non ha contestato uno e uno solo dei reati fine della droga? E soprattutto come mai se c’è un capo d’imputazione specifico sull’associazione finalizzata al narcotraffico non troviamo traccia della figura di Bevilacqua Francesco in questo ramo di questa assenta consorteria?” Ma la cosa che ci ha sconvolti ancora di più, è che nella requisitoria il Pubblico Ministero esordisce affermando che è un soggetto che avrebbe attraversato tutte le fasi evolutive della compagine zingara e nomina un cosiddetto asserito clan “Rango-zingari“».

Il difensore è quindi sicuro che il suo assistito non sia mai stato coinvolto nel processo “Nuova Famiglia“. «Signor Giudice, non solo le diciamo che non ha, come dire. non ha passato alcuna di queste fasi, ma che per quanto ci consta Francesco Bevilacqua non è mai stato sottoposto ad un procedimento penale di competenza della Distrettuale, Bevilacqua quel processo penale io credo che non sappia neanche cosa è, quanto asserisce il Pubblico Ministero nell’apertura della sua requisitoria su Francesco Bevilacqua, ovvero che avrebbe attraversato tutte le fasi, è un dato non reale, non corrisponde alla verità».

Le dichiarazioni di Porcaro

Poi un passaggio sulle dichiarazioni dell’ex collaboratore Roberto Porcaro: «Quando si pente l’imputato Roberto Porcaro, oggi non più pentito, il pubblico ministero raccoglie diverse dichiarazioni di Porcaro e in data 30 maggio 2023 Roberto Porcaro chiariva quanto segue sulla posizione di Francesco Bevilacqua: “Conosco Bevilacqua Francesco, fratello di “manu muzza”, non so dire di un suo coinvolgimento nelle dinamiche associative, ho avuto un contatto con lui allorquando passando dalla Cooperativa nei pressi dello stadio di Cosenza dove Bevilacqua Francesco lavora gli ho chiesto di riferire a suo nipote Nicola Bevilacqua di Bisignano di saldare il debito per l’acquisto di una macchina presa da un concessionario mio amico”. Signor Giudice, ma possiamo noi dire che è sconcertante che dopo che un collaboratore di giustizia, oggi non più collaboratore, abbia detto nel 2023 che l’unica volta che ha avuto a che fare con un soggetto ha avuto a che fare per una macchina che doveva essere pagata ad un concessionario suo amico…”. Per la procura si tratterebbe di droga, per la difesa nulla di tutto ciò.

Il percorso di Franco Bruzzese

L’avvocato Bonofiglio si è focalizzato invece sui pentiti e su quanto riferito in apertura dal suo collega, ha ulteriormente evidenziato un dato, a parer suo, inconfutabile: «Bruzzese Franco è un collaboratore da diversi anni, ha reso decine di verbali, etero e autoaccusatori, è stato sentito in decine di processi che si sono celebrati nell’alveo di competenza della Direzione Distrettuale Antimafia, ebbene su questa questione del battesimo non ha mai riferito nulla, ma a dirla tutta non ha mai riferito niente in assoluto sulla figura di Francesco, così come non ha riferito mai alcun collaboratore di giustizia alcunché sulla figura di Bevilacqua Francesco sui vari collaboratori che si sono succeduti ad oggi nel procedimento “Reset“».

«Dunque» rivolgendosi al giudice, «è un problema che noi abbiamo cercato di affrontare anche con i nostri scritti, seppur parziali, dell’aspetto cautelare, perché è avvenuta questa questione, noi riteniamo che tra le due dichiarazioni, tra quella di Gioia e quella di Impieri ci sia stata una evidente contaminazione, ben poteva Impieri conoscere già le dichiarazioni di Gioia, sono state rese a distanza di quattro anni e sei mesi una dall’altra, 7 febbraio del 2014 Gioia, 30 agosto 2018 Impieri. Ben poteva il signor Impieri averle già lette, perché magari sarebbero state trasfuse in un processo in cui lui era imputato, per carità, in via dei tutto legittima ed ecco che comunque tra di loro vi è un fondato sospetto di contaminazione. Si tratta di due dichiarazioni, Signor Giudice, che come ha detto la Suprema Corte di Cassazione vi è discrasia assoluta, non sono combacianti, non possono essere riscontrate né tra di loro né con altri elementi di fatto o di diritto all’interno di questo processo». I difensori hanno chiesto ovviamente l’assoluzione di Francesco Bevilacqua.

Processo abbreviato “Reset”, le richieste della Dda

  • Antonio Abbruzzese (classe 1975), difeso dagli avvocati Giorgia Greco e Cesare Badolato CHIESTI 7 anni e 6 mesi
  • Antonio Abruzzese alias Strusciatappine, difeso dall’avvocato Mariarosa Bugliari CHIESTI 14 anni
  • Antonio Abbruzzese (classe 1984) difeso dagli avvocati Antonio Quintieri e Filippo Cinnante) CHIESTI 20 anni
  • Celestino Abbruzzese, difeso dall’avvocato Simona Celebre CHIESTI 6 anni
  • Fioravante Abbruzzese, difeso dall’avvocato Cesare Badolato CHIESTI 14 anni
  • Francesco Abbruzzese, difeso dall’avvocato Antonio Quintieri CHIESTI 12 anni
  • Luigi Abbruzzese, difeso dagli avvocati Cesare Badolato e Antonio Sanvito CHIESTI 20 anni
  • Marco Abbruzzese, difeso dagli avvocati Cesare Badolato e Antonio Sanvito CHIESTI 20 anni
  • Nicola Abbruzzese, difeso dagli avvocati Cesare Badolato e Antonio Sanvito CHIESTI 20 anni
  • Rocco Abbruzzese, difeso dall’avvocato Mariarosa Bugliari CHIESTI 12 anni
  • Saverio Abbruzzese, difeso dagli avvocati Antonio Quintieri e Matteo Cristiani CHIESTI 10 anni e 8 mesi
  • Gianluca Alimena, difeso dall’avvocato Emiliano Iaquinta CHIESTI 2 anni
  • Claudio Alushi, difeso dall’avvocato Antonio Quintieri CHIESTI 18 anni
  • Salvatore Ariello, difeso dall’avvocato Fiorella Bozzarello CHIESTI 20 anni
  • Luigi Avolio, difeso dagli avvocati Cesare Badolato e Raffaele Brescia CHIESTI 10 anni e 8 mesi
  • Ivan Barone, difeso dall’avvocato Rosa Pandalone CHIESTI 8 anni
  • Giuseppe Belmonte, difeso dagli avvocati Filippo Cinnante e Gaetano Maria Bernaudo CHIESTI 8 anni e 2 mesi (clicca su avanti per leggere i nomi degli imputati del processo abbreviato di “Reset”)

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