mercoledì,Maggio 15 2024

Città unica, l’ex sindaco di Cosenza Minutolo: «Siamo già in ritardo, procedere spediti»

«Per alcuni resta il "mito" delle cooperative sociali comunali a basso salario. Occorre non perdere altro tempo»

Città unica, l’ex sindaco di Cosenza Minutolo: «Siamo già in ritardo, procedere spediti»

di Piero Minutolo*

Se tutti riconosciamo che la conurbazione è già in essere ormai da molti anni e che Cosenza, Rende e Castrolibero sia dal punto di vista dell’assetto territoriale che delle relazioni sociali, economiche e culturali, non sono tre ma una sola città non si capisce perché da parte di alcuni si cerca in tutti i modi di mantenere in vita il paradosso costituito da una città amministrata da tre Comuni. E’ incomprensibile l’ostinata opposizione alla città unica portata avanti proprio dai fautori di scelte urbanistiche che ne hanno determinato la nascita attraverso l’insediamento di centinaia di fabbricati ad uso residenziale sui territori di Castrolibero e Rende a due passi da Cosenza.

L’esigenza di elevare la capacità di risposta alle nuove problematiche emergenti non può essere demandata a fantomatiche collaborazioni amministrative tra i Comuni da effettuarsi addirittura in via temporanea e sperimentale! L’esperienza del passato ci dice, infatti, che i protocolli d’intesa, il Consorzio per la gestione dei rifiuti ed il Consorzio dei trasporti si sono rivelati fallimentari. Delle sette Unioni di comuni realizzate diversi anni fa in provincia di Cosenza non c’è più neanche la cenere. Resta soltanto il ricordo di un enorme spreco di risorse umane e finanziarie. E’ assurdo perciò riproporle adesso con gli Enti locali in sofferenza a causa dei minori trasferimenti statali e delle dotazioni organiche ridotte ormai al lumicino.

Secondo la nota locuzione latina “Errare humanum est perseverare autem diabolicum”. Non vi è stata collaborazione e coordinamento nemmeno per la realizzazione del viale parco. Ed in effetti, mentre il tratto cosentino è stato ultimato nel 2001, quello rendese è stato inaugurato soltanto nel 2009 e, a distanza di quindici anni, vi è ancora quella discontinuità che impedisce il collegamento stradale tra Rende e Cosenza determinando specialmente a Roges un traffico caotico. Pur di ostacolare l’attuazione della città unica il fronte del NO promette barricate, accusa di fascismo e sta organizzando persino una raccolta di firme a sostegno di una proposta di legge regionale che dovrebbe riportare la questione nell’alveo del dettato costituzionale in quanto – secondo uno dei promotori – l’art.133 prevede che i processi di fusione dovranno avvenire “su iniziativa dei Comuni e sentite le popolazioni.”

Basta leggere con gli occhiali giusti per scoprire invece che l’art. 133 non riconosce alcun potere di iniziativa ai Comuni. Ed in effetti in esso viene sancito testualmente: “La Regione, sentite le popolazioni interessate, può con sue leggi istituire nel proprio territorio nuovi Comuni e modificare le loro circoscrizioni e denominazioni” Anche la polemica sul referendum che il fronte del NO vorrebbe vincolante non ha fondamento. Ed in effetti, pur essendo la consultazione referendaria consultiva, è ovvio che la Regione dovrà tenere conto del suo risultato, altrimenti non avrebbe senso spendere soldi pubblici per conoscere il parere dei cittadini e poi disattenderlo. E’ interesse di tutti che il confronto si svolga su basi di serietà, correttezza e concretezza, senza introdurre nel dibattito argomenti che non stanno né in cielo né in terra. Siamo già in forte e colpevole ritardo. La mancata programmazione unitaria di un uso razionale del territorio, dei servizi e delle attività produttive ha determinato negli anni conseguenze economico-sociali negative che sono sotto gli occhi di tutti.

Vi è stata lungo la valle del Crati un’esagerata costruzione di edifici a destinazione residenziale in luogo di possibili insediamenti agricoli e industriali che ha prodotto mancate occasioni di lavoro stabile, migliaia di appartamenti vuoti, l’abbandono dei centri storici, il degrado delle periferie e l’assenza di risposte alla domanda di casa avanzata dai ceti deboli e dalle giovani coppie. Con il Comune unico sarà possibile avere un solo PSC che potrà limitare o addirittura vietare la costruzione di edifici a destinazione residenziale per indirizzare le risorse verso il recupero dei centri storici e la rigenerazione delle periferie. Le aree industriali hanno accolto attività prevalentemente commerciali, call center e pochissime aziende produttive ad elevato indice occupazionale mentre nei centri urbani la proliferazione di negozi franchising ha impoverito il commercio e l’economia locale.

Anche le criticità dell’Amaco risiedono in buona parte nella scarsa redditività di un servizio che per forza di cose è stato svolto prevalentemente in un bacino d’utenza limitato al territorio di Cosenza. Con la realizzazione della città delle tre città sarà possibile avviare senza alcun impedimento legislativo la costituzione di un’unica azienda di trasporto pubblico in grado di rendere ai cittadini dell’area urbana un servizio più efficiente ed efficace in grado di scoraggiare l’uso del mezzo privato e rendere meno caotica la circolazione automobilistica. L’azienda avrebbe la possibilità di raggiungere con i suoi mezzi l’Università, l’intero territorio di Rende e Castrolibero. Dall’estensione del servizio ricaverebbe maggiori entrate dagli utenti e otterrebbe più finanziamenti pubblici, un più ampio e moderno parco macchine e un maggior numero di dipendenti.

A distanza di diversi anni dalla concessione del finanziamento si discute ancora del nuovo ospedale. Dopo aver speso più di 300.000 euro di soldi pubblici per lo studio di fattibilità presentato alla Regione addirittura sette anni fa, continua incessante il tira e molla, si discetta e ci si divide sulla sua localizzazione mentre i cittadini per curarsi continuano ad arricchire le strutture sanitarie del centro e del nord. Un copione simile viene recitato ancora oggi sulla città unica. A Corigliano Rossano dove non esiste la conurbazione di Cosenza Rende e Castrolibero la buona politica è riuscita a mettere insieme addirittura ausoni e bizantini, popoli storicamente in contrapposizione. Da noi invece si grida allo scandalo e non si riesce a venirne a capo, incuranti del fatto che molti laureati e diplomati se ne sono andati e continuano ad andarsene impoverendo di preziose risorse umane l’economia del nostro territorio.

Tanti di quelli che rimangono, ancorché plurilaureati, sono costretti a lavorare nei call center, ad accettare contratti capestro e assunzioni in nero. I più “fortunati” vivono di consulenze saltuarie negli uffici della Regione e degli Enti locali. Per altri, invece, resta il “mito” delle cooperative sociali comunali a basso salario. Occorre non perdere altro tempo. Se riusciremo a guardare oltre la siepe mettendo da parte campanilismo, interessi e ambizioni particolari, si potrà rafforzare ulteriormente la funzione direzionale della città di Telesio.

Nuova Cosenza (è il nome da noi proposto che insieme ad altri due sarà sottoposto a referendum) sarà la città della partecipazione e del decentramento. Il governo non sarà affidato in via esclusiva al Consiglio comunale ma anche ad almeno tre Municipi (Cosenza, Rende e Castrolibero) dotati di organi eletti a suffragio universale (da 5 a 11 consiglieri in rapporto alla popolazione e un presidente). Grazie alle maggiori entrate fino a 10 milioni all’anno per 15 anni e alle notevoli economie di spesa derivanti dalla fusione dei tre comuni vi saranno i presupposti per delineare, con il concorso delle forze sociali e dei Comuni interessati, un disegno di sviluppo sostenibile in grado di traghettare anche il territorio che va da Montalto a Piano lago, dalle Serre alla Presila fino alle pendici dell’appennino paolano verso orizzonti di crescita e di progresso che potranno ricreare soprattutto nei giovani fiducia nel futuro e ragionevoli motivi per restare qui.
*Piero Minutolo, ex sindaco di Cosenza

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