sabato,Ottobre 5 2024

Cosenza, la minoranza: «Imbarazzante dietrofront della Giunta Caruso sulla Siae»

L'opposizione consiliare: «Maggioranza pecca di superficialità e pressapochismo, come fa a dirimere le delicate situazioni del dissesto?»

Cosenza, la minoranza: «Imbarazzante dietrofront della Giunta Caruso sulla Siae»

«Lo abbiamo detto e lo ripetiamo: ogni volta che l’attuale amministrazione comunale prova a marcare
la differenza e a segnare discontinuità con la precedente targata Mario Occhiuto, provoca disastri oppure si mette in ridicolo.
E’ ormai di palmare evidenza che, nonostante i tanti temi e le criticità che interessano la città di Cosenza, l’unica attività che occupa l’attuale Giunta guidata da Franz Caruso è quella di stracciarsi le vesti e piagnucolare invocando fino alla nausea, in ogni occasione, “la pesante eredità ricevuta dalla gestione del precedente decennio”».  Lo sostengono in una nota i consiglieri di minoranza Francesco Spadafora, Giuseppe D’Ippolito, Ivana Lucanto, Francesco Caruso, Michelangelo Spataro, Alfredo Dodaro, Francesco Cito, Antonio Ruffolo e Francesco Luberto.

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«Non potevamo immaginare, però, che pur di sostenere le proprie posizioni, gli attuali amministratori arrivassero a diffondere informative che, se non si vogliono bollare come false e montate ad arte, nella migliore delle ipotesi riguardano fatti e circostanze non adeguatamente verificate prima di essere strumentalizzate, con superficialità e preoccupante disinvoltura, solo per bieca propaganda. “Informativa doverosa e volta a tranquillizzare i cittadini”, così era stata annunciata la nota stampa del Comune. Una notizia – scrive l’opposizione – che a questa opposizione è apparsa subito poco verosimile, per i motivi poi emersi, tanto da chiedere subito chiarimenti agli uffici competenti, al fine di verificare la veridicità prima di esprimersi pubblicamente col rispetto e il senso di responsabilità che i cittadini meritano».

«Deve essere stata anche tale richiesta di indagine e di verifica a suscitare lo scrupolo di chi si è affrettato a diffondere l’auto-smentita – continua la minoranza consiliare di Palazzo dei Bruzi -. Ebbene, visto l’esito della vicenda e il clamoroso dietrofront (questo sì doveroso), questa opposizione non è per niente tranquillizzata. Siamo, piuttosto, preoccupatissimi, come tutti i cosentini, poiché quanto accaduto è rivelatore di una superficialità e di un pressappochismo che sono inaccettabili nelle istituzioni e che, invece, oggi regnano sovrane nelle stanze del governo comunale, dove si opera all’insegna dell’estrema improvvisazione e della tragica incompetenza. Ci chiediamo come ci si può proporre a dirimere le delicate situazioni di dissesto e vantarsi delle proprie qualità e capacità se non si è in grado nemmeno di leggere l’evidente incongruenza di circostanze come quella in argomento e individuare i creditori attribuendo correttamente le poste richieste».

«Il primo piano di Palazzo dei Bruzi è ormai diventato un covo di “rosiconi” i quali, consapevoli che i propri risultati non possono neanche lontanamente paragonarsi a quelli della straordinaria stagione amministrativa che li ha preceduti, si fanno prendere dalla sfrenata ansia di usare l’unica arma della denigrazione per mettere gli altri in cattiva luce. Non riuscendo a brillare di luce propria – affondano il colpo – gli attuali amministratori cittadini perdono di lucidità, si fanno prendere dalla foga accecante e si lasciano andare ad una strategia di comunicazione che, come in questo caso eclatante, tradisce il loro unico, misero obiettivo: quello di camuffare il proprio fallimento distraendo la popolazione verso altri temi e ascrivendo ogni colpa al passato».

«Peccato – concludono Francesco Spadafora, Giuseppe D’Ippolito, Ivana Lucanto, Francesco Caruso, Michelangelo Spataro, Alfredo Dodaro, Francesco Cito, Antonio Ruffolo e Francesco Luberto – che l’unico risultato di tale comunicazione, ahinoi, è di manifestare tutti i propri limiti e la propria volontà di deresponsabilizzarsi impunemente rispetto agli impegni assunti con gli elettori».

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