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CASO BERGAMINI | L’esito dell’incidente probatorio: «Morto per soffocamento soft». Le tracce di sangue non sono di Isabella Internò

E venne il giorno dell’incidente probatorio. Il caso Bergamini oggi ha vissuto una giornata molto importante, perché davanti al gip di Castrovillari Teresa Reggio si sono presentati i cinque superperiti nominati dal tribunale, che hanno redatto la perizia sulla base di numerosi esami tecnici svolti dopo la riesumazione del cadavere scheletrico dell’ex centrocampista del Cosenza.

CASO BERGAMINI | L’esito dell’incidente probatorio: «Morto per soffocamento soft». Le tracce di sangue non sono di Isabella Internò

E venne il giorno dell’incidente probatorio. Il caso Bergamini oggi ha vissuto una giornata molto importante, perché davanti al gip di Castrovillari Teresa Reggio si sono presentati i cinque superperiti nominati dal tribunale, che hanno redatto la perizia sulla base di numerosi esami tecnici svolti dopo la riesumazione del cadavere scheletrico dell’ex centrocampista del Cosenza.

L’udienza è stata interessante, nonostante la tensione che si tagliava a fette visto che in ballo c’è la morte di una persona che il precedente gip di Castrovillari, Anna Maria Grimaldi, aveva archiviato per infondatezza dell’ipotesi di reato relativo all’accusa di omicidio volontario in concorso.

Oggi erano presenti la procura di Castrovillari, rappresentata dal procuratore capo Eugenio Facciolla, le parti civili rappresentate dall’avvocato Fabio Anselmo, l’avvocato Angelo Pugliese difensore di Isabella Internò, tutti i periti e consulenti che hanno preso parte all’incidente probatorio.

Tribunale di Castrovillari
Tribunale di Castrovillari

A discutere, e successivamente a rispondere alle domande della pubblica accusa, parte civile e difesa, sono stati il prof. Antonello Crisci, specialista in Neurologia e Medicina legale dell’università degli studi di Salerno, la dottoressa Carmela Buono, specialista in Anatomia e Istologia Patologica, dirigente dell’unità operativa complessa di Anatomia Patologica del “Sant’Anna e San Sebastiano” di Caserta, la dottoressa Maria Perri, chimico e tossicologo forense, ricercatore universitaroio presso l’università “Federico II” di Napoli, il tenente colonnello Andrea Berti, specialista in Biochimica clinica, della sezione Ris di Roma, e il maresciallo Marco Santacroce, analista di laboratorio della sezione Ris di Roma.

L’INCIDENTE PROBATORIO. La perizia elaborata dai cinque consulenti del gip di Castrovillari è composta da 76 pagine, la maggior parte delle quali raccontano le operazioni svolte per la riesumazione del cadavere e lo svolgimento degli esami tecnici e clinici. I periti, oltre che trarre le loro conclusioni, hanno risposto anche ai quesiti posti dal gip Reggio che erano stati avanzati anche dalla procura di Castrovillari e dalla difesa della Internò.

I periti nella versione cartacea hanno scritto che «gli attuali e più sofisticati accertamenti isto-immuno-patologici hanno confermato il dato dei precedenti consulenti a carico del parenchima polmonare, con rilievo di “…tessuto polmonare sede di iperdistensione delle cavità alveolari con rottura dei setti, congesti, con marcate ectasie vascolari, con sludging ed edema acuto siero-proteinaceo. Il reperto immunoistochimico evidenzia una positività prevalente interstiziale del Cd68 ed una positività per Cd15 di tipo secondario e una positività discontinua per l’apoproteina-A…” e lo hanno ampliato evidenziando a carico della laringe, precedentemente non esaminata, stravizi ematici e congestione, rilevando “… in sede di paramedica destra plurime aree di travaso ematico interstiziale comprovate dalla positività alla glicoforina. Ectasie e congestione vascolare come in tutte le altre sezioni…”». Secondo i periti «tali aspetti avvalorano le precedenti valutazioni di segni asfittici autoptici ed istopatologici, dipanando i dubbi espressi dai professori Bolino e Testi, laffove questi ultimi specificano che “…le alterazioni polmonari possono… aver almeno in parte risentito del lungo lasso di tempo intercorso tra il decesso e l’esecuzione dell’indagine autoptica” e che il “…quadro polmonare” è “… compatibile con una morte avvenuta per asfissia meccanica sebbene sia noto come non esistano reperti perentoriamente dimostrativi per tale ipotesi” e smentendo l’affermazione del prof. Avato secondo cui la “… sofferenza polmonare” e la “sofferenza miocardica” sono specificamente “di entità tale da poter essere valutati come fattori concorrenti ma non certo di per sé sufficienti in una sequenza fenomenologica letifera”».

Questo passaggio ci permette di chiarire, una volta per tutte, che l’ipotesi del soffocamento come causa della morte di Denis Bergamini era stata già vagliata da precedenti consulenti, quali gli specialisti Testi e Bolino. Questi ultimi, tuttavia, pur ritenendo che il decesso dell’ex centrocampista del Cosenza potesse essere avvenuto a causa di un soffocamento, hanno evidenziato che tale ipotesi non poteva essere compiutamente dimostrata a livello scientifico sulla base degli elementi a disposizione all’epoca della loro relazione.

Il compito dei cinque superperiti chiamati dal gip di Castrovillari Teresa Reggio, a scanso di equivoci e di scoop giornalistici che tali non sono, è stato quello di approfondire il materiale a disposizione dell’epoca e di fornire nuovi strumenti che, dal loro punto di vista, hanno dato un nuovo elemento, ovvero la laringe «caratterizzata – scrivono nella perizia – da “…plurime aree di stravaso ematico interstiziale comprovate dalla positività alla glicoforina. Ectasie e congestione vascolare”, e sono riconducibili a un fenomeno asfittico e, certamente, non ad una condizione di shock ipovolemico da discontinuazione vasale».

Secondo i periti Bergamini ha subito un soffocamento “soft”, e pochi minuti dopo, probabilmente in fin di vita, è stato disteso a terra schiacciato parzialmente dalla ruota destra del camion di Pisano. «In base alla dinamica ricostruita, le lesioni addomino-pelviche sono state “da scoppio”» e non da «“urto”», sono «compatibili con lo schiacciamento da parte di una ruota di un pesante automezzo, in termini di accostamento e soprattutto di parziale sormontamento».

Sempre i periti nella perizia evidenziano che «sono risultate altresì assenti lesioni al volto, al capo, al tronco e agli arti superiori riconducibili all’impatto dell’autocarro con un pedone, date anche le caratteristiche proprie del mezzo investitore»

IL MOMENTO DECISIVO. E’ a pagina 70 della perizia che i periti del gip scrivono le conclusioni più importanti e in qualche modo non del tutto esaustive su carta, poi colmate oggi durante l’incidente probatorio grazie alle domande della procura di Castrovillari. «Invero alcuni elementi istopatologici ed immunoistochimici ci fanno propendere per un decesso avvenuto prima dell’investimento» e ciò sarebbe stato possibile perché non è presente materiale positivo alla glicoforina sul bacino frantumato».

Tuttavia, continuano i periti del gip, «tale ipotesi concernente la vitalità o meno delle lesioni» addominali sul fianco sinistro e di meno entità sul fianco destro, «non può avere valore di certezza tecnica, in quanto l’exitus si è verificato in maniera molto ravvicinata rispetto all’investimento, non consentendo l’estrinsecazione dei fenomeni reattivi dei tessuti che sono indicatori di vitalità». 

In poche parole, secondo i periti Bergamini è stato soffocato con un sacchetto di plastica – così hanno detto oggi davanti al gip, elemento non presente nella perizia – e qualche minuto dopo il corpo è stato disteso, in fin di vita, sul manto stradale preparando tutta la pantomima del suicidio grazie alla complicità del camionista di Rosarno Raffaele Pisano.

Scena della morte del ragazzo ferrarese, avvenuta su una strada assai trafficata, ovvero la 106 Jonica, e qualche chilometro prima controllata dalle forze dell’ordine con un posto di blocco effettuato dal brigadiere Francesco Barbuscio, oggi defunto, che fermò circa un’ora prima Bergamini e Isabella Internò nei pressi di Roseto Capo Spulico.

LA TRACCIA EMATICA E LA DROGA. Tra i quesiti richiesti ai periti vi erano quelli di chiarire se la traccia di sangue rinvenuta nella Maserati fosse di Isabella Internò, se Bergamini al momento della morte o più in generale avesse fatto uso di sostanze stupefacenti e se la traccia rinvenuta sulle scarpe di Denis fosse di natura ematica.

Partiamo dall’ultimo quesito riportato. «Sulle scarpe sono state testate alcune tracce che potevano richiamare la natura ematica e alcune di quelle già analizzate dal Ctu Romano-Mattei-Lotti. In entrambi i casi non è stato possibile confermare la natura ematica in quanto i test diagnostici sono risultati negativi così come le successive analisi genetiche. La moquette posiziona posteriormente all’autovettura non ha evidenziato, in sede di ispezione condotta dai periti, aloni o tracce che potevano richiamare la natura biologica. L’assenza di materiale ematico è stata anche confermata da una analisi-merceologica».

Ed ecco i risultati sul sesto quesito. «Le analisi genetiche condotte sul campione salivare prelevato alla persona indagata, Isabella Internò, hanno permesso di ottenere il relativo profilo genetico. Tale profilo è risultato diverso da quello ottenuto dal Ctu Romano-Mattei-Lotti dalla moquette sita in corrispondenza del sedile anteriore destro dell’autovettura Maserati. In altre parole si può escludere con certezza che il sangue presente sul tappetino sia riconducibile all’indagata». 

Nel terzo quesito, quello relativo alla droga o alla presenza di farmaci, i periti scrivono che «le analisi chimico-tossicologiche eseguite sui reperti autoptici prelevati dalla salma del sign Donato Bergamini non hanno evidenziato la presenza di sostanze xenobiotiche di rilevanza tossicologica. Rispetto alla negatività delle analisi tossicologiche, è doveroso sottolineare come lo stato di decomposizione del corpo, ed in particolare modo i fenomeni putrefattivi ancora in atto al momento dell’autopsia, non consentono di esprimersi in termini di assoluta certezza, stante la possibilità che eventuali sostanze assorbite nell’immediatezza dell’exitus possano essersi degradate nell’ampio intervallo di tempo trascorso. Le negatività riscontrata sui tre gruppi di capelli analizzati è compatibile con un non abituale uso di sostanze psicotrope da parte del sig. Bergamini, con particolare riguardo ai cocainici, oppiacei e cannabinoidi».

Il procuratore capo di Castrovillari, Eugenio Facciolla
Il procuratore capo di Castrovillari, Eugenio Facciolla

DALLA PERIZIA ALLE INDAGINI. Conclusosi l’incidente probatorio, gli atti passeranno alla procura di Castrovillari che inserirà questo strumento che cristallizza la prova nel fascicolo. In pratica, le indagini continuano e quindi oltre all’ipotesi di tipo scientifico, i carabinieri e il procuratore capo Eugenio Facciolla dovranno proseguire nell’iter investigativo per trovare il presunto autore del delitto o dimostrare che ad uccidere Bergamini sia stata davvero l’allora 18enne Isabella Internò.

E sul campo delle indagini troviamo al momento tre moventi: quello passionale e quelli relativi alla droga e al calcioscommesse. 

Il movente passionale sarebbe legato al fatto che la ragazza non avrebbe accettato la fine della loro storia, anche se alcune testimonianze raccolte all’epoca dal cosiddetto “Gruppo Zeta”, riferivano che i due ormai erano solo buoni amici e nulla più, come dichiarato anche a “Quarto Grado” da Michele Padovano. Il movente passionale, inoltre, già nelle precedenti indagini era stato scandagliato a dovere grazie al supporto di intercettazioni telefoniche con i parenti della Internò. Nulla di rilevante secondo i magistrati dell’epoca.

Ed invero, sarebbe difficile da immaginare che un parente della Internò dopo aver ucciso un uomo non avrebbe avuto l’istinto di portarsi la ragazza con sé e quindi di farla sparire dalla scena del crimine. Anche perché, e lo dicono i fatti e le testimonianze raccolte sempre dai carabinieri del “Gruppo Zeta”, a vedere Isabella Internò prima in macchina, poi sul ciglio della strada col volto disperato, sono tre persone: Rocco Napoli (che vede Bergamini camminare sul ciglio della strada ed è costretto a scansarlo per non metterlo sotto con la sua auto), il camionista Francesco Forte (che dichiara di essersi fermato ad una stazione di servizio per prendere le sigarette, fare benzina e ripartire con il suo mezzo pesante, notando che dal suo senso di marcia fosse in arrivo un altro camion decidendolo di farlo passare per non incorrere in posti di blocco delle forze dell’ordine e successivamente arriva quasi nell’immediatezza dei fatti, trovando Pisano e la Internò disperati e sconvolti per quanto accaduto), e infine Mario Panunzio (l’uomo che porterà Isabella Interno con la Maserati a telefonare a dirigenti e calciatori del Cosenza al bar di Mario Infantino).

Se invece fosse valida l’ipotesi dell’omicidio per droga o calcioscommesse, in un modo o in un altro, secondo chi indaga, c’entrerebbe la ‘ndrangheta. Forse quella Jonica se parliamo di traffico di droga o quella cosentina se riconduciamo tutto a partite truccate. E se questo avesse un fondo di verità, non si spiegherebbe (né sono state illustrate dai periti) l’assenza di segni di colluttazione o di lesioni di altra natura, sul corpo di Bergamini. (Antonio Alizzi)

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