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Marzia Tassone temeva che il giudice Marco Petrini fosse nei guai

L’inchiesta della Dda di Salerno coinvolge anche due avvocati del foro di Catanzaro, Marzia Tassone e Palma Spina che, secondo quanto ricostruito dai finanzieri, avrebbero avuto una relazione extraconiugale con il giudice Marco Petrini. In un caso, ovvero quello riferito alla Tassone (che si trova ai domiciliari), l’accusa è di corruzione in atti giudiziari, mentre

Marzia Tassone temeva che il giudice Marco Petrini fosse nei guai

L’inchiesta della Dda di Salerno coinvolge anche due avvocati del foro di Catanzaro, Marzia Tassone e Palma Spina che, secondo quanto ricostruito dai finanzieri, avrebbero avuto una relazione extraconiugale con il giudice Marco Petrini. In un caso, ovvero quello riferito alla Tassone (che si trova ai domiciliari), l’accusa è di corruzione in atti giudiziari, mentre nel caso della Spina l’ipotesi di reato è di induzione a dare o promettere utilità. Le indagini, tuttavia, sono devastanti per l’immagine del magistrato della Corte d’Appello di Catanzaro, finito in carcere su ordine del gip Distrettuale di Salerno.

Il rapporto confidenziale e sentimentale tra il giudice e la Tassone

La Dda di Salerno deduce che il giudice abbia favorito l’avvocato Marzia Tassone dal fatto che i due avessero un rapporto confidenziale e sentimentale. Rapporti di tipo sessuale filmati in tutte le loro sfaccettature dalla Guardia di Finanza nelle stanze della commissione tributaria provinciale di Catanzaro. La Tassone, tuttavia, aveva intuito che il suo amante potesse commettere qualcosa di illecito e lo avvisava del fatto che qualcuno dei penalisti di Catanzaro parlasse troppo. Proprio alcuni legali del foro catanzarese sarebbero attenzionati dalla procura di Catanzaro, e non solo, per i rapporti illeciti con esponenti delle cosche di ‘ndrangheta calabrese che avrebbero tentato di agevolare, anche pilotando sentenze grazie alla compiacenza di alcuni giudici.

Marco Petrini cercava di mascherare il suo modus operandi, negando di aggiustare provvedimenti giudiziari. «”Staiano è uno che parla”» dice la Tassone a Petrini che, a sua volta, rispondeva «“a me non me ne frega niente…”». Così l’avvocato, replicando ancora una volta alle dichiarazioni del giudice, chiudeva questo argomento, affermando «“ma non mi interessa, io non sto con te…”», alludendo ad altro. 

Il processo contro la cosca Soriano

Come detto, Marzia Tassone temeva che Pettini fosse implicato in qualcosa di losco. «”C’è un giudice che pagano? Perché io non lo so? Non mi fido di te Marco, io ho paura, io pensi che tu possa prendermi in giro… ma tu ti rendi conto che quando mi sono avvicinata a te, non sapevo neanche cosa facevi… neanche mi ricordo cosa ero venuto a fare… procedi con il cuore Marco… non ti fare prendere… dei soldi”». L’accorato appello della Tassone, tuttavia, non viene accolto dal giudice Marco Petrini in quanto lo stesso ne combina di tutti i colori.

I due, comunque, parlano anche di altro ma dalle carte dell’inchiesta non emerge, in modo chiaro e univoco, che il giudice Petrini avesse estromesso il verbale del pentito Emanuele Mancuso in un processo per mafia contro la cosca Soriano, perché aveva avuto in cambio un rapporto sessuale con la Tassone. Anzi, nelle intercettazioni si fa riferimento ad altro. Marzia Tassone infatti chiede consigli su come comportarsi per la posizione di Giuseppe Maduli, indagato per associazione mafiosa nel 2018 dalla Dda di Reggio Calabria.

Nel caso di specie, la Cassazione aveva annullato con rinvio l’ordinanza del Riesame che l’avvocato Tassone avrebbe dovuto ridiscutere in quella sede. Così il giudice spiega quali punti toccare per ottenere un provvedimento favorevole, chiedendo alla “sua donna” di farsi mandare la sentenza per dare un’occhiata e suggerire altro. Prima di arrivare a questo, dalle carte dell’inchiesta emerge anche la scarsa considerazione che aveva il giudice Marco Petrini per un collega della Corte d’Appello di Catanzaro. «“Non sa niente di diritto…”». 

La casa di Assisi riconducibile al giudice Petrini

Il capo d’accusa più debole rispetto agli altri è sicuramente quello in cui è coinvolto l’avvocato Palma Spina che, come nel caso di Marzia Tassone, aveva un rapporto extraconiugale con il giudice Petrini. In queso caso, il principale indagato della Dda di Salerno chiede un prestito alla sua amante di 4mila euro per una casa di proprietà della sua famiglia ad Assisi, distrutta dal terremoto che aveva colpito l’Umbria nel 1997.

Il giudice Petrini, addirittura, dice di vergognarsi a chiedere questa somma a Palma Spina ma lei lo aveva rassicurato circa il buon esito della richiesta. Qui, tuttavia, sembra essere un prestito a titolo personale in quanto non emergono condotte delittuose inerenti al rapporto tra i due in sede giudiziale. Tutto questo avviene il 23 luglio del 2019, quando il giudice Marco Petrini era ignaro di tutto ciò che sarebbe successo a distanza di sei mesi. Ovvero, il suo arresto in carcere.

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