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Foggetti: “Gli Abbruzzese sono i numeri uno nello spaccio di droga”

Entra nel vivo il processo contro Luigi e Marco Abbruzzese, accusati di aver dato il consenso per uccidere l’ultimo boss della famiglia Bruni “Bella Bella”. Luca, fratello di Michele, fu eliminato dalle cosche cosentine il 3 gennaio 2012 in un terreno situato nel Comune di Castrolibero. Adolfo Foggetti, all’epoca reggente del clan Rango-Zingari nel Tirreno

Foggetti: “Gli Abbruzzese sono i numeri uno nello spaccio di droga”

Entra nel vivo il processo contro Luigi e Marco Abbruzzese, accusati di aver dato il consenso per uccidere l’ultimo boss della famiglia Bruni “Bella Bella”. Luca, fratello di Michele, fu eliminato dalle cosche cosentine il 3 gennaio 2012 in un terreno situato nel Comune di Castrolibero. Adolfo Foggetti, all’epoca reggente del clan Rango-Zingari nel Tirreno cosentino, fece ritrovare il corpo di Luca Bruni il giorno successivo all’inizio della collaborazione con la giustizia. Parliamo del 17 dicembre del 2014, giorno in cui l’allora pm antimafia, Pierpaolo Bruni, coadiuvato dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Cosenza e dagli agenti della Squadra Mobile di Cosenza, si recò sul posto per prendere atto della credibilità delle rivelazioni del “biondo”.

Oggi, quindi, si affronta uno dei tanti filoni investigativi che questa volta porta dritti alla famiglia Abbruzzese “Banana” di Cosenza. Sotto processo c’è anche Celestino Abbruzzese, detto “Micetto, oggi pentito, che ha parlato del ruolo avuto dai fratelli Luigi e Marco, nei primi verbali resi davanti alla Dda di Catanzaro. Nel corso dell’udienza odierna, svoltasi in Corte d’Assise di Cosenza, la Dda di Catanzaro, rappresentata dal pm Vito Valerio, e le difese hanno escusso proprio Adolfo Foggetti. L’attuale collaboratore di giustizia ha riferito sull’omicidio di Luca Bruni in tante circostanze e anche stavolta è stato chiamato a ricostruire la dinamica dell’evento omicidiario commissionato sia dal clan Rango-zingari sia dal gruppo degli italiani, nella persona del boss, Francesco Patitucci, prima condannato a 30 anni, poi assolto in Appello, ma ora indagato per corruzione in atti giudiziari per aver comprato la sentenza emessa dal presidente Marco Petrini, magistrato che ha accusato pure gli avvocati Marcello Manna e Luigi Gullo, difensori di Patitucci. Adolfo Foggetti, durante il controesame, è stato duramente incalzato dalle domande degli avvocati Paolo Pisani, Cesare Badolato e Antonio Quintieri, difensori di Marco e Luigi Abbruzzese.

Il testimone, imputato di reato connesso (ma già giudicato in via definitiva nel processo svoltosi con il rito abbreviato, conclusosi con 33 condanne su 35), ha inquadrato la caratura dei “Banana”, come una famiglia ben organizzata nello spaccio di sostanze stupefacenti. “Gli Abbruzzese sono i numeri uno nello spaccio di eroina e cocaina”. Adolfo Foggetti si accorge della loro potenza quando esce dal carcere, ovvero dopo il 2010, apprendendo che ormai comandavano loro. E parla di tutti i fratelli. In un processo di mafia, dove si parla di omicidi, i dettagli sono fondamentali e possono fare la differenza. Così, gli avvocati difensori hanno insistito più volte affinché Foggetti proponesse una ricostruzione più chiara degli eventi e soprattutto sulla partecipazione o meno dei soggetti coinvolti. È emerso infatti che Daniele Lamanna e il “Biondo”, erano intenzionati ad ammazzare ben prima Luca Bruni, uscito di carcere in prossimità del Natale 2011. I due tentativi sarebbero stati organizzati, ma non eseguiti, sia in via Panebianco sia a Sant’Agostino. Nel commando doveva esserci anche Marco Abbruzzese. Poi non se ne fece nulla. Lamanna e Foggetti dunque attesero il 3 gennaio del 2012. “L’appuntamento era al Cigar Bar, Luca parcheggiò la sua auto e salì con noi”. Come fu dato questo appuntamento non si è capito, visto che le difese hanno dibattuto molto sulla questione, ma Foggetti ha spiegato che era quasi una consuetudine vedersi in quel posto, che Luca Bruni sapeva essere frequentato dai suoi “amici”. La vittima, convinta di dover incontrare i latitanti Ettore Lanzino e Franco Presta, accettò di andare con loro due.

Arrivati sopra Orto Matera, Lamanna esplose i colpi mortali. Poco dopo arrivarono, secondo quanto dice Foggetti, Maurizio Rango ed Ettore Sottile, il quale “aveva la zappa in mano”. Poi, “io e Daniele Lamanna ce ne siamo andati”. La ricostruzione non ha convinto il collegio difensivo che ha fatto richiesta di sentire in aula, Maurizio Rango, condannato all’ergastolo in via definitiva e al 41bis da otto anni. Il pm, Vito Valerio si è opposto. Infine, il collegio giudicante (presieduto dal presidente Paola Lucente; giudice a latere, Marco Bilotta), previo il consenso delle parti, ha acquisito i verbali di Luciano Impieri e Luca Pellicori, entrambi collaboratori di giustizia. Il processo è stato rinviato al prossimo 9 settembre.

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