mercoledì,Maggio 15 2024

Omicidio a Cosenza, cosa sappiamo finora del delitto di Rocco Gioffrè | VIDEO

La versione fornita da Tiziana Mirabelli sembra non convincere né gli investigatori né gli inquirenti. Tante cose sono ancora da chiarire. Si cerca l'arma usata dalla donna

Omicidio a Cosenza, cosa sappiamo finora del delitto di Rocco Gioffrè | VIDEO

Rocco Gioffrè è stato ucciso davvero il 14 febbraio 2023? Tiziana Mirabelli ha raccontato tutta la verità alla procura di Cosenza? Questi e tanti altri sono gli interrogativi che la procura di Cosenza si appresta a chiarire. L’indagine si annuncia molto complessa per una serie di motivi. Ad oggi poche cose sono certe, tante altre dovranno essere ancora verificate. Parliamo di un omicidio efferato, tra i più cruenti degli ultimi quindici anni a Cosenza, se escludiamo quelli di stampo mafioso.

I primi risultati dell’autopsia parlano di 37 coltellate. Così è stato ucciso l’anziano di 75 anni, originario di San Fili. Il corpo, nascosto da Tiziana Mirabelli in una stanza del suo appartamento di via Montegrappa, presenta numerose ferite profonde. Sia all’altezza delle spalle che del torace. Alcune invece sono sulla nuca e sulla schiena.

Omicidio a Cosenza, si cerca l’arma del delitto

Il lavoro dei consulenti medico-legali Silvio Berardo Cavalcanti e Vannio Vercillo sarà lungo e tortuoso. Dovranno infatti stabilire l’orario e il giorno esatto della morte, quali e quanti sono le ferite profonde che possono aver determinato il decesso e soprattutto verificare la compatibilità delle lesioni riportate da Tiziana Mirabelli a difesa della presunta aggressione che la donna ha detto di aver subito. Inoltre, c’è da individuare il tipo di coltello utilizzato da Mirabelli per uccidere Rocco Gioffrè. Un coltello da cucina, un pugnale o altro? Tutto ancora da vedere.

Rispetto alla dichiarazione resa ai carabinieri, al pm Maria Luigia D’Andrea, che sta coordinando le indagini insieme al procuratore capo Mario Spagnuolo, la confessione di Tiziana Mirabelli, alla luce delle prime risultanze autoptiche, sembra essere meno credibile per varie ragioni, a cominciare dalle 37 coltellate che dimostrano come abbia infierito sul povero anziano di 75 anni, probabilmente anche quando era già deceduto. Poi tra i non detti c’è anche l’ipotesi che possa aver avuto un complice durante o dopo il delitto di Rocco Gioffrè.

Risalire al movente

Ad oggi dunque non c’è un movente chiaro. Quello potrà essere configurato una volta acquisiti ulteriori elementi d’indagine. L’unica pista sul tavolo degli inquirenti è quella raccontata da Tiziana Mirabelli sia ai militari dell’Arma di Cosenza che davanti al gip Alfredo Cosenza. La donna ha specificato infatti di aver pugnalato Rocco Gioffrè dopo che l’anziano aveva provato ad avere un rapporto sessuale, cosa che l’indagata ha dichiarato di non aver accettato. Qui sarebbe nata la colluttazione, con il conseguente ferimento mortale del 75enne.

La famiglia di Rocco Gioffrè ha riferito ad alcuni media nazionali che tra l’indagata e la vittima c’era una relazione. Mirabelli ha smentito questa circostanza, parlando invece di un atteggiamento morboso nei suoi confronti che sarebbe provato, a suo dire, dai messaggi inviati dall’anziano all’omicida tramite le applicazioni di messaggistica Messenger e Whatsapp. A tal proposito, la difesa dell’indagata ha fatto acquisire il cellulare della sua assistita che sarà aperto lunedì prossimo da un ingegnere informatico.

Microspie e cassaforte: cosa c’è di vero?

Tiziana Mirabelli ha anche fornito un’indicazione circa alcune microspie, con relativa card memory Sd, che avrebbe conservato in una scatola dopo aver capito che la vittima la spiava. Sono tutte circostanze da dimostrare e provare. E si potrà avere conferma o meno di ciò solo attraverso un’intensa attività investigativa. Da chiarire anche se all’interno della cassaforte di Rocco Gioffrè ci fossero davvero soldi in contanti e di chi sono le tracce di sangue rinvenute nei pressi della cassetta di sicurezza.

Infine, quali rapporti avevano Tiziana Mirabelli e le figlie di Rocco Gioffrè? Le parti offese hanno evidenziato come ci fosse una frequentazione assidua, non ultimo un incontro a casa di una delle due donne strette congiunte della vittima, dove l’indagata si sarebbe fatta una tinta. In realtà, questo episodio non sarebbe avvenuto il giorno prima della confessione ma probabilmente qualche giorno dopo l’omicidio.

Una delle due figlie a casa di Tiziana Mirabelli

Sabato 19 febbraio, secondo quanto si apprende, una delle due figlie di Rocco Gioffrè sarebbe andata a casa di Mirabelli per prendere un paio di scarpe ed è lì che avrebbe notato le lesioni alle dita delle due mani dell’assassina. Sempre sabato scorso, trapela un’altra indicazione circa i comportamenti assunti dalla donna, ovvero che fosse andata dai carabinieri a riferire che Rocco Gioffrè era in pericolo di vita.

Articoli correlati