“Gentleman 2”, come la Dda di Catanzaro è riuscita a “bucare” i cellulari dei cassanesi
La svolta investigativa arriva dopo la cattura di Luigi Abbruzzese. Gli indagati utilizzavano due sistemi di comunicazione, in seguito captati dalle forze dell'ordine
Mai come in questa indagine l’uso della tecnologia si è rivelata fondamentale per individuare le condotte dei presunti narcotrafficanti di Cassano Ionio e non solo. Il tutto nasce dopo la cattura di Luigi Abbruzzese, latitante fino al 2018, figlio di “Dentuzzo“, boss indiscusso degli “zingari” della Sibaritide. La Squadra Mobile di Cosenza lo bracca in un appartamento, ritenendo che il “reggente” del clan abbia trascorso un periodo in Germania, sostenuto evidentemente da una cerchia di “favoreggiatori”. Da qui comincia un’altra indagine che la Dda di Catanzaro affida al GICO della Finanza di Catanzaro e allo Scico della Polizia, ipotizzando che i viaggi in terra tedesca fossero in realtà un modo per allacciare rapporti illeciti nel traffico di droga. Canali di approvvigionamento che gli Abbruzzese e i Forastefano, più in generale, avrebbero avviato per far arrivare in provincia di Cosenza fiumi di cocaina dal Sud America.
“Bucare” i cellulari dei cassanesi, lavoro investigativo in sinergia
Una volta cerchiati di rosso i plenipotenziari narcotrafficanti, subentrò un problema non da poco: come “bucare” i cellulari crittografati dei cassanesi e dei “broker“. A questo, però, ci ha pensato l’autorità franco-olandese con l’acquisizione dei risultati delle chat frutto di un lavoro investigativo di alto livello che ha permesso alla Dda di Catanzaro di scoperchiare le rotte del narcotraffico tra Cassano Ionio, la Germania, la Nuova Guinea, la Colombia e il Messico. Tutto ciò dopo riunioni e incontri tra investigatori e inquirenti che hanno rafforzato l’idea secondo la quale gli Abbruzzese e i Forastefano avevano deciso di puntare in alto, allargando i confini. Questo però non è passato inosservato agli occhi attenti degli “007” italiani che in collaborazione con l’Europol sono riusciti a captare ed estrapolare i contenuti dei messaggi telematici conservati nei server di una società di Roubaix, in Francia.
Auto bonificate prima di “parlare”
In buona sostanza, dapprima la piattaforma utilizzata dai presunti narcotrafficanti era “Encrochat“, quella scelta in un secondo momento si chiama “Sky-Ecc” di SkyGlobal. Chat oggetto di sequestri che la giurisprudenza italiana, grazie alla Cassazione (sesta sezione penale), ritiene di piena legittimità, in quanto acquisibili in un procedimento penale. «I messaggi di posta elettronica memorizzati nelle cartelle dell’account o nel computer del mittente ovvero del destinatario, costituiscono meri documenti informatici intesi in senso “statico“, dunque acquisibili ai sensi dell’art. 234 del codice di procedura penale, dovendo escludere che si possa parlare di documentazione relativa a “flussi informatici”». L’opera intercettiva, sottolineano i magistrati antimafia di Catanzaro, non è stata per nulla semplice in quanto gli indagati, nonostante pensavano di essere al riparo da eventuali captazioni, bonificavano di continuo le auto, prima di intraprendere le conversazioni “illecite”.