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Fiore: «Cosenza, serve cuore e passione. Basta pensare solo da imprenditori»

L’ultimo numero dieci del Cosenza 1914 Stefano Fiore sottolinea: «Sbagliata l’equazione “spendo-vinco”, ma al presidente Guarascio è sempre mancata la programmazione». Stefano Fiore è stato il primo ds a conoscere Gurascio da vicino. Il loro fu un rapporto tormentato per le ambizioni dell’ex Nazionale che si scontravano con il modus operandi del patron. Lunedì sera

Fiore: «Cosenza, serve cuore e passione. Basta pensare solo da imprenditori»

L’ultimo numero dieci del Cosenza 1914 Stefano Fiore sottolinea: «Sbagliata l’equazione “spendo-vinco”, ma al presidente Guarascio è sempre mancata la programmazione».

Stefano Fiore è stato il primo ds a conoscere Gurascio da vicino. Il loro fu un rapporto tormentato per le ambizioni dell’ex Nazionale che si scontravano con il modus operandi del patron. Lunedì sera l’ultimo numero 10 del 1914 è intervenuto telefonicamente durante la trasmissione “101esimo minuto del lunedì” in onda su Radio Cosenza Nord. «Da affezionato, da tifoso, da cosentino, da ex direttore ovviamente seguo le sorti dei Lupi e per quanto sia complicato farmi un’idea chiara, sono un po’ preoccupato – ha detto – E’ da qualche stagione che i rossoblù devono compiere questo benedetto salto di qualità, ma anziché andare avanti si è fatto qualche passo indietro. Ciò mi lascia molti dubbi sul futuro».

Fiore conosce meglio di chiunque altro il Guarascio-pensiero. «Il fatto che operi da solo per certi versi è un bene. Il presidente, quando c’ero io, si affacciava in un mondo sconosciuto e quindi all’epoca gli erano permesse e perdonate tante cose in quanto neofita. Era già difficile e ragionare con un solo interlocutore, peggio sarebbe stato con più di uno nonostante si fosse potuto trarre beneficio economico. Ne avrebbe risentito la programmazione perché non è facile viaggiare tutti sempre sulla stessa lunghezza d’onda e condividere all’unisono un’idea. Da questo punto di vista il Guarascio-accentratore può andare bene».

L’altra faccia della medaglia, tuttavia, è quella che sta condizionando i giudizi della piazza. «Gli mancano nonostante la gavetta – continua Fiore – quel pizzico di sana follia e di passione. Nel calcio non si può essere soltanto imprenditori e guardare esclusivamente al bilancio, ma serve un po’ di cuore. Se prima le basse presenze allo stadio erano giustificate dalla Serie D, nel calcio professionistico non è normale. L’inversione di tendenza però va di pari passo con lo spettacolo che la squadra offre, a prescindere dal risultato sportivo che talvolta non è in linea con quanto offerto in campo. Il Cosenza non diverte il pubblico da tanto tempo».

Chiusura dedicata al capitolo investimenti. «Nel calcio un’equazione inesatta è “spendo-vinco”, l’esempio è il Benevento che però ha raggiunto un obiettivo. Al Cosenza e al presidente Guarascio è sempre mancata la programmazione – taglia corto Fiore – Quando parlavo con lui dicevo di fare riferimento ad altre situazioni perché prima o poi saremmo usciti dal dilettantismo. Non lo abbiamo fatto fisicamente vincendo il campionato, ma grazie ai meriti accumulati nei primi due tornei di D. Bisognava far tesoro dei consigli: se non hai delle basi e un centro sportivo, si possono anche spendere 5-6 milioni e vincere, ma lo si fa in maniera fine a se stessa. Si vive una favola perché magari gira tutto bene, poi però ti accorgi di non aver costruito nulla di solido. Il Cosenza e Cosenza hanno bisogno di altro».

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