sabato,Maggio 18 2024

Omicidio Taranto, consulenti in contrasto: procura presenta nuova perizia

Riprende il processo sull'omicidio Taranto. In aula emergono le pesanti contraddizioni tra le perizie di Aldo Barbaro e Vincenzo Mancino.

Omicidio Taranto, consulenti in contrasto: procura presenta nuova perizia

Udienza movimentata in Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro, dove oggi è andato di scena il processo sulla morte di Antonio Taranto, ucciso a fine marzo del 2015 nel quartiere popolare di via Popilia a Cosenza. Una notte di sangue, che portò via un ragazzo di appena 25 anni, caduto sotto i colpi di chi quella sera aveva deciso di impugnare una pistola per regolare i conti all’interno del gruppo criminale di appartenenza. (LEGGI QUI).

Secondo la procura di Cosenza ad uccidere Antonio Taranto sarebbe stato Domenico Mignolo, intraneo alla cosca “Rango-zingari”, come sancito dalla sentenza della Corte di Cassazione, emessa nel 2019 col rito abbreviato (LEGGI QUI). Ma è stata la stessa Cassazione a far emergere più di una contraddizione processuale a carico dello stesso imputato odierno, derivante dalla reale dinamica dell’omicidio. Vale a dire, gli ermellini hanno chiesto alla nuova sezione della Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro di motivare meglio la parte balistica del processo e sanando le pesanti inesattezze emerse durante i giudizi di primo e secondo grado.

Nella prima udienza del secondo processo d’appello, l’ex presidente della seconda sezione penale Marco Petrini, oggi sospeso dalla magistratura e imputato nel processo “Genesi” per vari reati di presunta corruzione in atti giudiziari (LEGGI QUI), aveva rigettato la richiesta della procura generale, rappresentata dal sostituto procuratore generale di Catanzaro, Raffaella Sforza, di risentire alcuni collaboratori di giustizia che avevano parlato dell’omicidio di Antonio Taranto. Poi il nuovo collegio giudicante, formatosi all’indomani dell’arresto di Petrini, e composto dai giudici Fabrizio Cosentino e Domenico Commodaro, ha affidato al perito Aldo Barbaro il compito di stilare una nuova perizia balistica.

Cosa dice la perizia di Aldo Barbaro sull’omicidio di Antonio Taranto

Il perito Aldo Barbaro, nelle 66 pagine di consulenza depositate nel processo in corso di svolgimento a Catanzaro, ha affermato che lo sparatore non si trovava sul balcone, escludendo in parole povere la presenza di Domenico Mignolo (difeso dagli avvocati Filippo Cinnante e Andrea Sarro) sul balcone di casa sua, avendo in mano un’arma da fuoco.

Nella parte finale della perizia, Barbaro ha evidenziato che «dal balcone in uso al sign. Mignolo, posizionato al terzo piano della seconda “filiera” di edifici contrassegnati» con il numero civico di riferimento «non è visibile il portone d’ingresso contrassegnato» con il numero civico «davanti al quale si trovava Antonio Taranto all’atto del suo ferimento mortale». Secondo Barbaro, infatti, «la visibilità era impedita dalla presenza di un albero con abbondante chioma, posizionata di fronte al balcone suddetto».

Secondo il perito è certo che Taranto si trovasse «nelle vicinanze» del portone d’ingresso «dove si è rifugiato subito dopo essere stato colpito». Ma «utilizzando un puntatore laser ed un manichino avente la stessa statura della vittima è stato accertato che la distanza tra il dorso del Taranto ed il balcone suddetto ammonta a circa 30 metri lineari; il rilevamento suddetto è stato eseguito con estrema difficoltà a causa dell’abbondante vegetazione interposta». E quindi, ritiene Barbaro, che «qualora il colpo fosse stato esploso dall’alto (balcone) verso il basso (vittima) la traiettoria seguita dal proiettile sarebbe stata anche essa diretta dall’alto verso il basso».

Queste motivazioni, dunque, vanno in netto contrasto con la perizia firmata all’epoca dall’ingegnere Vincenzo Mancino, al quale la procura generale ha chiesto di presentare, cosa che ha fatto, una nuova consulenza balistica che, di fatto, smentisce quella di Barbaro. Un bel grattacapo per la Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro che, tuttavia, nell’udienza del 20 novembre prossimo ascolterà il perito Mancino, come richiesto e ottenuto dalla procura generale di Catanzaro.

Cosa dice la nuova perizia di Mancino

L’ingegnere Mancino ha spiegato che «è stato ampiamente chiarito che vi è stato un errore di scrittura relativamente alla posizione del piano in cui è sito l’appartamento del Sig. Mignolo; il perito della Corte cerca di dimostrare che non vi è visibilità fra il balcone del Sig. Mignolo e l’ingresso del civico» di riferimento «portando a dimostrazione una foto che non dimostra nulla, ma confonde solo la realtà». Secondo Mancino, infatti, «la stessa non è stata scattata né posizionandosi dal balcone del Sig. Mignolo, né dalla zona antistante il civico» di riferimento «per come doveva essere, quindi per dimostrare se vi fosse o meno visibilità fra i due punti».

Per il consulente della procura generale di Catanzaro, inoltre, «è stato dimostrato che la scalfittura è stata provocata da un proiettile avente direzione alta-bassa. Si ritiene opportuno precisare che in merito il perito della Corte non esegue nessun accertamento ma si limita a dire che si associa a quanto scritto dai C.T.P. Lopez, il cui risultato era stato in precedenza inficiato» e infine «appare chiaro che se il detto albero era privo di folta “chioma”, ossia l’elemento ostativo, che i due bossoli possono essere stati lanciati dal balcone del Sig. Mignolo e caduti al suolo». Le parti civili, che oggi hanno sostenuto la procura generale di Catanzaro nel richiedere l’audizione del perito Mancino, sono rappresentate dagli avvocati Mariarosa Bugliari, Angela D’Elia e Francesco Tomeo.

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