mercoledì,Maggio 15 2024

Omicidio Ruffolo, nuovi sviluppi sulla posizione di Massimiliano D’Elia

La Cassazione ha accolto parzialmente l’ultimo ricorso presentato da Massimiliano D’Elia. La difesa aveva chiesto gli arresti domiciliari.

Omicidio Ruffolo, nuovi sviluppi sulla posizione di Massimiliano D’Elia

Il tribunale del Riesame di Catanzaro sarà chiamato nuovamente ad esprimersi sul ricorso presentato mesi fa dalla difesa di Massimiliano D’Elia, presunto autore dell’omicidio di Giuseppe Ruffolo, per il quale è stato condannato in primo grado a 28 anni e 6 mesi dalla Corte d’Assise di Cosenza. (LEGGI QUI LE MOTIVAZIONI DELLA CONDANNA)

La questione, posta davanti alla Suprema Corte di Cassazione, lo scorso 14 maggio, dall’avvocato Fiorella Bozzarello, riguarda la possibilità che l’imputato possa andare ai domiciliari nonostante la grave imputazione che, tuttavia, non è circoscritta al 416 bis, ovvero un omicidio maturato dentro la cosca richiamata nelle carte dell’inchiesta, ma al contrario un delitto che avrebbe agevolato il clan “Lanzino-Patitucci”. In questo caso, infatti, l’accusa è quella del 416 bis.1, ossia l’ex aggravante mafiosa. Questo presuppone dunque una presunzione relativa e non assoluta, che potrebbe permettere a Massimiliano D’Elia, di uscire dal carcere in attesa degli altri due gradi di giudizio, relativamente all’omicidio per il quale è stato ritenuto responsabile.

Perché la Cassazione ha accolto (parzialmente) il ricorso di Massimiliano D’Elia

La Cassazione, annullando con rinvio l’ordinanza del tribunale del Riesame di Catanzaro, ha accolto il secondo motivo del ricorso, rigettando invece il primo, dove la tesi difensiva tentava di dimostrare come la figlia dell’imputato avesse bisogno di una figura genitoriale, in quanto vive attualmente con i nonni paterni. Gli ermellini sul punto non hanno riscontrato «una condizione di “assoluta impossibilità” per la madre di prestare assistenza».

Per quanto riguarda il secondo punto dell’istanza difensiva, la prima sezione penale ha scritto che «il Collegio rileva che l’atto di impugnazione conteneva doglianze anche in rapporto al tema della permanenza delle esigenze cautelari e della adeguatezza della misura in atto. Tali doglianze non sono state esaminate nella decisione del Tribunale, incentrata esclusivamente sui profili di cui all’art.275 co.4 cod.proc.pen., né è evincibile una forma di motivazione implicita. Ciò comporta la rilevazione del vizio di omessa trattazione di un motivo di appello, da cui deriva la incompletezza della motivazione dell’ordinanza impugnata». La palla passa dunque al Riesame di Catanzaro, che dovrà rivalutare il ricorso di Massimiliano D’Elia circa la possibilità di uscire dal carcere.

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