martedì,Dicembre 3 2024

Il Riesame annulla la misura interdittiva a Maximiliano Granata. Può tornare a ricoprire la carica di presidente

Il caso giudiziario che vede coinvolto Maximiliano Granata arriva al giro di boa. Il tribunale del Riesame di Catanzaro, seguendo le indicazioni della Suprema Corte di Cassazione, ha accolto la richiesta di revoca della misura interdittiva, smontando – cosa che prima non aveva fatto – il quadro accusatorio e ridimensionando sensibilmente le dichiarazioni rese dai

Il Riesame annulla la misura interdittiva a Maximiliano Granata. Può tornare a ricoprire la carica di presidente

Il caso giudiziario che vede coinvolto Maximiliano Granata arriva al giro di boa. Il tribunale del Riesame di Catanzaro, seguendo le indicazioni della Suprema Corte di Cassazione, ha accolto la richiesta di revoca della misura interdittiva, smontando – cosa che prima non aveva fatto – il quadro accusatorio e ridimensionando sensibilmente le dichiarazioni rese dai testimoni sentiti dalla Guardia di Finanza, nonché le intercettazioni telefoniche che già la Cassazione aveva ritenuto inutilizzabili ai fini della verifica della responsabilità penale del presidente del Consorzio “Valle Crati” che può ritornare a ricoprire la prima carica. 

Passa la linea dunque dei due avvocati difensori, Gianluca Garritano e Angelo Pugliese, che avevano evidenziato – sin dal primo Riesame – quelle condotte lecite e non contrari alla legge, di Granata accusato dei reati di corruzione e abuso d’ufficio.

Perché il Riesame ritorna sui propri passi? Le motivazioni sono state illustrate nel provvedimento di 8 pagine, notificato nelle scorse ore all’indagato.

La seconda sezione penale del tribunale di Catanzaro doveva valutare se Granata avesse dato ordini agli operatori ecologici di Valle Crati, pulendo un parcheggio comunale – come effettivamente da lui indicato all’ingegnere Abenante – o un’area privata dell’Eden Park, quindi favorendo il suo proprietario Francesco Gallo in cambio – come sostiene la procura di Cosenza – di voti per l’elezione comunale in qualità di consigliere del fratello Vincenzo Granata, oggi in Consiglio a sostegno del sindaco Mario Occhiuto.

La visione d’insieme dei giudici oggi dopo la sentenza della Cassazione è diversa e soprattutto molto più precisa, anche quando analizza tutte le intercettazioni telefoniche, che in origine erano state in parte omissate, motivo per il quale gli avvocati di Maximiliano Granata si erano opposti, chiedendone l’inutilizzabilità ai fini di emettere la misura interdittiva disposta dal gip del tribunale di Cosenza Giuseppe Greco.

In concreto, il Riesame ritiene che «in relazione al nuovo esame sollecitato dalla Corte di Cassazione si rende necessario, per un profilo, segnalare che l’originario compendio indiziario non ha ricevuto ulteriore sopravvenuto arricchimento e, per un altro profilo, che la produzione, da parte del pubblico ministero, di “copia dei decreti autorizzativi e di proroga delle intercettazioni telefoniche, delle previe richieste del pm e delle relative note di pg”, non può comportare, come richiesto dallo stesso pubblico ministero, la utilizzabilità delle conversazioni telefoniche e ciò per le seguenti considerazioni: in primo luogo, la Cassazione ha “l’espunzione” dal nuovo esame, delle intercettazioni telefoniche inutilizzabili; in secondo luogo, la Suprema Corte ha chiarito che la valutazione in ordine alla gravità indiziaria deve essere condotta, ricorrendo al cosiddetto criterio di resistenza, sulla base delle risultanze residue o sopravvenute; in terzo luogo», scrive il Riesame «i decreti autorizzativi erano stati depositati al pm all’udienza in Camera di Consiglio a norma dell’articolo 309, comma 9, c. p. p., mentre nella fattispecie in esame non si è avuta analoga produzione nell’udienza di trattazione del gravame».

LE DICHIARAZIONI TESTIMONIALI. Per i giudici gli operai di Ecologia Oggi hanno ricevuto disposizione di effettuare «e hanno effettivamente effettuato lavori di spaiamento all’interno dell’area privata» di Francesco Gallo, così come si evince dal verbale del 7 luglio 2016 quando viene sentito il testimone Fabio Algieri, il quale disse che «fui avvisato dall’ing. Abenante di recarmi in località Colle Mussano di Cosenza… mi fu ordinato di eseguire lavori di spaiamento dal cimitero di Cosenza fino al locale denominato Eden Park», dove si presentò Gallo che indicò agli operai di pulire per i successivi 500 metri, all’interno della struttura ricettiva», aggiungendo che «per mera dimenticanza non ho riportato i dati relativi ai lavori eseguiti a Colle Mussano presso l’Eden Park». Dichiarazioni analoghe sono state messe a verbale il 5 luglio 2016 da un altro dipendente di Ecologia Oggi, Francesco Principe, che disse di aver ricevuto gli ordini da Abenante.

Nessun riferimento a Maximiliano Granata, salvo poi trovarlo nelle stesse dichiarazioni di Abenante, il quale disse di aver ricevuto una telefonata del presidente del Consorzio “Valle Crati”: «Il presidente ha chiarito nella medesima telefonata – ha detto l’ingegnere – che il parcheggio era comunale, pertanto io ho inviato gli operai con la spazzatrice», spiegando poi che «non ho provveduto ad accertare personalmente se lo spazio oggetto dell’intervento fosse pubblico o privato…».

Insomma, il Riesame conclude così: «Le risultanze investigative non chiariscono se nella località Colle Mussano sia o meno presente un parcheggio che, sebbene comunale, è utilizzato (solo o anche) dall’Eden Park. In altri termini, dalle dichiarazioni rese da Francesco Abenante, non è possibile poter desumere se la richiesta di intervento avanzata da Granata all’ingnegnere Abenante riguardasse la pulizia di area, destinata a parcheggio, di natura privata».

L’ultimo paragrafo mette fine, almeno per ora, ad ogni illazione sui comportamenti di Maximiliano Granata: «Le superiori considerazioni conducono, ad avviso del collegio, ad escludere, allo stato, la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza a carico di Granata Maximiliano, in ordine sia al delitto di abuso d’ufficio, nonché, e a maggior ragione, de delitto di corruzione per atto contrario ai propri doveri di ufficio». (Antonio Alizzi)

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