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Di Giannatale: «Il Cosenza, il Pescara e quel gol al 96′ da cui nacque la lavagnetta»

Dario Di Giannatale arrivò al San Vito con un curriculum di tutto rispetto dopo essere stato inseguito al lungo dal club, ma quel Cosenza attraversò improvvisamente una bufera autunnale con l’esonero di Sonzogni e l’ingaggio di De Vecchi. Per lui gli spazi si ridussero ad un lumicino e la società a gennaio lo mandò a

Di Giannatale: «Il Cosenza, il Pescara e quel gol al 96′ da cui nacque la lavagnetta»

Dario Di Giannatale arrivò al San Vito con un curriculum di tutto rispetto dopo essere stato inseguito al lungo dal club, ma quel Cosenza attraversò improvvisamente una bufera autunnale con l’esonero di Sonzogni e l’ingaggio di De Vecchi. Per lui gli spazi si ridussero ad un lumicino e la società a gennaio lo mandò a Crotone. Ad ogni modo, nell’estate del 1998 il presidente Pagliuso portò in città una seconda punta rapida e sgusciante, alla soglia dei 30 anni, che nei quattro campionati precedenti giocò praticamente sempre con la maglia del Pescara. Ma oltre ad essere un doppio ex, l’attaccante resta impresso nell’immaginario collettivo come l’uomo che spinsela Lega a introdurre la segnalazione luminosa del recupero… ovviamente a discapito dei Lupi. Quel match di disputò all’Adriatico nel 1996 e per tanti torna sempre di grande attualità quando si incassa gol oltre il consentito. 

Di Giannatale, ricorda quella rete? Il Cosenza vinceva 1-0, lei segnò dopo sei minuti di recupero. All’epoca l’arbitro non aveva il dovere di indicare la segnalazione.
«Ricordo perfettamente quei frangenti. Era una partita già persa per noi. Trovai una zampata in area di rigore a margine di una palla spiovente. Fu davvero una liberazione. Il Cosenza giocò meglio, noi eravamo messi malissimo e finire ko avrebbe portato a delle conseguenze».

Sapeva che a Cosenza lei è ricordato, oltre per la sua parentesi in rossoblù, per quel particolare a cui (sospirando) spesso si fa riferimento in città?
«Certo. I tifosi, sempre bonariamente e riconoscendo la mia professionalità, mi parlarono subito di quella rete e di come avesse generato l’introduzione della lavagnetta luminosa».

Quando frequentava l’Adriatico, Di Giannatale fu accostato più volte al Cosenza. Al presidente Pagliuso piaceva tanto, poi solo 6 mesi…
«Ero a conoscenza dell’interesse e della stima nei miei confronti, ma io sono di Giulianova, un paese a 25 km da Pescara. Giocare vicino casa rappresentava una vera comodità fin quando lì non si esaurì il mio ciclo. Sonzogni mi fece una corte spietata e accettai il trasferimento. Trovai in organico Tatti e Jabov, che doveva fungere da punta centrale. Alla fine, però, toccò a me e a Tomaso in attesa che lui si ambientasse». 

Domenica è in programma Cosenza-Pescara, lei ne ha disputati tanti. Uno anche con la maglia rossoblù. Fu un disastro, quell’1-5 che segnò l’esonero di Sonzogni…
«Di quella gara non ho ricordi nitidi, ma una volta esonerato Sonzogni io e Scaringella, gli uomini legati a lui, fummo messi da parte. De Vecchi mi spinse ad andarmene al Crotone nonostante avessi dato il mio contributo segnando al Monza e al Ravenna. Mi dispiace non aver inciso di più, ma non ne ho avuto l’opportunità».

Come è cambiata la Serie B in vent’anni?
«Il livello tecnico si è abbassato tantissimo. Il fatto che vi siano incentivi sugli under non è condivisibile: ai miei tempi giocavi se eri bravo, non per la carta di identità».

Di Giannatale, lei era una classica seconda punta. Oggi ritiene che l’avrebbero dirottata su una fascia?
«Con Delio Rossi feci anche l’esterno, ma non mi piaceva fare la fascia. Ho avuto la fortuna di comporre degli invidiabili tandem con Pisano, Giampaolo, Artistico e Carnevale: tutta gente da A che primeggiava in B».

Ha qualche aneddoto particolare che la lega a Cosenza?
«Certo che sì. Il viaggio di andata fu interminabile. All’epoca non avevo telefonino e non esistevano i navigatori satellitari. Mi persi un paio di volte prima di arrivare, del resto non ero mai stato in Calabria. Per disperazione mi fermavo per strada a chiedere indicazioni e a chiamare dalle cabine».

E di Sonzogni che dice?
«Che ci faceva sostenere l’allenamento la mattina presto nonostante un freddo incredibile. Pretendeva di dirigerlo a secco, non voleva facessimo stretching e quindi eravamo costretti a farlo di nascosto in bagno. L’altro giorno ho rivisto Nello Parisi, allena gli Allievi della Roma. Io sono il vice di Epifani al Pineto, in Serie D: abbiamo fatto un’amichevole benefica. E’ stato bello e nostalgico parlare dei vecchi tempi andati».

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