Da Cosenza a Cassano, i soldi da recuperare per la vendita di cocaina ed eroina
Disputa per un debito oscillante tra i 26-29mila euro. E c'è chi pretendeva che uno "zingaro" cosentino vendesse la sua auto
Non solo il pedinamento e il punto di osservazione, ma anche la possibilità di ascoltare ciò che si dicevano. L’incontro avvenuto nel 2018 davanti al tribunale di Cosenza, tra gli “zingari” cosentini e quelli di Cassano Ionio, conferma i versamenti di denaro nelle casse della cosca della Piana di Sibari. Le intercettazioni, in tal senso, lasciano pochi dubbi circa la finalità del “summit“, a pochi passi da un luogo di legalità e giustizia.
La “riunione” mafiosa, voluta da Nicola Abbruzzese, alias “Semiasse”, avrebbe consentito ai “cugini” di rimpinguare la “bacinella” cassanese. Qui il “trojan” ha fatto la differenza, in quanto gli investigatori ritengono di aver percepito come in quei frangenti Luigi Abbruzzese stesse maneggiando banconote di grosso taglio tant’è che Francesco Abbruzzese, alias “Cicciotto”, disse: «Benedica! Sempre interi hai soldi tu!».
Nella conversazione, scrive la Dda, si sarebbe parlato anche di armi mentre Luigi Abbruzzese avviava il conteggio del denaro: «Otto, nove, dieci, undici, dodici, tredici, quattordici, quindici, sedici, diciassette, diciannove e venti…». Poi la disputa tra le somme rimanenti. I cosentini sostenevano che il debito era pari a 26mila euro, mentre i cassanesi affermavano che fosse di 29mila euro. Soldi che comprendevano, a dire degli indagati, anche le spese che il clan avrebbe dovuto sostenere per pagare le spese legali dei sodali detenuti in carcere.
La crisi “economica” tuttavia aveva destato allarme tra i due gruppi. Così si parlava di recuperare i soldi nel più breve tempo possibile e qui si eleva la figura di Gianluca Maestri, il presunto “reggente” del clan degli “zingari”, dopo gli arresti di “Testa di Serpente“, finito in carcere nell’operazione “Reset“. Nicola Abbruzzese, infatti, si sarebbe lamentato con lui del fatto che Antonio Abruzzese avrebbe dovuto estinguere in fretta il presunto debito una volta uscito dal carcere, anche a costo di vendere l’auto.