Prigioniero della malattia e della burocrazia, da Cetraro la storia di Leonardo
Costretto su una sedia a rotelle avrebbe bisogno di cure e assistenza immediata, ma gli assurdi ritardi degli uffici lo condannano alla solitudine
L’ennesima storia controversa di abbandono e solitudine arriva da Cetraro, dove vive Leonardo Spaccarotella, un uomo di 56 anni affetto da mielopatia e che da sei anni vive su una carrozzina in un piccolo appartamento alla periferia del paese. Leonardo sogna una vita normale, in cui la sua patologia non rappresenti un ostacolo insormontabile, né lo costringa all’emarginazione sociale. Ora ha deciso di raccontare la sua storia pubblicamente, nella speranza che qualcuno ascolti i suoi appelli e gli renda il suo personale calvario un po’ più sopportabile.
Un’esistenza travagliata
Leonardo, fino ai cinquant’anni, gestiva un bar e lavorava come pasticcere. Poi, dopo un’operazione che sembrava essere di routine, Leonardo non riesce più a muovere gli arti e i medici diagnosticano una mielopatia. La sua vita si stravolge dalla sera alla mattina e lui è costretto ad abituarsi a una nuova realtà, intrisa di solitudine e difficoltà. Leonardo vive da solo in un appartamento alla periferia di Cetraro e i contatti con l’esterno si riducono ai minimi termini.
Fortunatamente, di tanto in tanto, riceve la visita di una vicina e di sua sorella, che lo aiutano come possono, e dei figli Mattia e Manila quando solo liberi dagli impegni di studio, per il resto, se ha bisogno di qualcosa, deve pagare di tasca sua, persino chi gli prepara pranzo e cena. L’unico aiuto gratuito è l’invio di oss a domicilio per un totale di dieci ore al mese, servizio che elargisce una cooperativa grazie al progetto regionale Fna (Fondo per la Non Autosufficienza). Ma nemmeno questo è abbastanza, perché lui ha bisogno di assistenza a tutte le ore del giorno. Di uscire di casa non se ne parla nemmeno; per spostarsi dalla periferia di Cetraro alla zona marina, una manciata di chilometri, bisogna sborsare 50 euro. E poi, ancora, ci sono da pagare il cibo, le bollette, le visite mediche, potendo contare solo sulla pensione di invalidità e l’indennità di accompagnamento.
Le cure “negate”
I medici consigliano a Leonardo di sottoporsi a delle sedute di fisioterapia per rafforzare i muscoli e provare ad acquisire maggiore autonomia. Leonardo cerca, si informa, contatta la struttura riabilitativa “Gli angeli di Padre Pio” di San Giovanni Rotondo, perché lì, gli dicono i sanitari, le apparecchiature robotiche sono all’avanguardia. Le cure e l’alloggio in struttura per due mesi sono gratuiti perché paga la Regione Calabria, ma il trasporto per l’andata e il ritorno gli costa circa 1.200 euro. Per non perdere i benefici, Leonardo cerca una struttura anche in Calabria. Ce n’è solo una sola capace di garantirgli risultati simili, ma il percorso riabilitativo non prevede il pernottamento, quindi Leonardo dovrebbe viaggiare cinque o sei giorni a settimana. I costi, però, siano proibitivi: per l’affitto di un furgoncino con pedana occorrono 150 euro al giorno, per un viaggio in ambulanza la cifra si aggira sui 400.
La richiesta d’aiuto
Leonardo, stremato dalla solitudine e dalle spese esorbitanti, contatta l’associazione “Mamme indispensabili”, della presidente Stella Marcone, che si occupa di tutelare i diritti delle persone con disabilità. Marcone coinvolge anche il Garante regionale dei diritti delle persone con disabilità, Ernesto Siclari, e insieme effettuano un primo sopralluogo. La soluzione potrebbe essere l’attivazione del “Progetto individuale di vita”, che prevede aiuti personalizzati da fornire secondo le richieste e i desideri del richiedente. Siclari invia una richiesta ufficiale agli uffici dell’ambito territoriale Paola-Cetraro e la dottoressa Annalisa Apicella invia immediatamente i responsabili dei servizi sociali sul posto, che stilano una dettagliata relazione. Ma i tempi biblici della burocrazia rallentano l’iter e il lavoro degli uffici comunali e ad oggi, un mese e mezzo dopo la prima richiesta, il “Progetto di vita” non è ancora stato attivato. «Il protocollo – spiega la presidente Marcone – prevede che gli assistenti sociali del Comune organizzino la sua giornata da mattina a sera, garantendogli anche un po’ di compagnia. Ringrazio la dottoressa Apicella per la celerità, ma sappiamo che i tempi della burocrazia sono lunghi. Leonardo non può stare da solo, è abbandonato a sé stesso e ha bisogno di aiuto immediato. Pertanto – conclude – chiedo alle istituzioni che si stanno occupando di questa situazione di fare in modo che questo progetto venga attivato il più presto possibile».
- Tags
- cetraro