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I diktat, solitamente, non piacciono a nessuno. Men che meno in politica ed in un partito che per Dna si autodefinisce democratico ma poi cala dall’alto decisioni, candidati e strategie. Come le pressioni imposte dalla federazione provinciale di Cosenza – via Stasi-Iacucci-Bevacqua-Irto al Partito democratico di Corigliano Rossano perché sostenga la candidatura del sindaco uscente – da qualche settimana alla base dell’ennesima/ultima faida interna.
L’ordine di stampo militaresco – sulla base del ricatto del commissariamento del circolo qualora non avesse avallato – ha spaccato definitivamente in due il Pd ionico lungo la dicotomia Stasi sì-Stasi no, con la stragrande maggior parte del partito che sostanzialmente si è già disimpegnato.
Quella coscienza dem che ha ormai assunto i connotati della diaspora di massa – tranne il gruppetto di stasiani seduti al tavolo di centrosinistra guidati da Franco Pacenza – è probabile, a questo punto, che alle seconde elezioni amministrative della storia di Corigliano Rossano, sosterrà altre tesi.