martedì,Marzo 21 2023

Infanzia a rischio, Save the children fotografa le disuguaglianze: ecco i dati della provincia di Cosenza

Servizi scolastici inaccessibili e diritti negati: bambini e ragazzi pagano il prezzo più alto di un'Italia a due velocità. E la pandemia peggiora tutto

Infanzia a rischio, Save the children fotografa le disuguaglianze: ecco i dati della provincia di Cosenza

Il divario Nord-Sud investe anche i più piccoli: è questa la fotografia restituita dall’Atlante dell’infanzia a rischio pubblicato da Save the children, che mette in evidenza – tra le altre cose – le disparità che riguardano il sistema educativo di bambini e ragazzi nel nostro Paese.

Lo studio si intitola “Il futuro è già qui”, ma i dati che riguardano la nostra regione, e la provincia di Cosenza in particolare, non sono così confortanti. Perché anche il dato calabrese presenta delle significative differenze da territorio a territorio.

Tempo pieno e mensa

Un esempio su tutti: solo il 25% della popolazione in età scolare della nostra provincia ha la possibilità di fruire del tempo pieno. Un dato che in Calabria ci colloca a metà strada: meglio di Vibo Valentia e Reggio Calabria (dove le percentuali scendono rispettivamente al 17 e al 14%), ma molto peggio di Catanzaro e Crotone, che con il 42 e il 36,4% raggiungono una media superiore a quella nazionale, che si attesta al 36,3%.

Stessa situazione per quanto riguarda la mensa, dove le percentuali rivelano questa situazione: solo il 24% riesce ad accedere al servizio nella provincia di Cosenza, ben al di sotto di Catanzaro e Crotone dove si sale rispettivamente al 41 e al 42%. Poco meglio di Cosenza Vibo Valentia, con il 25%, mentre a Reggio Calabria si precipita al 13,5%.

Abbandono scolastico e calo dell’apprendimento

C’è poi il dato che riguarda l’abbandono scolastico. La fascia presa in considerazione, secondo gli indicatori europei, è quella dei ragazzi tra 18 e 24 anni che non studiano e non hanno concluso il ciclo di istruzione. In Calabria la percentuale è del 16,6%, ben al di sopra della media nazionale ferma al 13,1%. Stesso dato negativo quello che riguarda i giovani tra 18 e 29 anni che non studiano e non lavorano: a fronte di una media nazionale del 23,3% e di quella europea del 13,7%, la Calabria registra un 34,6%.

Tornando alle differenze tra province, vale la pena sottolineare il dato che riguarda il calo dell’apprendimento: secondo l’analisi di Save the children la percentuale di studenti al quinto anno di superiori che non hanno affrontato le prove Invalsi nell’anno scolastico 2020/2021 nel Cosentino è del 25%, tra le più alte a livello nazionale (basti pensare che a Trento, tanto per fare un esempio, il dato precipita all’1,3%). Si legge nel documento che proprio nelle zone già in difficoltà prima dell’avvento della pandemia la situazione si è di molto complicata e che in alcune «province del Mezzogiorno (come Avellino, Napoli o Cosenza con oltre il 40% di assenze) le scuole non sono riuscite ad organizzare lo svolgimento corretto delle prove, oppure molti studenti non sono stati adeguatamente coinvolti nella didattica durante l’anno e si sono autoesclusi».

Gli adolescenti i più colpiti dal lockdown

«I più colpiti dal lockdown sono stati gli adolescenti, la fascia tra i 14 e i 16 anni». La dichiarazione, contenuta nel report, è di Angelo Serio, coordinatore del “Punto luce” di Scalea, presidio territoriale di Save the children frequentato al 60% dai figli degli immigrati: pakistani, rumeni, maghrebini, africani. Un luogo, si legge, «dove avviene un prezioso lavoro di integrazione tra culture, di riconoscimento dell’altro, talvolta anche di argine a situazioni familiari di abbandono». Dei ragazzi che frequentano il centro, Serio dice: «Non ce la facevano più a stare a casa. Tanti volti nuovi si sono affacciati al nostro Punto luce anche solo per avere un luogo dove stare assieme a studiare, molti lo hanno fatto per sfuggire alla dipendenza dai videogiochi e delle chat».