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Le quattro società coinvolte nell’inchiesta nei confronti di Massimo Ferrero sono “Ellemme group s. r. l”, “Blu Cinematografica s. r. l.”, “Blu line S. r. l.” e Maestrale S. r. l.”, tutte poi dichiarate fallite dal tribunale di Paola. Il gip Rosamaria Mesiti, firmatario del provvedimento cautelare, ha esposto nel dettaglio le accuse contro il presidente dimissionario della Sampdoria e altre otto persone, tra cui il nipote Giorgio e la figlia Vanessa.
L’indagini della Guardia di Finanza di Cosenza hanno riguardato i reati di bancarotta fraudolenta documentale, bancarotta fraudolenta per distrazione, bancarotta impropria da reati societari (false comunicazioni sociali), bancarotta impropria per operazioni dolose e bancarotta semplice.
Massimo Ferrero indagato, cosa scrive il gip di Paola
«Dall’approfondita e complessa attività d’indagine svolta dalla Guardia di Finanza di Cosenza, emerge un quadro d’insieme particolarmente allarmante in relazione alle plurime e gravi condotte delittuose poste in essere dagli indagati tutti legati tra loro da vincoli di parentela e/o di amicizia e frequentazione» ha scritto il gip.
«La Guardia di Finanza di Cosenza, nell’informativa finale depositata il 2 luglio del 2021, ha ricostruito analiticamente tutte le complesse operazioni di trasferimento e/o cessioni delle componenti attive delle società fallite in favore di altre società, appartenenti allo stesso “gruppo Ferrero“, le cui caratteristiche depongono univocamente per la fraudolenza delle stesse, in quanto, concretizzanti una vera e propria attività distrattiva volta a privare le società, poi fallite, delle proprie risorse patrimoniali, determinandone il conseguente stato di decozione, con pari vantaggio per altre società del gruppo, tra cui in primis “Eleven Finance srl”, società riconducibile sempre a Massimo Ferrero». A ciò si aggiunge che i consulenti tecnici nominati dal pm, i dottori Francesco Baldassarre e Giulio D’Agostino, hanno rilevato una serie di criticità nella gestione aziendale della società riconducibile a Massimo Ferrero”.
Massimo Ferrero indagato, le presunte anomalie riscontrate dai consulenti tecnici
Dalle indagini risultano presenti presunte anomalie gestionali quali «la concessione di finanziamenti estranei all’oggetto sociale; la presenza di fonti di finanziamento onerose rappresentate da debiti verso banche eccessive rispetto al volume di attività della società, pari a 2,29 volte i ricavi e al 82,12% del valore delle attività; la presenza di oneri finanziari eccessivamente elevati rispetto ai volumi di attività, pari all’11,97% del fatturato; un rapporto di indebitamento elevatissimo».
Secondo i consulenti tecnici della procura di Paola, «la concessione di finanziamento infruttiferi a terzi, in una misura pari al 74,14% degli impieghi aziendali, rappresenta, senza alcun dubbio, un’operazione estranea all’oggetto sociale posta in essere dagli amministratori in violazione dello statuto e intrinsecamente pericolosa per la salute economica e finanziaria della società».
Massimo Ferrero indagato, situazione economica difficile già nel 2009
I dati rilevati nel corso delle indagini fotografano, secondo la Finanza, una situazione finanziaria difficile già nel 2009 quando la società di Massimo Ferrero «non produceva flussi finanziari». In tutto ciò, fu sottoscritto un contratto preliminare per l’acquisto di vari immobili rappresentati «da 15 sale cinematografiche appartenute a Vittorio Cecchi Gori per un investimento previsto pari a 58.500 euro, impegnandosi, pertanto, ad investire una somma pari ad euro 19.500 euro senza averne la disponibilità». Contratto poi risolto il 30 settembre del 2013 e in questa occasione «la caparra di 10.800 euro sarebbe stata restituita alla sola “Mediaport Cinema srl”».
Il gip: «Massimo Ferrero deus ex machina delle operazioni illecite»
In definitiva, il gip Mesiti ritiene che Massimo Ferrero sia il «deus ex machina» dei reati di bancarotta contestati, «il quale, svolgendo l’attività propria e tipica di amministratore di fatto di tutte le società del gruppo, ha gestito illecitamente il patrimonio e le vicende societarie di tutte le società a lui riconducibili, solo formalmente amministrate da propri familiari e/o da soggetti di fiducia, con un unico disegno criminale finalizzato allo svuotamento deliberatamente programmato, degli assets, con conseguente successivo fallimento delle società». Per il tribunale di Paola, dunque, Massimo Ferrero «ha, di fatto, sempre fornito direttive e impartito disposizioni in merito alla gestione delle società medesime». In sostanza, dietro alle presunte operazioni illecite c’era «un’unica regia», hanno evidenziato i finanzieri di Cosenza.
Il testimone che “inchioda” Massimo Ferrero
Le parole del gip di Paola, Rosamaria Mesiti, trovano riscontro attraverso le dichiarazioni rese agli investigatori da parte della titolare di una società finanziaria, a conoscenza delle difficoltà finanziarie di Massimo Ferrero. «Si presentò – dice la persona informata sui fatti ai pm di Paola – al fine di fare un’offerta per l’acquisizione delle sale cinematografiche della società di Cecchi Gori su input del tribunale di Roma». Questo passaggio, insieme ad altre propalazioni, convincono inquirenti e investigatori «del ruolo apicale di Massimo Ferrero: un “dominus” nella gestione delle società». Un altro argomento da approfondire è perché Massimo Ferrero abbia portato le quattro società in Calabria, successivamente fallite. Strano, ma vero.