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Estorsioni mafiose, gli occhi di Leonardo “Nino” Abbruzzese sul Terzo Megalotto della SS 106: 6 arresti | VIDEO

Da quanto emerso, le somme richieste venivano ricavate tramite sovrafatturazioni messe in atto da ditte “colluse”, con l’utilizzo di documentazione falsa

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Estorsione aggravata dal metodo e dalla finalità mafiose, nonché di istigazione alla corruzione. Con queste accuse sei persone sono state destinatarie di un’ordinanza di misura cautelare in carcere. A darne esecuzione, il personale del Centro operativo della Direzione investigativa antimafia (Dia) di Catanzaro, con il coordinamento della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale di Catanzaro. La misura è stata emessa dal gip del Tribunale di Catanzaro.

Le indagini

Le indagini avviate sulla base della denuncia presentata dal legale rappresentante di un’impresa di costruzioni, vittima di una richiesta estorsiva di 150mila euro, pari al 3% di un appalto dal valore di 5 milioni di euro. Le condotte contestate si inseriscono nell’ambito degli interventi di edilizia pubblica funzionali alla grande opera di costruzione del “Terzo Megalotto” della statale 106, rispetto alla quale, stante la rilevanza dell’opera e il contesto territoriale, storicamente soggetto all’influenza della criminalità organizzata, è elevata l’attenzione, garantendo un costante monitoraggio delle dinamiche criminali in atto.

In particolare, le attività investigative, condotte da ufficiali ed agenti di P. G. dalla Direzione investigativa antimafia di Catanzaro, con il coordinamento della Procura della Repubblica di Catanzaro – Direzione distrettuale antimafia, sono state supportate da intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, corroborate dall’analisi di una vasta mole di documentazione fiscale, bancaria e amministrativa.

L’interesse delle cosche

Gli esiti di indagine avrebbero permesso di delineare il sistema di pagamento estorsivo e di identificare i soggetti coinvolti, ossia il reggente della cosca Abbruzzese, parliamo di Leonardo “Nino” Abbruzzese, attualmente detenuto al 41bis nel carcere de L’Aquila, gli intermediari tra la cosca e le vittime, i gestori delle società interessate. Nel caso di specie, si tratta di quattro imprenditori e di un factotum di uno degli imprenditori finiti nel mirino della magistratura antimafia.

Nello specifico, i risultati investigativi, coordinati dal pubblico ministero antimafia Alessandro Riello, accolti nella ordinanza cautelare, hanno consentito di ricostruire la vicenda estorsiva. Da quanto emerso, le somme richieste venivano ricavate tramite sovrafatturazioni messe in atto da ditte “colluse”, con l’utilizzo di documentazione falsa che simulava consegne di materiali e prestazioni di servizi sovradimensionate, così da contenere, ab origine, la quota parte destinata al pagamento dell’estorsione, che sarebbe confluita nelle casse della cosca di ‘ndrangheta Abbruzzese di Cassano all’Ionio.

Istigazione alla corruzione e il sequestro di tre società

Delineato anche il reato di istigazione alla corruzione a carico di uno degli indagati, che avrebbe promesso al capocantiere di una società a partecipazione statale appaltante dei lavori, incaricato di pubblico servizio, una somma di denaro pari a 20mila euro affinché falsificasse i certificati di stato avanzamento lavori (Sal) relativi allo smaltimento dell’acqua da parte dell’azienda incaricata.

Contestualmente alla misura cautelare personale, è stato disposto il sequestro preventivo di tre società e dei relativi complessi aziendali, ritenuti strumenti funzionali alla commissione delle attività illecite. Il procedimento è attualmente nella fase delle indagini preliminari.

I nomi degli indagati

  • Leonardo Abbruzzese
  • Antonio Salvo
  • Gino Cipolla
  • Domenico Basile
  • Giuseppe D’Alessandro
  • Luigi Falcone