Migranti, il vescovo “benedice” il Cas di San Marco Argentano
Stefano Rega invita i cittadini a non avere paura della presenza di un Centro d'accoglienza: «Sono fratelli in difficoltà»
«Il Vangelo non può essere accolto in parte, a pezzi o solo quando non ci scomoda. Proprio nel Vangelo leggiamo che Gesù, insieme a Maria e Giuseppe, furono costretti alla fuga in Egitto. Gesù ha sperimentato nella sua carne cosa vuol dire essere profughi. Il Vangelo ci apre all’accoglienza e anch’io, vorrei dirvi, a cuore aperto: non abbiate paura, perché chiunque accoglie lo straniero troverebbe nel testo biblico la giusta motivazione: “Perché anche tu sei stato straniero”».
Con queste parole, il vescovo della diocesi di San Marco-Scalea, Stefano Rega, commenta possibile apertura di un Centro di accoglienza per immigrati (Cas) allo Scalo di San Marco Argentano. Il suo è un invito all’accoglienza e a raccogliere quella che definisce «una provocazione» alla cristianità che c’è in ognuno di noi: «Si potrà così svelare il volto sincero della fede del popolo di San Marco che sempre ha saputo accogliere e integrare nella nostra cultura questi nostri fratelli in difficoltà».
«Ci sono interi paesi, di tradizione culturale albanese, qui accanto a noi che lo ricordano – aggiunge il presule – Non possiamo avere paura neppure se il provvedimento non fosse di natura temporanea. Anzi, sono certo che la carità e la fantasia di persone credenti e intelligenti potrebbero suggerire modi nuovi di essere cristiani in simili contesti. Lo dobbiamo ai nostri figli, ai quali siamo chiamati a consegnare «un mondo un po’ migliore di come l’abbiamo trovato». L’accoglienza verso questi nostri fratelli, ovviamente, va garantita con i canoni della dignità e dell’umanità, ma anche con il senso della carità cristiana che sa leggere nel volto del povero sofferente quello di Cristo».