L’incendio riporta l’attenzione sul degrado dell’area del torrente Citrea. Il sindaco Stasi: «Serve un’azione strutturale contro povertà e solitudine»
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Questa sera, una baracca situata sotto il Ponte Almirante (torrente Citrea) nella zona di Rossano è stata avvolta dalle fiamme. L’incendio è scoppiato all’improvviso, attirando l’attenzione di alcuni residenti che hanno subito allertato i soccorsi. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco del distaccamento di Corigliano Rossano, i carabinieri, un’ambulanza del 118, e il sindaco Flavio Stasi. Quando i soccorritori sono arrivati, la baracca era già completamente in fiamme. I vigili del fuoco hanno lavorato a lungo per domare l’incendio e mettere in sicurezza l’area.
Solo dopo aver spento il rogo, ai margini della zona, è stato trovato un giovane extracomunitario, in evidente stato di agitazione, che piangeva e lamentava difficoltà personali.
Secondo le prime informazioni, il ragazzo, sui vent’anni, avrebbe vissuto per un periodo nella baracca. Al momento non è chiaro se si trovasse all’interno al momento dell’incendio o se fosse giunto dopo. È stato subito soccorso dai sanitari del 118 e trasferito all’ospedale “Nicola Giannettasio” di Rossano per accertamenti. I medici hanno riscontrato lievi sintomi di ansia e stress, ma nessuna ustione o ferita significativa. Il giovane, che parla a stendo l’italiano, avrebbe accennato a problemi personali legati alla propria compagna.
Gli inquirenti stanno cercando di capire l’origine del rogo. Al momento non si esclude nessuna ipotesi: da un gesto volontario, fino all’incidente accidentale. I carabinieri hanno delimitato l’area per i rilievi e stanno raccogliendo testimonianze da chi vive nei dintorni, una zona che in passato ha già conosciuto episodi di violenza e degrado, con accoltellamenti e arresti.
Un’area difficile
Il tratto sotto il Ponte Citrea è da tempo considerato una zona sensibile. Negli anni si sono susseguite segnalazioni di bivacchi, piccole baracche di fortuna e situazioni di disagio. Molte persone, spesso senza fissa dimora o in gravi difficoltà economiche, trovano lì rifugio temporaneo. Il rogo di questa sera riporta al centro dell’attenzione il tema della povertà urbana e dell’emarginazione, una ferita aperta che la città conosce bene.
Sul luogo dell’incendio è giunto anche il sindaco di Corigliano Rossano, Flavio Stasi, che ha seguito da vicino quanto è accaduto e le prime verifiche. Il sindaco ha spiegato che l’uomo trovato sul posto era già stato seguito in passato dai servizi sociali: «Si tratta di una persona su cui siamo intervenuti più volte. Spesso lo abbiamo fatto in silenzio, perché si tratta di situazioni delicate. Tuttavia, non sempre è semplice intervenire, anche perché chi vive in condizioni di disagio può avere difficoltà ad accettare l’aiuto».
Stasi ha ricordato che «in questi casi intervengono figure professionali diverse: assistenti sociali, psicologi, operatori dell’Azienda sanitaria. Quando vengono riscontrate condizioni di disagio mentale grave, il sindaco può anche disporre un trattamento sanitario obbligatorio, ma si tratta sempre di misure estreme e complesse».
L’amministrazione, ha aggiunto, «lavora su due fronti: l’emergenza immediata e la prevenzione a lungo termine. Da un lato si garantisce l’assistenza nei casi più gravi, dall’altro si cercano soluzioni strutturali, anche attraverso progetti di integrazione e reinserimento sociale. Però il tema è più ampio: riguarda la povertà, la solitudine, la difficoltà economica di tante persone».
Una rete sociale sotto pressione
I servizi sociali di Corigliano-Rossano, come in molte realtà del Sud, operano spesso al limite delle risorse. L’aumento dei casi di povertà, di disagio abitativo e di disturbi psichici rende il lavoro degli operatori sempre più difficile. «Abbiamo bisogno di un approccio collettivo – ha proseguito il sindaco –. Le istituzioni locali fanno la loro parte, ma serve una strategia più ampia che coinvolga anche la Regione e lo Stato». Il sindaco ha sottolineato come l’amministrazione comunale stia cercando di intercettare fondi e programmi nazionali dedicati al contrasto dell’emarginazione. «Abbiamo già avviato diversi progetti, ma la realtà è che le emergenze aumentano più rapidamente delle risposte», ha concluso.
Il contesto sociale
Corigliano Rossano vive da tempo un equilibrio fragile tra crescita urbana e disagio sociale. Alcune aree periferiche, soprattutto quelle più isolate, sono diventate rifugi di fortuna per persone in difficoltà economica o migranti rimasti senza sostegno.
L’incendio di questa sera diventa così non solo un fatto di cronaca, ma anche un segnale: un episodio che richiama la necessità di una presenza costante dello Stato, delle istituzioni e della comunità.
La baracca bruciata sarà presto rimossa, ma resta la domanda su dove finiranno le persone che lì cercavano un riparo. La povertà non brucia con le fiamme, resta accanto alle macerie.