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Un bambino di sette anni a Torino ha telefonato alla polizia per denunciare che il padre stava picchiando la madre, raccontando con voce tremante: “Venite, papà sta picchiando la mamma”. La storia, raccontata dalla volontaria che aveva contatti con il piccolo, ha scioccato chiunque fosse a conoscenza della situazione. La volontaria, che ha ricevuto una chiamata dal bambino, ha spiegato: «Mi ha detto che non poteva parlare più a lungo perché stava arrivando la polizia».
Violenza domestica e stupri silenziosi per dieci anni
La donna, madre del bambino, ha vissuto in silenzio violenze e abusi per dieci anni, subendo botte e stupri da parte del marito. Gli avvocati Stefania Agagliate e Silvia Bregliano sono riusciti a trovare per lei una sistemazione di emergenza, ma a cinque mesi dalla denuncia, non le è stato ancora garantito un rifugio protetto. Nonostante la denuncia e l’intervento delle forze dell’ordine nell’ottobre scorso, l’uomo è ancora libero.
Il divieto di avvicinamento e l’uso del braccialetto elettronico
La giudice Paola Odilia Meroni ha emesso una serie di provvedimenti a carico dell’indagato: divieto di avvicinamento a meno di mille metri dalla donna e dai figli, il divieto di comunicazioni, e l’obbligo di indossare il braccialetto elettronico. Il bambino, che aveva accompagnato la madre in Pronto Soccorso, è stato il primo a denunciare quanto stava accadendo nella sua famiglia.
Una casa-prigione e il controllo costante della moglie
Il marito, secondo quanto emerge dagli atti giudiziari, costringeva la moglie a abortire se il feto era femmina, affermando che “le femmine portano solo guai”. La donna non poteva uscire di casa se non accompagnata dal marito ed era costantemente controllata dalla suocera e dalla cognata. Inoltre, il marito esercitava una sorta di “diritto islamico” per mantenere il vincolo matrimoniale, senza formalizzare il divorzio e minacciando la donna di rimanere con lui contro la sua volontà.