Nella megavilla al numero 40 di Hedges Banks Drive negli Hampton, si diceva accadesse di tutto: stelle della musica, droga nei bicchieri, stanze chiuse a chiave. Adesso che la bomba è scoppiata nelle mani di Puff Diddy, una volta Puff Daddy, all’anagrafe Sean Combs, il segreto di Pulcinella è diventato un’inchiesta molto seria che ha reso quello poco tempo fa era uno degli uomini musicalmente più potenti dello showbiz, un detenuto in attesa di giudizio con una vita già in rovina. La mole di materiale nelle mani degli inquirenti è talmente vasta, da non lasciare dubbi sul futuro del rapper. Niente più party, niente più red carpet, niente lustrini, ma un’ombra gigantesca che distruggerà prima il personaggio e poi l’uomo accusato di crimini terribili.

Andiamo con ordine e ricostruiamo quello che è avvenuto, e sta accadendo, partendo dalla notizia: Puff Daddy è stato arrestato, è in galera con l’accusa di abusi e tratta di esseri umani a scopo sessuale, ed è sotto osservazione h24 perché potrebbe tentare di togliersi la vita.

La cronostoria dei fatti

  • Il 16 novembre del 2023, l’ex fidanzata del rapper, Cassie Venture, ha accusato Puff Daddy, di averla costretta, dal 2005 al 2018, a fare sesso sotto effetto di droghe con gigolò mentre lui si masturbava e riprendeva. La denuncia parla anche di innumerevoli, costanti e selvagge violenze fisiche e sessuali. Non solo, pare che quando il rapper Kid Cudi si interessò romanticamente a lei, Diddy gli fece saltare in aria l’automobile. Tutto però venne messo a tacere e non si arrivò mai in tribunale perché il giorno dopo, il 17 novembre, Puff Daddy raggiunse un accordo extragiudiziale con la sua ex (18 anni più giovane). «Abbiamo deciso di risolvere questa questione in via amichevole. Auguro a Cassie e alla sua famiglia tutto il meglio» archiviò la questione il rapper.

  • Il 23 novembre, sempre dello scorso anno, un’altra donna lo denuncia. Joi Dickerson-Neal, ex studentessa della Syracuse University, racconta di aver conosciuto il rapper al Wells Restaurant di Harlem e che lui le avrebbe messo qualcosa nel bicchiere tanto da ridurla in uno stato fisico che non le permetteva «di stare in piedi o camminare autonomamente». Il portavoce di Diddy minimizza tutto come un tentativo da parte della donna di estorcere denaro al rapper.

  • Il 24 novembre – solo 24 ore dopo le accuse della Neal – spunta un’altra presunta vittima. È l’attrice Jane Doe, che sostiene di essere stata stuprata con un’amica anni addietro. La difesa, che arriva ancora tramite portavoce, è sempre la stessa: «Si tratta di affermazioni inventate che accusano falsamente di cattiva condotta risalente a oltre 30 anni fa e presentate all’ultimo minuto. Non è altro che un tentativo di accaparrarsi denaro».

  • Neanche il tempo di metabolizzare le ultime dichiarazioni che il 6 dicembre una ragazza che nel 2003 aveva 17 anni, denuncia il rapper: racconta che Puff Daddy l’avrebbe fatta arrivare in aereo a New York e avrebbe abusato di lei nei suoi studi di Manhattan in compagnia di Harve Pierre, per lungo tempo presidente della sua etichetta discografica Bad Boys, e da una terza persona.

  • Il 14 dicembre, Hulu decide di cancellare la produzione dello show Diddy+7, secondo quanto scrisse ai tempi Variety, proprio a causa delle continue accuse. È invece un uomo a rendere pubbliche, il 26 febbraio di quest’anno, le molestie ricevute da Diddy dal settembre 2022 al novembre 2023, quando riprendeva la lavorazione dell’ultimo album del rapper. Lui si chiama Rodney “Lil Rod” Jones e racconta di continui «palpeggiamenti ai genitali e all’ano» per convincerlo a fare sesso. La richiesta di risarcimento ammonta a 30 milioni di dollari. In quel caso Puff Daddy minimizzò la cosa sostenendo che si trattasse di scherzi. Ma c’era poco da ridere già allora prima dell’arresto, figurarsi ora.

Spuntano 120 persone vittime di abusi, molti minori

Un avvocato del Texas, Tony Buzbee, ha annunciato ieri una nuova causa legale contro il rapper americano in rappresentanza di ben 120 persone, vittime di abusi sessuali a cavallo tra anni ’90 e i 2000. Ma non è tutto, infatti i problemi giudiziari di Diddy, si allargherebbero anche alla violenza sui minori, perché ben 25 di queste 120 presunte vittime (60 uomini e 60 donne, solo un terzo di loro bianche) ai tempi delle violenze erano minorenni. Uno di loro avrebbe avuto addirittura nove anni.

Tra tutti i dettagli che la polizia ha fatto emergere c’è il ritrovamento di 1000 bottiglie di olio per bambini sequestrate dalla casa del rapper.

Il nuovo MeToo

«Il più grande segreto dell’industria dell’intrattenimento, che in realtà non era affatto un segreto, è stato finalmente svelato al mondo – ha detto Tony Buzbee -, il muro del silenzio è stato ora rotto». Il legale sarà assistito nell’accusa a Puff Daddy da Andrew Van Arsdale, che nella sua carriera ha rappresentato centinaia di vittime in un altrettanto molto discussa causa per abusi sessuali contro i Boy Scouts of America e che oggi dichiara al Washington Post che i nuovi documenti in loro possesso sono «senza precedenti».

Trema il mondo dello showbiz

«Verrà il giorno in cui faremo nomi diversi da Sean Combs. E di nomi ce ne sono molti. I nomi che faremo, supponendo che i nostri investigatori confermino e corroborino ciò che ci è stato detto, sono nomi che vi sconvolgeranno. Non sto parlando solo dei codardi – ha detto riferendosi evidentemente agli ospiti “comuni” di Puff Daddy – ma anche dei complici, cioè di quelle persone che sappiamo aver visto questo comportamento e non aver fatto nulla. E sto parlando delle persone che hanno partecipato, lo hanno incoraggiato, lo hanno incitato. Loro sanno chi sono».  Tant’è che Van Arsdale preannuncia che in queste cause che partiranno verranno citati in qualità di coimputati anche membri della famiglia di Combs, etichette discografiche, responsabili di sedi di eventi e altri frequentatori di feste, che poi è la parte di questa storia che a quanto pare starebbe facendo tremare le gambe a molti protagonisti dello showbiz musicale statunitense e hollywoodiano. 

Chi è Puff Diddy

Combs è considerato uno degli esponenti più importanti e influenti dell’hip hop, avendo vinto tre Grammy e lavorato con artisti come Notorious B.I.G., Mary J. Blige, Usher, Lil Kim, Faith Evans e 112. Ha fondato la Bad Boy Records nel 1993, la linea di abbigliamento Sean John, un marchio di vodka e la rete televisiva Revolt. Ha venduto la sua quota in quest’ultima società a giugno di quest’anno. Nella sua carriera da avvocato, Buzbee ha anche rappresentato donne che hanno accusato il quarterback della Nfl Deshaun Watson di violenza sessuale e condotta inappropriata.