La richiesta di riconoscimento dello stato di Palestina da parte del Comune di Rende nell’ultimo consiglio comunale non è andato giù a Fratelli d’Italia. Anche uno dei loro rappresentanti, l’ex candidato a sindaco Marco Ghionna, non ha lesinato critiche nei confronti del Movimento 5 Stelle che ha proposto la mozione e verso Rossella Gallo che ha portato il testo all’interno dell’assise. Sono arrivati a stretto giro due interventi al vetriolo a stigmatizzare quanto accaduto mercoledì a Piazza Matteotti. Il gruppo di centrodestra, come noto, ha scelto di lasciare a ogni consigliere libertà di esprimersi secondo la propria sensibilità personale. I protagonisti hanno motivato la decisione definendo «molto delicato» il tema.

Ghionna: «Dibattito alimentato da slogan ideologici»

Ghionna è andato giù pesante. «L’intervento, accompagnato da una mise simbolica con kefiah e sostenitori in aula muniti di bandiere palestinesi – ha detto - ha assunto i toni di una vera e propria messa in scena politica. In linea con I comportamenti folkloristici del movimento delle ragazze di Conte. Più che contribuire con equilibrio e competenza a un tema così drammatico e complesso, la consigliera Gallo ha scelto la strada della visibilità personale, riducendo il dibattito a uno slogan ideologico e travalicando i confini istituzionali che regolano il ruolo dei consigli comunali».

L’attacco evidenzia come vi siano tre minoranze distinte e separate all’interno del pubblico consesso. Quella di centrodestra, quella di Generazione e del Pd e quella del M5S. Ghionna ha quindi ricordato che «la politica estera è competenza esclusiva del governo nazionale e non può essere oggetto di atti deliberativi da parte di un ente locale».

«Con grande senso delle istituzioni – ha aggiunto- il Sindaco ha ridimensionato l'iniziativa, trasformandola in una semplice sollecitazione alla Presidenza del Consiglio e al Ministero degli Esteri, ristabilendo un quadro coerente con il ruolo del Comune e il rispetto delle prerogative costituzionali. Nel merito, la proposta della consigliera ha ignorato volutamente le cause all’origine dell’attuale conflitto, omettendo ogni riferimento agli attacchi terroristici del 7 ottobre 2023 da parte di Hamas e al dramma degli ostaggi ancora detenuti. Una visione parziale e strumentale che rischia di banalizzare una tragedia umanitaria complessa e dolorosa».

Fratelli d’Italia: «Politica estera ad appannaggio di Roma»

A rincarare la dose il circolo di Fratelli d’Italia di Rende coordinato da Loredana Pastore che ha ricordato come la linea del partito sia chiara: «L’unica azione che porta alla pace in quella disgraziata terra è il riconoscimento reciproco fra i due popoli con la possibilità che entrambi possano vivere in pace in due stati diversi».

«Preso atto di quanto accaduto – hanno aggiunto - invitiamo l’Amministrazione Comunale di Rende e tutta l’assise comunale ad occuparsi quotidianamente del territorio rendese, oggi più che mai bisognoso di attenzioni e di iniziative atte alla sua crescita ed alla sua gestione. Il ruolo di Fratelli d’Italia sarà quello di monitorare la gestione dell’Ente e nel suo ruolo di attenta opposizione alle decisioni intraprese dall’amministrazione, grazie soprattutto all’attento lavoro del nostro consigliere Eugenio Trombino capogruppo del gruppo Fratelli d’Italia in Consiglio Comunale».

Per i meloniani rendesi, infatti, «la politica estera in questa Nazione è di esclusivo appannaggio del governo centrale. Si chiama centralismo politico è vale non solo quando chi governa è un amico, ma anche quando il Paese è guidato da chi legittimamente si contrasta nelle sedi opportune. La linea in politica estera viene dettata dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, leader di Fratelli D’Italia e alla guida della Nazione, coadiuvata dal Ministro degli esteri. La linea intrapresa dall’Italia e da Giorgia Meloni sul tema è nota e ben definita e pone, ovviamente, la parola PACE come perno centrale di qualsivoglia decisione e valutazione politica».

«Pertanto - hanno concluso da Fratelli d’Italia - è opportuno far notare che la sede scelta non ha potere decisionale sul tema, men che meno per lo stato di Palestina. La nostra affermazione trova riscontro anche nei comportamenti del Consiglio Comunale sul tema che ha, correttamente, dirottato la proposta su una linea più razionale, trasformando in semplice “richiesta” da parte dell’amministrazione verso il governo centrale, riportando sulla terra le aspettative di una scellerata proposta».