Dopo un trauma alla testa, è stato accompagnato al Pronto Soccorso del centro ionico per l’assenza del servizio di continuità assistenziale. Cresce la protesta nei paesi montani
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Un nuovo episodio riporta al centro dell’attenzione le criticità sanitarie delle aree interne dello Ionio cosentino. Un bambino di Longobucco, dopo aver battuto la testa, è stato portato d’urgenza al Pronto Soccorso di Rossano, a quasi un’ora di distanza, perché la guardia medica del paese era chiusa. Un viaggio affrontato in piena notte dal padre, impossibilitato a trovare un medico che potesse garantire una prima valutazione delle condizioni del piccolo.
L’accaduto - evidenziato stamane dalla Gazzetta del Sud - rilancia un problema ben noto alle comunità montane: la mancanza di un presidio sanitario di prossimità, indispensabile soprattutto nelle situazioni che richiedono un intervento immediato. In molti centri dell’entroterra la guardia medica rappresenta l’unico punto di riferimento notturno e festivo per famiglie, anziani e pazienti cronici. Quando questo servizio viene meno, l’unica alternativa diventa percorrere chilometri per raggiungere strutture ospedaliere già sovraccariche.
Negli ultimi mesi la situazione si è aggravata. I comuni di Campana e Bocchigliero, ad esempio, hanno segnalato che nel mese di novembre il servizio di continuità assistenziale è stato operativo per appena 9 giorni su 30, lasciando intere comunità prive di assistenza. A ciò si aggiunge la difficoltà di accedere al medico di base, spesso condiviso con altri centri e non tenuto a coprire turni notturni o festivi.
La Cgil aveva già acceso i riflettori sul caso di Longobucco lo scorso ottobre, denunciando diverse criticità: dalla sospensione delle prestazioni ortopediche alla presenza di un unico medico di famiglia condiviso con Bocchigliero, fino alla mancanza di un’ambulanza dedicata alle emergenze. Ora il nuovo gravissimo caso che certifica come i livelli minimi di sanità siano distanti anni luce dalle esigenze della gente.

