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di Altea Graziadio
Aghia Sophia Festival è sperimentazione culturale. Abbracciando territori sopiti, nascosti o solitari, costruisce comunità che, divertendosi, riflettono e sorprendono per il terzo anno di fila.
Si partì nel 2022 nella suggestiva località di Carlopoli, un luogo inebriante dove la linea telefonica era praticamente assente e tutto ciò che si poteva fare consisteva nel godersi il momento, ascoltando Giovanni Truppi, Brunoni, L’ennesimo, Arvur e molti altri artisti. L’anno dopo, nel 2023, la kermesse si è spostata in Sila con i Fine Before You Came e il collettivo della Marley session. Poi il presente e il 2024.
Gli scorsi 24 e 25 maggio due giorni di festival tutti culturali e politici, per grandi e piccini, in una location contemporanea quale sono i Bocs Art di Cosenza. Belli una volta arrivati, ma un po’ meno accattivante il tragitto affrontato a piedi dal centro: sarebbe stato meglio se la zona fosse stata ben illuminata per l’occasione, così da dare la possibilità a tutti di non ricorrere all’utilizzo dell’automobile.
Sul palco il debutto degli Scum: cinque elementi che di certo non suonano come debuttanti. Un live old school tutto d’un fiato, che spazia dal Punk al Rock’n roll. Sperimentali ma inconfondibilmente classici. Il batterista Francesco Procopio, non ne sbaglia una ed è in completa simbiosi con Giuseppe Mazzuca, bassista. Si sente lo studio dietro la scelta dei suoni che sono fondamentali se la volontà è quella di distinguersi musicalmente. Il cantante e frontman possiede un range vocale sorprendente e lavora molto bene sulle frequenze alte. Francesco Clarizio e Silvio Perri alle chitarre, distorte ma eleganti.
Coinvolgente la carica con la quale hanno affrontato, in piena sintonia, il primo live, promosso Aghia Sophia Festival che guadagna ancora punti per l’inclusione e le attività politiche proposte nelle 48 ore di manifestazione. Il dubbio finale, che somiglia più ad una domanda retorica è: Cosenza sentirà parlare degli Scum… o gli Scum, da lontano, sentiranno parlare di Cosenza?