
Furti d'auto, ascesa e declino della banda che imperversava a Cosenza | I NOMI
Furti d'auto, ascesa e declino della banda che imperversava a Cosenza | I NOMI
Partivano in cinque, ed erano abbastanza: uno restava alla guida dell’auto, un altro faceva da palo e gli altri tre rubavano il veicolo di turno. Furgoni in particolare, ma anche Jeep e Panda. Tante Jeep e tante Panda. Seguiva uno schema collaudato la banda dei cavalli di ritorno sgominata dai carabinieri della Compagnia di Cosenza.
Il loro covo era piazza Silvio Taranto, parte alta del villaggio Rom. Da lì il gruppo muoveva nottetempo a bordo di una Fiat Punto e vagava per la città, con incursioni anche in quel di Rende, Montalto e Luzzi, per individuare un automezzo appetibile.
Dopo averlo trafugato, lo portavano in posti isolati, in particolare nelle campagne di Rose, per rimuovere con tutta calma il localizzatore satellitare, e poi se ne andavano in corteo molto distante dal luogo del furto: talvolta ad Altomonte, altrettanto spesso a San Lucido, dove abbandonavano la refurtiva in attesa di ricevere la chiamata del proprietario.
Lo hanno fatto per una ventina di volte in otto mesi, episodi che i carabinieri hanno potuto ricostruire di tutto punto grazie a una telecamera puntata su piazza Taranto e a intercettazioni telefoniche dal contenuto abbastanza esplicito. Il grosso, però, lo ha fatto il gps piazzato sotto la Fiat Punto in uso agli indagati. Attraverso quel marchingegno, tutti gli spostamenti della banda sono stati monitorati passo passo, e in gran parte delle occasioni, le auto trafugate sono state restituite ai legittimi proprietari simulando ritrovamenti casuali.
Gli indagati sono in tutto quattordici e a cinque di loro si contesta anche l’associazione a delinquere. Capi promotori dell’organizzazione sono considerati Giuliano e Alessandro Mario, padre e figlio, rispettivamente di 56 e 34 anni. Sono gli unici due per i quali il gip Letizia Benigno ha disposto la custodia cautelare in carcere. Mario Bevilacqua (35 anni) e Tonino Abbruzzese (51) sono finiti invece agli arresti domiciliari, con il primo, in particolare, che è sospettato di essere il custode di un nutrito stock di centraline utilizzare per l’accensione dei veicoli. Completa l’elenco dei presunti associati Luca Abbruzzese (26), per il quale non sono stati riscontrati indizi a sufficienza e che, in ossequio alle nuove norme, sarà sottoposto a interrogatorio preventivo.
Ulteriori misure sono state emesse nei confronti di Elio Stancati (73) e Bruno Bevilacqua (58) che, in una circostanza, avrebbero avuto il ruolo di intermediari tra la banda e la vittima di un furto per far sì che quest’ultima consegnasse i soldi richiesti per la restituzione del veicolo. Stancati è finito ai domiciliari, l’altro è sottoposto all’obbligo di presentazione alla pg per tre volte a settimana. Nei loro confronti è scattata l’accusa di estorsione aggravata. Tutti gli altri sono ancora indagati a piede libero. (clicca su avanti per leggere tutti i nomi degli indagati)
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