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      "Reset", estorsioni e politica: focus sul gruppo di Adolfo D'Ambrosio

      La Dda di Catanzaro ritiene che il sodalizio rendese faccia parte della presunta confederazione mafiosa cosentina. E analizza i ruoli dei presunti partecipi
      Antonio Alizzi
      9 luglio 202511:41
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      "Reset", estorsioni e politica: focus sul gruppo di Adolfo D'Ambrosio

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      "Reset", estorsioni e politica: focus sul gruppo di Adolfo D'Ambrosio

      "Reset", estorsioni e politica: focus sul gruppo di Adolfo D'Ambrosio

      Nell’inchiesta “Reset” la Dda di Catanzaro individua sette gruppi criminali che farebbero parte della presunta confederazione mafiosa cosentina capeggiata dal boss di Cosenza Francesco Patitucci, noto esponente del clan “Lanzino“. Uno di questi gruppi sarebbe operante a Rende, da sempre. Parliamo del sodalizio che, secondo i pm antimafia, sarebbe diretto da Adolfo D’Ambrosio, condannato in via definitiva in “Twister” e “Vulpes” e in primo grado nell’indagine sul presunto accordo politico-mafioso tra Sandro Principe e la cosca degli italiani. In “Reset“, le forze dell’ordine ritengono che i soggetti legati a Adolfo D’Ambrosio abbiano commesso diversi atti intimidatori a scopo estorsivo. E non solo. Una delle vicende più importanti è quella relativa al voto di scambio in concorso con l’attuale sindaco di Rende Marcello Manna, per la gestione del Palazzetto dello Sport (clicca avanti per continuare a leggere)

      La posizione di Adolfo D’Ambrosio

      I pm di Catanzaro sostengono che Adolfo D’Ambrosio abbia un ruolo fondamentale nella presunta associazione a delinquere di stampo mafioso. «Egli rappresenta l’espressione concreta sul territorio di Rende e Comuni limitrofi della forza di intimidazione dell’associazione, occupandosi di organizzare le principali attività illecite di interesse per il suo gruppo, con particolare riferimento ai delitti di usura, estorsioni, esercizio abusivo del credito, al traffico di sostanze stupefacenti».

      Adolfo D’Ambrosio

      Dopo aver scontato la condanna in “Vulpes“, periodo trascorso al 41 bis, Adolfo D’Ambrosio avrebbe organizzato e tenuto «riunioni di ‘ndrangheta per impartire direttive ai sodali sui rapporti da mantenere con gli appartenenti alle altre articolazioni della medesima associazione ed in ordine ai reati da perpetrare sul territorio». Inoltre, sempre secondo la Dda di Catanzaro, D’Ambrosio avrebbe incontrato e affrontato «direttamente le vittime» convocandole «al suo cospetto o che raggiunge egli stesso, al fine di intimorirle o percuoterle». Il boss di Rende, infine avrebbe organizzato anche «attività volte all’approvvigionamento di sostanze stupefacenti
      ovvero per la custodia di armi; assicura quindi gli introiti destinati ad implementare
      la cassa comune (cosiddetta bacinella) dell’associazione criminale e si occupa del
      mantenimento dei carcerati appartenenti all’associazione» (clicca avanti per continuare a leggere)

      Massimo D’Ambrosio, il fratello

      Il secondo soggetto più importante del gruppo D’Ambrosio, sempre secondo la Dda di Catanzaro, è Massimo D’Ambrosio, fratello di Adolfo. «Nella sua qualità di capo e organizzatore dell’associazione
      di ‘ndrangheta di cui al capo 1, nonché “reggente” dell’omonimo gruppo D’Ambrosio fino alla data di scarcerazione del fratello Adolfo – 13.7.2019 -; agisce in assoluta sintonia e comunione di intenti con Adolfo D’Ambrosio, del quale ripropone le direttive e la conduzione delle attività illecite per conto
      dell’associazione, dai delitti di usura, alle estorsioni, all’esercizio abusivo del credito, e nelle quali interviene direttamente per incontrare, sollecitare, minacciare le vittime ovvero riscuotere gli ingiusti profitti; così organizza e partecipa alle principali riunioni di ‘ndrangheta; favorisce in prima persona, anche per conto del fratello detenuto, l’ingerenza illecita del suo gruppo criminale nella competizione elettorale di maggio 2019 per l’elezione del sindaco di Rende, a vantaggio del candidato Marcello Manna» (clicca avanti per continuare a leggere)

      Il ruolo di Ivan Montualdista

      Ed arriviamo a Ivan Montualdista che “nella sua qualità di partecipe dell’associazione” sarebbe “un
      insostituibile intermediario e latore di messaggi e “imbasciate” funzionali a mantenere i rapporti con i referenti delle altre articolazioni dell’associazione ed a porre in essere gli affari illeciti dell’associazione; uomo di fiducia di Adolfo D’Ambrosio e Massimo D’Ambrosio“. Per la Dda di Catanzaro, Ivan Montualdista, nello specifico, «si occupa di porre in essere gli atti intimidatori con modalità tipiche dell’associazione di appartenenza e per conto della stessa pianificate (posizionamento di bottigliette incendiarie e di bossoli dinanzi agli esercizi commerciali e successive telefonate rivolte alle vittime dal
      contenuto minatorio)
      ; si reca a riscuotere i proventi illeciti dei reati di estorsione, di esercizio abusivo dell’attività finanziaria e di usura dei quali trattiene una quota parte; ancora, mantiene i rapporti, con gli imprenditori compiacenti; si occupa, per conto del gruppo, di porre in essere le trattative nel settore del narcotraffico volte ad ottenere l’approvvigionamento di sostanze stupefacenti destinate alle piazze di spaccio» (clicca avanti per continuare a leggere)

      Da Ciranno a Caruso

      Nel gruppo D’Ambrosio, oltre ai presunti capi, c’è anche la cosiddetta “manovalanza“. Parliamo di soggetti che metterebbero a disposizione del clan la loro opera per commettere atti intimidatori, tenere rapporti con le forze dell’ordine e spacciare droga. Nel dettaglio, la Dda di Catanzaro ritiene che:

      • Fabiano Ciranno detto “Fabio” «nella sua qualità di partecipe dell’associazione; uomo di fiducia di Adolfo D’Ambrosio e di Massimo D’Ambrosio, nello specifico, egli si occupa di porre in essere gli atti intimidatori con modalità tipiche dell’associazione di appartenenza e per conto della stessa pianificate (posizionamento di bottigliette incendiarie e di bossoli dinanzi agli esercizi commerciali e successive telefonate rivolte alle vittime dal contenuto minatorio) oltre che di riscuotere direttamente i proventi illeciti dei reati di estorsione».
      • Simone Ferrise «nella sua qualità di partecipe dell’articolazione vicino a Adolfo D’Ambrosio, si occupa di porre in essere gli atti intimidatori con modalità tipiche dell’associazione e per conto della stessa pianificate (posizionamento di bottigliette incendiarie e di bossoli dinanzi agli esercizi commerciali e successive telefonate rivolte alle vittime dal contenuto minatorio) oltre che di riscuotere direttamente i proventi illeciti dei reati di estorsione».
      • Massimo Bertoldi «nella sua qualità di partecipe dell’associazione; è uomo di fiducia di Massimo D’Ambrosio, occupandosi nello specifico di reperire schede telefoniche intestate a terzi, così da assicurare ai sodali del gruppi canali di comunicazione sicuri; inoltre coadiuva Massimo D’Ambrosio nel porre in essere i reati di esercizio abusivo dell’attività finanziaria e di usura, di cui trattiene parte dei proventi».
      • Andrea Vincenzo Caruso «nella sua qualità di partecipe dell’associazione; è particolarmente vicino a Adolfo D’Ambrosio, coadiuvandolo nel porre in essere, anche unitamente ad altri sodali, reati contro il patrimonio con le modalità tipiche dell’associazione di appartenenza (posizionamento di bottigliette incendiarie e di bossoli dinanzi agli esercizi commerciali e successive telefonate rivolte alle vittime dal contenuto minatorio)» (clicca avanti per continuare a leggere)

      Da Midulla a De Rose

      Gli ultimi presunti appartenenti al gruppo mafioso di Adolfo D’Ambrosio sarebbero:

      • Giuseppe Midulla «nella sua qualità di partecipe dell’associazione; è particolarmente vicino a Adolfo D’Ambrosio, coadiuvandolo nel porre in essere, anche unitamente ad altri sodali, reati contro il patrimonio con le modalità tipiche dell’associazione di appartenenza (posizionamento di bottigliette incendiarie e di bossoli dinanzi agli esercizi commerciali e successive telefonate rivolte alle vittime dal contenuto minatorio)»
      • Marco Lucanto «nella sua qualità di partecipe dell’associazione; è un sodale di stabile riferimento, che partecipa anche riunioni con importanti esponenti di ‘ndrangheta, per la conduzione di attività illecite, in ambito estorsivo e di traffico di sostanze stupefacenti»
      • Roberto Zengaro «nella sua qualità di partecipe dell’associazione, particolarmente vicino a Massimo D’Ambrosio ed al sodale Massimo Bertoldi; si occupa di custodire ed occultare i proventi dell’attività delittuosa posta in essere da Massimo D’Ambrosio, con particolare riferimento alle somme riscosse a titolo di interessi usurai, nonché di riciclare il denaro provento della predetta attività delittuosa»
      • Antonio De Rose «nella sua qualità di partecipe dell’associazione; particolarmente vicino a Adolfo D’Ambrosio, si occupa di porre in essere gli atti intimidatori con modalità tipiche dell’associazione e per conto della stessa pianificate (posizionamento di bottigliette incendiarie e di bossoli dinanzi agli esercizi commerciali e successive telefonate rivolte alle vittime dal contenuto minatorio)».
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      Tag
      'Ndrangheta · Cosenza · Rende · Reset

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