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      Home page>Cronaca>Reset, su Umberto Di Pup...

      Reset, su Umberto Di Puppo "non attualità" e assenza di gravità indiziaria

      L'imputato, presente nel rito abbreviato, risponde di associazione mafiosa, contestata stavolta nell'ambito della presunta confederazione mafiosa e di una estorsione ai danni di un noto bar di Cosenza
      Antonio Alizzi
      9 luglio 202511:44
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      Reset, su Umberto Di Puppo "non attualità" e assenza di gravità indiziaria

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      Non attualità della condotta per il capo 1 e assenza di gravità indiziaria in ordine a una presunta estorsione. Sono queste le determinazioni a cui è giunto il Riesame di Catanzaro in ordine alla posizione di Umberto Di Puppo, già condannato per associazione mafiosa nell’ambito del procedimento penale “Vulpes“, una delle tante inchieste coordinate dalla Dda di Catanzaro contro la ‘ndrangheta cosentina.

      Le accuse a Umberto Di Puppo

      Umberto Di Puppo, imputato nel rito abbreviato di “Reset“, era stato arrestato il 1 settembre 2022 con l’accusa di far parte della presunta confederazione mafiosa cosentina che, secondo i pubblici ministeri antimafia Corrado Cubellotti e Vito Valerio, sarebbe diretta dal boss di Cosenza Francesco Patitucci. A Di Puppo, inoltre, è stata contestata anche una presunta estorsione ai danni del titolare di un noto e affollato bar di Cosenza in concorso con altri soggetti tra i quali proprio Patitucci. Fin qui il teorema accusatorio.

      Il ricorso al Riesame di Catanzaro

      La difesa di Umberto Di Puppo, rappresentato e difeso dagli avvocati Gianluca Garritano e Angelo Pugliese, ha sostenuto il contrario sia davanti alla Corte di Cassazione, che aveva disposto l’annullamento con rinvio dell’ordinanza di conferma del Riesame di Catanzaro, che dinanzi al collegio giudicante cautelare presieduto dal presidente Emma Sommi. In tal senso, il tribunale del Riesame, in nuova composizione, ha condiviso le censure difensive rispetto al narrato della Dda di Catanzaro.

      Di Puppo e la presunta confederazione

      «Il punto nodale posto all’attenzione del collegio è il ruolo rivestito da Umberto Di Puppo nella consorteria mafiosa di cui al capo 1, nei termini soggettivi delineati nel capo di incolpazione provvisoria, ovvero sia come organizzatore e promotore dell’associazione inserito nell’articolazione territoriale e funzionale operante nella zona di Rende sotto la direzione» del fratello Michele Di Puppo, «con contestazione dal 2012 con attualità della condotta», scrivono i giudici nel provvedimento emesso nei giorni scorsi.

      Il Collegio ha evidenziato nel corso dell’ordinanza che «i principali indizi di colpevolezza ai danni» dell’odierno imputato «si incentrano sulle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia». Il punto critico su cui si fonda la sentenza di rinvio della Corte di Cassazione «è l’individuazione di condotte specifiche attribuibili» a Umberto Di Puppo «nel lasso temporale successivo a quello coperto da giudicato di condanna per associazione mafiosa nell’ambito del procedimento “Vulpes” in cui egli è stato condannato per il reato di cui all’art. 416 bis c. p. con condotta commessa dal 2008 al 11 marzo del 2013».

      Cosa dicono i pentiti

      Uno dei pentiti che ha riferito su Umberto Di Puppo è senza dubbio Adolfo Foggetti, il quale ha parlato di un presunto summit mafioso svoltosi nel 2011 «a cui avrebbe partecipato anche Di Puppo». Nella riunione con altri pregiudicati si sarebbe parlato dell’attività da sottoporre ad estorsione. «Nel corso della riunione nella villetta di Città Duemila – aveva detto il “Biondo” – tutti i presenti notavano che una facoltosa attività imprenditoriale», cioè il bar finito nel mirino dei clan, «non era presente nella lista delle vittime di estorsione, pertanto, io e Luciano Impieri ci siamo recati al Bar, ove abbiamo parlato» con il proprietario «chiedendogli un pensiero per i carcerati».

      Il collaboratore di giustizia ha aggiunto di aver «fatto presente questa circostanza a Rango col quale ci siamo recati al cospetto di Rinaldo Gentile e Umberto Di Puppo, i quali convenivano con noi del fatto che Patitucci aveva commesso una trascuranza appropriandosi del denaro di questa estorsione. Rinaldo Gentile e Umberto Di Puppo – ha aggiunto Adolfo Foggetti – ci dicevano pure di presentarci dal Bar pretendendo il pagamento di una somma a titolo estorsivo suggerendo di dirgli che il denaro consegnato a Patitucci era stato consegnato, per così dire, a titolo personale».

      In riferimento agli altri pentiti, il Riesame ha osservato che, «Silvio Gioia afferma di fatti riferibili al periodo coperto dal giudicato, riferendo in particolare delle frequentazioni del prevenuto con soggetti ritenuti affiliati alla medesima cosca», mentre «Giuseppe Montemurro afferma che dopo l’arresto di Patitucci, i proventi derivanti dalla gestione dei servizi di security venivano consegnati a Di Puppo, quale uno dei referenti della criminalità organizzata cosentina», ovvero «fino al 2012». Infine, i giudici cautelari hanno menzionato anche Daniele Lamanna, il quale «discorre invece delle imposizioni nel settore delle pescherie e dell’attività di spaccio di stupefacenti, riferendo altresì di un incontro avvenuto con l’allora latitante Ettore Lanzino nell’ottica di favorire la sua latitanza». Senza trascurare ciò che avrebbe detto Luca Pellicori, altro pentito, in relazione al settore degli stupefacenti.

      La linea difensiva di Umberto Di Puppo

      Gli avvocati Angelo Pugliese e Gianluca Garritano, in una memoria depositata al collegio, hanno evidenziato una serie di date che fanno emergere come non vi siano riscontri al narrato reso dai collaboratori, a maggior ragione in ordine al verbale effettuato da Giuseppe Zaffonte. «Le uniche dichiarazioni che si riferiscono a un periodo successivo sono quelle di Zaffonte che, nondimeno, rimangono isolate per il periodo preso in contestazione nel capo 1», ovvero la presunta confederazione mafiosa cosentina. Pertanto, secondo il Riesame di Catanzaro, «non sussistono elementi idonei ad attualizzare la condotta associativa per il periodo preso in considerazione nel capo d’imputazione, giacché le dichiarazioni, quand’anche riferibili al periodo non coperto dal giudicato, non sono assistite da riscontri esterni».

      Per quanto riguarda, la presunta estorsione, che secondo Foggetti e Impieri sarebbe avvenuta nel 2013-2014, il Riesame ha ritenuto che Di Puppo «avrebbe partecipato alla fase ideativa nell’anno 2011, salvo poi il gruppo, per il tramite dei collaboratori testé citati, scoprire solo nel 2013 che il pizzo era rivolto a Patitucci, dato non conosciuto dagli altri sodali». Adolfo Foggetti avrebbe quindi scoperto questo dato nel 2013 andandolo a riferire, tra gli altri, «a Di Puppo, che riferiva» a sua volta «che costui», ovvero la vittima, sarebbe stato estorto «da Patitucci» a titolo personale.

      In definitiva, «occorre considerare – conclude il Riesame – che le dichiarazioni dei collaboratori convergono nel delineare l’attività commerciale in oggetto come vittima di pretese estorsive, dapprima da Patitucci e successivamente dal clan degli “zingari-italiani“; nondimeno la partecipazione alla fase ideativa del ricorrente è riferita solo da Foggetti e non anche, ad esempio, da Impieri, che avrebbe fornito un riscontro rilevante alla prova indiziaria della condotta in contestazione, considerato che anche quest’ultimo si è accreditato come esecutore materiale. In assenza di altri elementi che corroborino tale assunto, la partecipazione del ricorrente alla condotta» relativa alla presunta estorsione «non raggiunge la soglia della gravità indiziaria». Umberto Di Puppo è a piede libero per “Reset“, ma attualmente si trova ai domiciliari per una presunta vicenda di stalking.

      Processo abbreviato “Reset”, le richieste della Dda

      • Antonio Abbruzzese (classe 1975), difeso dagli avvocati Giorgia Greco e Cesare Badolato CHIESTI 7 anni e 6 mesi
      • Antonio Abruzzese alias Strusciatappine, difeso dall’avvocato Mariarosa Bugliari CHIESTI 14 anni
      • Antonio Abbruzzese (classe 1984) difeso dagli avvocati Antonio Quintieri e Filippo Cinnante) CHIESTI 20 anni
      • Celestino Abbruzzese, difeso dall’avvocato Simona Celebre CHIESTI 6 anni
      • Fioravante Abbruzzese, difeso dall’avvocato Cesare Badolato CHIESTI 14 anni
      • Francesco Abbruzzese, difeso dall’avvocato Antonio Quintieri CHIESTI 12 anni
      • Luigi Abbruzzese, difeso dagli avvocati Cesare Badolato e Antonio Sanvito CHIESTI 20 anni
      • Marco Abbruzzese, difeso dagli avvocati Cesare Badolato e Antonio Sanvito CHIESTI 20 anni
      • Nicola Abbruzzese, difeso dagli avvocati Cesare Badolato e Antonio Sanvito CHIESTI 20 anni
      • Rocco Abbruzzese, difeso dall’avvocato Mariarosa Bugliari CHIESTI 12 anni
      • Saverio Abbruzzese, difeso dagli avvocati Antonio Quintieri e Matteo Cristiani CHIESTI 10 anni e 8 mesi
      • Gianluca Alimena, difeso dall’avvocato Emiliano Iaquinta CHIESTI 2 anni
      • Claudio Alushi, difeso dall’avvocato Antonio Quintieri CHIESTI 18 anni
      • Salvatore Ariello, difeso dall’avvocato Fiorella Bozzarello CHIESTI 20 anni
      • Luigi Avolio, difeso dagli avvocati Cesare Badolato e Raffaele Brescia CHIESTI 10 anni e 8 mesi
      • Ivan Barone, difeso dall’avvocato Rosa Pandalone CHIESTI 8 anni
      • Giuseppe Belmonte, difeso dagli avvocati Filippo Cinnante e Gaetano Maria Bernaudo CHIESTI 8 anni e 2 mesi (clicca su avanti per leggere i nomi degli imputati del processo abbreviato di “Reset”)
      • Gianluca Benvenuto, difeso dall’avvocato Antonio Quintieri e Matteo Cristiani CHIESTI 10 anni e 8 mesi
      • Massimo Bertoldi, difeso dagli avvocati Antonio Quintieri e Filomena Rota CHIESTI 12 anni e 4 mesi
      • Piero Bertoldi, difeso dall’avvocato Domenico Villella CHIESTI 2 anni
      • Cosimo Bevilacqua (classe 1965), difeso dagli avvocati Giacomo Iaria e Gianpiero Calabrese CHIESTI 18 anni e 8 mesi
      • Fabio Bevilacqua, difeso dall’avvocato Raffaele Brunetti CHIESTI 10 anni e 8 mesi
      • Fiore Bevilacqua alias “Mano Mozza”, difeso dagli avvocati Antonio Ingrosso e Gianpiero Calabrese CHIESTI 10 anni
      • Francesco Bevilacqua, difeso dagli avvocati Luigi Bonofiglio e Michele Franzese CHIESTI 10 anni e 8 mesi
      • Leonardo Bevilacqua, difeso dall’avvocato Filippo Cinnante CHIESTI 12 anni
      • Luigi Bevilacqua, difeso dagli avvocati Mariarosa Bugliari e Leone Fonte CHIESTI 10 anni e 8 mesi
      • Luigina Bevilacqua, difesa dagli avvocati Cesare Badolato CHIESTI 2 anni
      • Andrea Bruni (classe 1983) difeso dall’avvocato Antonio Quintieri CHIESTI 4 anni e 8 mesi
      • Gianfranco Bruni, difeso dall’avvocato Luca Acciardi CHIESTI 20 anni
      • Giuseppe Zoltan Bruniani CHIESTI Un anno e 4 mesi
      • Salvatore Calandrino, difeso dagli avvocati Antonio Aloe e Rossana Cribari CHIESTI 10 anni e 4 mesi
      • Gianluca Campolongo, difeso dagli avvocati Nicola Carratelli CHIESTI 7 anni
      • Giuseppe Caputo, difeso dall’avvocato Fiorella Bozzarello CHIESTI 12 anni
      • Francesco Carelli (difeso dall’avvocato Ugo Ledonne) CHIESTI 4 anni e 8 mesi
      • Alessandro Cariati, difeso dagli avvocati Giorgia Greco e Tanja Argirò CHIESTI 2 anni (clicca su avanti per leggere i nomi degli imputati del processo abbreviato di “Reset”)
      • Alessandro Catanzaro, difeso dall’avvocato Luca Acciardi CHIESTI 14 anni
      • Maria Rosaria Ceglie, difeso dagli avvocati Camillo Gabriele Fiorito ed Emma Eboli CHIESTI 3 anni e 8 mesi
      • Patrizio Chiappetta, difeso dagli avvocati Luca Acciardi e Alessandro Diddi CHIESTI 10 anni e 8 mesi
      • Daniele Chiaradia, difeso dagli avvocati Pasquale Di Iacovo e Maurizio Malomo CHIESTI 12 anni e 4 mesi
      • Francesco Ciliberti, difeso dagli avvocati Alessandro Diddi ed Enzo Belvedere CHIESTI 16 anni
      • Fabiano Ciranno, difeso dall’avvocato Giancarlo Greco e Cesare Badolato CHIESTI 18 anni
      • Francesco Curcio, difeso dagli avvocati Mariarosa Bugliari CHIESTI 14 anni
      • Marco D’Alessandro, difeso dall’avvocato Gianluca Garritano CHIESTI 20 anni
      • Adolfo D’Ambrosio, difeso dall’avvocato Cesare Badolato CHIESTI 20 anni
      • Francesco De Cicco, difeso dagli avvocati Cristian Bilotta e Francesco Gambardella CHIESTI 4 anni e 10 mesi
      • Massimiliano D’Elia, difeso dall’avvocato Fiorella Bozzarello CHIESTI 12 anni
      • Cesare D’Elia, difeso dall’avvocato Cristian Cristiano CHIESTI 10 anni e 8 mesi
      • Andrea De Giovanni, difeso dagli avvocati Luca Acciardi e Tanja Argirò CHIESTI 10 anni e 8 mesi
      • Michele Di Puppo, difeso dagli avvocati Angelo Pugliese e Gianluca Garritano CHIESTI 20 anni
      • Umberto Di Puppo, difeso dagli avvocati Angelo Pugliese e Gianluca Garritano CHIESTI 20 anni
      • Carlo Drago, difeso dagli avvocati Francesco Santelli e Cesare Badolato CHIESTI 20 anni
      • Renato Falbo, difeso dall’avvocato Pietro Sammarco CHIESTI 7 anni (clicca su avanti per leggere i nomi degli imputati del processo abbreviato di “Reset”)
      • Rosetta Falvo, difeso dall’avvocato Mario Scarpelli CHIESTI 10 anni e 10 mesi
      • Cristian Ferraro, difeso dall’avvocato Michele Donadio CHIESTI 10 anni e 10 mesi
      • Simona Ferrise, difeso dall’avvocato Laura Gaetano CHIESTI 14 anni
      • Rosa Filippelli, difeso dall’avvocato Angelo Nicotera CHIESTI 3 anni
      • Adolfo Foggetti, difeso dall’avvocato Michele Gigliotti CHIESTI 3 anni e 8 mesi
      • Oscar Fuoco, difeso dall’avvocato Filippo Cinnante CHIESTI 10 anni e 8 mesi
      • Pietro Gardi, difeso dall’avvocato Francesco Acciardi CHIESTI un anno e 4 mesi
      • Gino Garofalo, difeso dall’avvocato Antonio Quntieri CHIESTI 16 anni
      • Salvatore Garofalo, difeso dall’avvocato Filippo Cinnante CHIESTI 2 anni
      • Alberigo Granata, difeso dall’avvocato Filippo Cinnante CHIESTI 12 anni
      • Andrea Greco, difeso dall’avvocato Giorgia Greco e Sergio Rotundo CHIESTI 19 anni
      • Francesco Greco (pentito) CHIESTI 8 anni
      • Francesco Gualano, difeso dall’avvocato Angelo Pugliese CHIESTI 10 anni e 8 mesi
      • Silvia Guido, difesa dagli avvocati Tanja Argirò e Giorgia Greco CHIESTI 16 anni
      • Francesco Iantorno, difeso dall’avvocato Francesco Boccia CHIESTI 10 anni e 8 mesi
      • Giuseppe Iirillo, difeso dagli avvocati Filippo Cinnante e Aldo Iirillo CHIESTI 10 anni e 8 mesi
      • Antonio Illuminato, difeso dall’avvocato Fiorella Bozzarello CHIESTI 20 anni (clicca su avanti per leggere i nomi degli imputati del processo abbreviato di “Reset”)
      • Luciano Impieri, difeso dall’avvocato Caterina De Luca CHIESTI 6 anni
      • Carlo Lamanna, difeso dall’avvocato Giuseppe Manna CHIESTI 20 anni
      • Daniele Lamanna, difeso dall’avvocato Michele Gigliotti CHIESTI 3 anni e 4 mesi
      • Ettore Lanzino, difeso dall’avvocato Gianluca Garritano CHIESTI 20 anni
      • Fabio Laratta, difeso dall’avvocato Pasquale Marzocchi CHIESTI 2 anni
      • Saverio Madio, difeso dagli avvocati Filippo Cinnante e Romualdo Truncè CHIESTI 10 anni e 8 mesi
      • Gianluca Maestri, difeso dagli avvocati Renato Tocci e Rossana Cribari CHIESTI 20 anni
      • Antonio Magnelli, difeso dall’avvocato Gisberto Spadafora CHIESTI 2 anni
      • Massimo Giuseppe Maione, difeso dagli avvocati Giorgia Greco ed Enzo Belvedere CHIESTI 4 anni e 6 mesi
      • Antonio Manzo, difeso dagli avvocati Antonio Ingrosso e Osvaldo Rocca CHIESTI 12 anni
      • Antonio Marotta, difeso dall’avvocato Fiorella Bozzarello CHIESTI 20 anni
      • Mauro Marsico, difeso dall’avvocato Lucio Ebardo e Luca Acciardi CHIESTI 10 anni
      • Francesco Mazzei, difeso dall’avvocato Cesare Badolato e Gianpiero Calabrese CHIESTI 16 anni e 6 mesi
      • Ivan Montualdista, difeso dall’avvocato Angelo Pugliese CHIESTI 16 anni
      • Alfredo Morelli, difeso dall’avvocato Antonio Quintieri CHIESTI 16 anni e 8 mesi
      • Alessandro Morrone (classe 1988), difeso dall’avvocato Giuseppe De Marco CHIESTI 16 anni e 8 mesi
      • Francesco Occhiuzzi (difeso dagli avvocati Vito Caldiero e Carmine Curatolo) CHIESTI 3 anni (clicca su avanti per leggere i nomi degli imputati del processo abbreviato di “Reset”)
      • Roberto Olibano junior (difeso dall’avvocato Anna Maria Domanico) CHIESTI 12 anni
      • Anna Palmieri, difesa dall’avvocato Vania Giuseppina Gianporcaro CHIESTI 5 anni e 4 mesi
      • Francesco Patitucci, difeso dagli avvocati Luca Acciardi e Laura Gaetano CHIESTI 20 anni
      • Damiana Pellegrino, difesa dagli avvocati Luca Acciardi e Lucio Esbardo CHIESTI 10 anni e 8 mesi
      • Erminio Pezzi, difeso dagli avvocati Giorgia Greco e Gianluca Garritano CHIESTI 20 anni
      • Enzo Piattello, difeso dall’avvocato Gianpiero Calabrese CHIESTI 16 anni
      • Giuseppe Piromallo, difeso dagli avvocati Luca Acciardi e Giorgia Medaglia CHIESTI 3 anni
      • Mario “Renato” Piromallo, difeso dagli avvocati Luca Acciardi e Giorgia Medaglia CHIESTI 20 anni
      • Paolo Pisani, difeso dagli avvocati Luca Acciardi e Cesare Badolato CHIESTI 2 anni e 2 mesi
      • Roberto Porcaro, difeso dall’avvocato Mario Scarpelli CHIESTI 20 anni
      • Franco Presta, difeso dagli avvocati Sara Luiu e Lucio Esbardo CHIESTI 20 anni
      • Gennaro Presta, difeso dagli avvocati Rossana Cribari e Cesare Badolato CHIESTI 20 anni
      • Roberto Presta, difeso dall’avvocato Maria Claudia Conidi CHIESTI 5 anni e 4 mesi
      • Maurizio Rango, difeso dall’avvocato Teodora Gabrieli CHIESTI 20 anni
      • Michele Rende, difeso dagli avvocati Rossana Cribari e Pasquale Marzocchi CHIESTI 14 anni
      • Francesco Ripepi, difeso dagli avvocati Michele Franzese e Sandro Furfaro CHIESTI 10 anni e 8 mesi
      • Gianfranco Ruà, difeso dagli avvocati Massimo Petrone e Valentina Moretti CHIESTI 20 anni (clicca su avanti per leggere i nomi degli imputati del processo abbreviato di “Reset”)
      • Antonio Russo, difeso dall’avvocato Roberto Deni CHIESTI 12 anni
      • Stefano Salerno, difeso dall’avvocato Angelo Pugliese CHIESTI 16 anni e 8 mesi
      • Eugenio Satiro, difeso dagli avvocati Fiorella Bozzarello e Filippo Cinnante CHIESTI 10 anni e 8 mesi
      • Marco Saturnino, difeso dagli avvocati Giuseppe Malvasi e Filippo Cinnante CHIESTI 10 anni
      • Salvatore Sesso, difeso dagli avvocati Vincenzo Tridico CHIESTI 8 anni e 4 mesi
      • Luca Simerano, difeso dall’avvocato Antonio Quintieri CHIESTI 7 anni
      • Mario Sollazzo, difeso dagli avvocati Carlo Esbardo e Giovanni Favasuli CHIESTI 10 anni e 8 mesi
      • Francesco Sorrentino, difeso dall’avvocato Linda Boscaglia CHIESTI 4 anni e 8 mesi
      • Ettore Sottile, difeso dagli avvocati Cesare Badolato e Pasquale Naccarato CHIESTI 20 anni
      • Alberto Superbo, difeso dall’avvocato Angelo Pugliese e Gianluca Garritano CHIESTI 20 anni
      • Marco Tornelli, difeso dall’avvocato Cristian Cristiano CHIESTI 10 anni e 8 mesi
      • Alberto Turboli, difeso dall’avvocato Cristian Bilotta e Maurizio Nucci CHIESTI 10 anni e 10 mesi
      • Danilo Turboli, difeso dall’avvocato Antonio Quintieri CHIESTI 10 anni e 8 mesi
      • Francesco Veltri, difeso dall’avvocato Luca Acciardi CHIESTI 6 anni
      • Giuseppe Zaffonte, difeso dall’avvocato Emanuela Capparelli CHIESTI 5 anni e 7 mesi
      • Roberto Zengaro, difeso dall’avvocato Antonio Quintieri CHIESTI 10 anni e 10 mesi
      • Antonio Zinno, difeso dall’avvocato Nicola Carratelli CHIESTI 10 anni e 8 mesi (clicca su avanti per leggere le parti civili)

      “Reset” in abbreviato, le parti civili

      • Ministero dell’Interno, difeso dall’avvocato Antonello Membrini
      • Ministero della Giustizia, difeso dall’avvocato Antonello Membrini
      • Regione Calabria, difesa dall’avvocato Michele Rausei
      • Presidenza del Consiglio dei Ministri, difeso dall’avvocato Antonello Membrini
      • Ministero della Difesa, difeso dall’avvocato Antonello Membrini
      • Ministero della Difesa – Comando Generale dei Carabinieri, difeso dall’avvocato Antonello Membrini
      • Commissario Straordinario del Governo presso il Ministero tratto Antiusura e Racket, difeso dall’avvocato Antonello Membrini, Invitalia, difesa dall’avvocato Grazia Volo
      • Comune di Cosenza, difeso dall’avvocato Francesco Chiaia
      • Provincia di Cosenza, difeso dall’avvocato Raffaele Prisco
      • Comune di Rende, difeso dall’avvocato Santo Spadafora
      • Monopoli di Stato, difeso dall’avvocato Antonello Membrini
      • Associazione AntiRacket Lucio Ferrami, difesa dall’avvocato Carlo Carere
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      Tag
      'Ndrangheta · Cosenza · Reset

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