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Le prossime elezioni europee, spartiacque per lo scenario politico nazionale e locale, vedranno la nostra compagine politica fare cartello assieme alla Lega di Matteo Salvini. Inutile nascondersi dietro un dito, d’altronde la nostra storia dice altro: rispetto alle pretestuose perplessità sorte da parte del ceto politico locale ma anche della Lega stessa, mi sento di fare chiarezza definitiva sul patto federativo firmato tra IdM e Lega.
Atteso che in Italia le leggi elettorali, contrariamente ai dettami costituzionali, non tutelano le forze politiche minoritarie o comunque sia di nuova natalità, l’esigenza del nostro partito non solo era quella di trovare finalmente interlocutori nazionali affidabili ma anche di portare a Roma le istanze dei nostri bistrattati territori. Ricordo, infatti, a me stesso che non solo in questa aggregante operazione vi fanno parte forze moderate come l’UDC dell’On. Cesa ma che ogni componente di tale accordo manterrà la propria autonomia organizzativa e decisionale, senza pregiudizi nei confronti di un passato che non viene certamente condiviso da tutte le parti in causa, Lega compresa, e con il quale non possiamo fare i conti se vogliamo immaginare un futuro fatto di temi, invece, sottoscritti per il bene comune.
Nessuna contraddizione con il passato, dunque, se si pensa che l’autonomia differenziata non può non essere condivisibile se attuata con le garanzie costituzionali dei LEP e dei LEA, se si pensa che opere infrastrutturali importantissime per il futuro socio-economico del Sud, come il Ponte sullo Stretto, dopo anni di fuffa, verranno realizzate. Temi rispetto ai quali vi è stata anche la convergenza di tutto il centrodestra che noi di IdM, con spirito civico, abbiamo sostenuto alle ultime due tornate elettorali regionali e nazionali.
Mi domando, allora, cosa ci sia di scabroso nel sostenere una parte di coalizione di centrodestra piuttosto che un’altra. Capisco che una forza libera e dirompente come l’IdM possa dare fastidio a taluni, a maggior ragione se si entra finalmente, dopo tanti sacrifici, nei circuiti della politica nazionale. D’altronde, solo in una visione utopistica e demagogica si può credere che le battaglie politiche si possano fare al di fuori delle istituzioni. Nel Ministro Matteo Salvini riconosco, al di là degli errori del passato, un policy maker del fare che rispecchia l’azione amministrativa del sottoscritto e l’approccio pragmatico ai temi del partito che ho contribuito a fondare.
Questa scelta non la riteniamo la panacea di tutti i mali ma un buon viatico per l’inizio di una nuova stagione di riforme che, a cominciare dall’istituzione di un fondo perequativo per i territori con minore capacità fiscale, come previsto dall’articolo 119 della Costituzione, possa restituire dignità a tutti i cittadini italiani. L’Italia del Meridione, oggi come ieri, è il garante della corretta applicazione della Costituzione, fuori da logiche che riteniamo desuete e quindi non corrispondenti al principio dell’equità territoriale e dei desiderata dei cittadini di questa parte di paese e non solo.