Custodì in casa 10 chili di droga, una donna di Cosenza ammette le sue responsabilità
Si è conclusa la vicenda giudiziaria di una donna di Cosenza, arrestata nei mesi scorsi dai carabinieri della stazione di Cosenza Principale, al termine di una delicata attività d’indagine, che aveva portato dietro le sbarre anche il figlio della stessa, poi scarcerato dal gip di Cosenza competente del caso. Infatti, il 17 maggio scorso, la
Si è conclusa la vicenda giudiziaria di una donna di Cosenza, arrestata nei mesi scorsi dai carabinieri della stazione di Cosenza Principale, al termine di una delicata attività d’indagine, che aveva portato dietro le sbarre anche il figlio della stessa, poi scarcerato dal gip di Cosenza competente del caso.
Infatti, il 17 maggio scorso, la donna, tramite il suo avvocato difensore Fabio Parise, ha ammesso le sue responsabilità, chiarendo una volta per tutte come sono andati realmente i fatti.
La storia riguarda la detenzione di 10 chili di droga nel suo appartamento, custoditi in un pacco, che i carabinieri erano riusciti ad intercettare grazie al fiuto del cane antidroga di nome “jettamor’s”, di tre anni, che aveva guidato da subito i militari verso il soggiorno dove erano poste, sotto il tavolo della sala da pranzo, due buste in tela con all’interno 20 panetti di hashish avvolti con del nastro di imballaggio, per un peso complessivo di oltre 10 chilogrammi.
La donna, trovandosi in difficoltà economiche, a seguito di una conoscenza con un soggetto extracomunitario, aveva accettato di custodire questo grosso carico di droga dentro casa sua in cambio di una somma di denaro.
I carabinieri, evidentemente, avevano già intuito dove fosse il pacco di hashish, visto che fecero irruzione nell’appartamento della donna, che fino a quel momento era incensurata e lontana da qualsiasi sospetto di essere una persona coinvolta in un giro di droga.
Il gip di Cosenza, dopo il parere favorevole della procura di Cosenza, ha accettato il patteggiamento a oltre due anni di reclusione. La donna, attualmente, si trova agli arresti domiciliari in una struttura di accoglienza per donne in difficoltà. La posizione del figlio, invece, dovrebbe essere archiviata una volta escluse ogni sue responsabilità penali rispetto ai fatti contestati. (Antonio Alizzi)