Arnaldo Caruso, presidente della società italiana di virologia e professore ordinario all’Università di Brescia, torna a parlare dell’epidemia da coronavirus. Il professore, originario di Cosenza, è stato tra i primi a mettere in guardia l’Italia sulle conseguenze della malattia infettiva che ha causato centinaia di migliaia di morti. Oggi Caruso, in un’intervista al quotidiano “La Stampa” di Torino, spiega come agire in previsione di una seconda ondata di contagi.

Seconda ondata di contagi da coronavirus, parla il professore Caruso

«La ricetta è semplice: più tamponi si fanno, più si riesce a limitare l’epidemia». Un ragionamento che Arnaldo Caruso estende anche alle scuole. «Ritengo che non sia fondamentale portare la mascherina a scuola, ma è più utile sottoporre a test rino-faringeo studenti e lavoratori ogni 2-3 mesi». Nonostante l’aumento considerevole dei nuovi casi, sono pochi i positivi che necessitano di un ricovero in ospedale o addirittura di un trasferimento in Terapia Intensiva. «E’ ovvio che godendo di maggiore libertà ci sia un aumento dei contagi. Mi sembra chiaro ed inevitabile. L’aspetto interessante, però, è che gli ospedali sembrano non riempirsi».

Anche se sembra ancora prematuro ipotizzare che il coronavirus abbia perso forza e aggressività per le alte temperature. Caruso chiarisce anche questo aspetto: «Tutto ciò avrà un senso se dopo il periodo estivo ci sarà un nuovo mutamento del virus. Se nelle prossime settimane non ci fossero troppi ricoveri, dovremmo interrogarci su cosa è cambiato e come reagisce il nostro corpo all’infezione».