Montalto Uffugo epicentro del traffico illecito di rifiuti: parola al gip
Le indagini sui fratelli De Vincenzi, operanti a Montalto Uffugo, iniziano nel 2016. Ecco cosa hanno scoperto i militari del Nipaf di Cosenza.
I pm Domenico Assumma e Vito Valerio, in servizio presso la procura di Catanzaro, ritengono che il comune di Montalto Uffugo sia l’epicentro del presunto traffico illecito di rifiuti gestito, secondo il Nipaf di Cosenza, dai fratelli De Vincenzi. Si evince dall’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Catanzaro, Teresa Guerrieri. (LEGGI QUI LA NOTA DELLA DDA DI CATANZARO)
Nelle motivazioni che hanno portato all’adozione delle 61 misure cautelari, si legge che «l’ufficio di procura ha avanzato richiesta di applicazione di misure cautelari personali (nella specie, custodia cautelare in carcere e arresti domiciliari), nonché di misure cautelari reali (sequestri di quote sociali, patrimoni aziendali e mezzi), ipotizzando la sussistenza di un’associazione a delinquere, operante tra Cosenza, Lamezia Terme, Napoli e provincia di Salerno, caratterizzata dalla presenza di più centri operativi, coordinati reciprocamente al fine di promuovere, organizzare e gestire una vastissima attività di ricettazione di rame di provenienza furtiva e traffico illecito di rifiuti». (LEGGI QUI I NOMI DEGLI INDAGATI)
Secondo la procura di Catanzaro, «il centro decisionale dell’organizzazione s’identificherebbe nell’azienda “F. lli De Vincenzi Gianfranco & Angelo snc”, con sede a Montalto Uffugo, mentre la ditta “Latempa Metalli”, con sede a Napoli fungerebbe da acquirente all’ingrosso del rame ricevuto illecitamente dai De Vincenzi; la ditta “Italferro Srl Div. Ecofer” di Roma risulterebbe, sulla base dei documenti di trasporto non supportati però da ulteriori riscontri, acquirente all’ingrosso di rifiuti speciali pericolosi, rappresentati da pacchi auto non bonificati; l’impresa individuale “Milleservizi” di Lamezia Terme di Danilo Talarico sarebbe l’acquirente all’ingrosso di rifiuti speciali pericolosi rappresentati da accumulatori al piombo per autoveicoli».
Come nasce l’operazione “Efesto 2”
L’indagine “Efesto 2” nasce il 23 novembre del 2016 dell’allora Nipaf di Cosenza (Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale), quando gli investigatori, al termine di alcuni servizi di osservazione svolti d’iniziativa sull’attività di gestione dei rifiuti esercitata all’interno del piazzale dell’azienda “F. lli De Vincenzo Angelo e De Vincenzi Gianfranco snc” di Montalto Uffugo”.
Dalle prime attività di osservazione, sarebbe emersa l’esistenza di un’attività organizzata «diretta alla ricettazione e al traffico di rame, ed in particolare di cavi conduttori in rame ad alta tensione, anche combusti, che, per la natura e le caratteristiche del materiale conferito, per l’identità di soggetti conferitori (alcuni dei quali già noti alle forze dell’ordine) e per le circostanze stesse dal conferimento, appariva essere di provenienza delittuosa».
L’attività investigativa, inoltre, è stata portata avanti con registrazioni video con tre telecamere (due brandeggiabili e una fissa), collocate in contrada Santa Maria di Montalto Uffugo, rivolte sul piazzale della ditta De Vincenzi, ove si svolgevano tutte le attività aziendali. Le attività di osservazione e videoregistrazione si sono svolte nel periodo compreso tra il 20 marzo e il 3 maggio 2017, e nel periodo compreso tra il 4 dicembre 2017 e il 24 aprile 2018.
Cosa contesta la procura di Catanzaro
Dall’analisi della documentazione aziendale inerente le attività di ricezione e cessione dei rifiuti (e del rame di provenienza delittuosa) ed in particolare dei formulari identificativi dei rifiuti, delle autovetture, dei documenti di trasporto, e del registro aziendale di carico e scarico rifiuti, ed il raffronto della documentazione stessa con le registrazioni video delle attività quotidianamente svolte all’interno dell’azienda, emergerebbe come la totalità dell’azienda e delle attività svolte al suo interno sarebbero state dirette alla gestione di un traffico illecito di ingenti quantità di rifiuti, anche pericolosi (ad esempio accumulatori al piombo o carcasse di auto sottoposte a pressatura senza bonifica dalle componenti inquinanti) ed alla ricettazione e riciclaggio di ingenti quantità di rame di provenienza delittuosa.
Le valutazioni fornite dal gip di Catanzaro
Il gip di Catanzaro, valutando gli elementi indiziari dell’operazione “Efesto 2”, scrive che «i conferimenti in entrata non sono stati quasi mai registrati in carico all’apposito registro di carico e scarico rifiuti, e quasi mai corredati dal formulario identificativo del rifiuto (FIR). Nella quasi totalità dei casi i conferimenti in entrata sono avvenuti totalmente “in nero” o con FIR falsi. Sono state redatte delle autovetture; in particolare su un totale di 3.373 conferimenti ne sono state redatte 1.421, il 42% rispetto al totale dei conferimenti, ma solo 58 di queste intestate a soggetti che hanno effettivamente conferito i rifiuti in azienda».
Inoltre, «i rifiuti pericolosi e non pericolosi, venivano accatastati alla rinfusa formando un imponente cumulo indifferenziato. Qui, con l’ausilio di una cesoia, gli stessi rifiuti, di diversa natura e misti fra loro, venivano semplicemente sezionati per ridurne il volume. Allorquando si presentavano sul piazzale gli autocarri di aziende operanti nel settore della metalmeccanica e della siderurgia, che dai De Vincenzi si rifornivano, venivano caricati i relativi cassoni con l’utilizzo delle pinze meccaniche, che prelevavano dall’imponente cumulo i rifiuti ferrosi in modo indistinto, così come in ditta avevano fatto ingresso».
Cade l’associazione a delinquere
Per quanto riguarda il presunto traffico illecito di rifiuti pericolosi rappresentati da accumulatori al piombo esausti, «la stessa è risultata avvenuta in violazione della normativa ambientale. E’ stato osservato che detti rifiuti vengono ricevuti da conferitori che non hanno alcuna autorizzazione a trattarli o vengono ceduti dalla stessa ditta a soggetti non autorizzati al loro trasporto o trattamento. Dall’esame del registro di carico e scarico è emerso che le cessioni in entrata ed in uscita ivi registrate non corrispondono alle reali cessioni delle batteria esauste».
Nella parte finale del provvedimento cautelare, tuttavia, il gip ha escluso la sussistenza indiziaria riguardante la costituzione di un’associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti. Riconosciuta invece la gravità indiziaria riguardanti i capi B, C e D. Infine, «dall’attività investigativa è emerso come Gianfranco De Vincenzi e Angelo De Vincenzi, titolari dell’azienda, risultino i motori principali della filiera commerciale del metallo e dei rifiuti di provenienza delittuosa».