Regionali Calabria, centrosinistra nel caos: Nicola Irto si ritira
Il consigliere regionale Nicola Irto accusa il Pd e rinuncia alla candidatura per la presidenza della Regione Calabria. Ecco cosa ha detto.
L’attuale consigliere regionale del Pd, Nicola Irto, già presidente del consiglio regionale della Calabria, ha deciso di ritirarsi dalla corsa per la presidenza della Giunta regionale della Calabria. Le elezioni regionali, infatti, si terranno in autunno, a distanza di quasi un anno dalla scomparsa dell’ex Governatrice, Jole Santelli.
Il politico reggino, in un’intervista all’Espresso, ha spiegato i motivi del passo indietro, accusando il Pd e alcuni pezzi del centrosinistra di voler favorire la candidatura di Luigi De Magistris. «Appare di continuo una volontà di mettere in discussione le decisioni prese da molto tempo dal partito democratico calabrese e dagli alleati di centrosinistra: ma continuando a perdere tempo si lascia terreno alla destra e a De Magistris. Rinuncio quindi all’incarico e chiedo a Enrico Letta di trovare una soluzione per non continuare a svilire la dignità degli elettori e dei militanti del Pd in Calabria».
Calabria allo stremo
«Il Pd deve cambiare, non solo per poter mettersi in gioco alle elezioni, ma con una nuova generazione che c’è, anche se viene vissuta con fastidio da chi pensa solo a fare carriera: ma non possiamo ridurci ai feudi, dobbiamo essere una comunità aperta. Non possiamo solo pensare con chi ci alleiamo: il Pd deve dire cosa vuol fare, se vuol parlare agli elettori» continua Nicola irto. «La Calabria è allo stremo, per gli atavici problemi strutturali e per l’ulteriore anno di pandemia, eppure sembra non importare a nessuno. A volte mi sembra di essere l’unico che cerca di dare una visione di futuro, a pensare sia indispensabile un quadro netto di progetti, chiarezza per attuarli. Non basta infatti vincere, bisogna governare, altrimenti torniamo alle sabbie mobili, che poi sono la storia anche di questa terra: la melma dove si impantanano le coalizioni senza identità».
Pd diviso in piccoli feudi
«Un partito» riferendosi al Pd «che vuole essere attrattivo non può suddividersi in piccoli feudi che giocano a pare gli strateghi per garantirsi una poltrona. Né in Calabria, né altrove. Purtroppo intravedo questo schema anche al livello di governo: c’è troppa timidezza. Da mesi mi sgolo, ad esempio, affinché si affronti il tema della sanità in regione. Siamo ancora fermi, salvo l’ultimo confuso decreto che ci fa passare da uno status di regione commissariata, a quello di super commissariata, senza ovviamente alcun impegno economico vero per superare il debito sanitario. Intorno al tema sanità c’è il capitolo infrastrutture, ma neanche su quello si muove nulla. E al governo c’è il Pd: non da mesi, da anni».
Le accuse di trasversalismo
«Ho visto stallo e tatticismo. E ho anche visto che c’è un trasversalismo, in pezzi del centrosinistra calabrese, dovuto ad interessi comuni con pezzi del centrodestra. Ho steso un programma in questi mesi, l’ho condiviso con il vero motore della regione: studenti, imprenditori, terzo settore, professionisti. Sarebbe stato bello concentrarsi su questo. Ma nessuno vuol discutere di contenuti: solo di tattica, credendo di prendere un voto in più. E intendiamoci: allargare la coalizione è una cosa giusta e intelligente, ma non possiamo condannarci a muoverci con il bilancino. La Calabria ha bisogno di iniziare a correre verso il futuro, con un governo chiaro che provi a realizzare ciò che dice».
Le critiche a Provenzano
Irto, inoltre, critica anche il vicesegretario del Pd, Provenzano, ex ministro del Governo Conte. «È stata una ingenuità politica continuare a inseguire de Magistris, che ha scelto di candidarsi in Calabria per fuggire da Napoli e, dopo averla lasciata in un mare di debiti, pensa di trovare qui un rifugio politico o una terra di conquista. Abbiamo dato disponibilità per confrontarci sui nomi, anche disposti un passo indietro: le primarie sarebbero state l’occasione per mettere insieme tutti quelli che vogliono battere la destra. Ma lui ha detto sempre di no: quindi o ha paura di confrontarsi, o non è davvero alternativo al centrodestra. È un’altra vittoria del personalismo sulla responsabilità».
«Zingaretti aveva ragione…»
«Le motivazioni per cui Zingaretti si è dimesso, tre mesi fa, non sono sparite, e le ho viste all’opera anche in questo caso. Dobbiamo intenderci su cosa siano le correnti: sono forze che, come strumento di occupazione del partito, per sopravvivere e auto-perpetuarsi hanno la necessità di controllare e dividere le realtà territoriali, in uno scambio reciproco di servigi che trova il suo ancoraggio nell’interesse personale e non nella crescita collettiva. Ecco cosa è accaduto: queste forze, che sono sempre alla ricerca di feudatari, hanno tentato di indebolire il progetto politico della Calabria, con atteggiamenti e messaggi ambigui, trasversali. Senza un confronto chiaro».
Su Enrico Letta
«Il segretario Enrico Letta ha iniziato una battaglia, ma si è insediato da meno di tre mesi, spero che a breve avvii una iniziativa per rimettere il Pd in grado non solo di poter giocare la partita alle regionali, ma soprattutto riesca ad organizzarsi e a cambiare, anche con una nuova generazione che riesca ad aprire un partito che non può essere soltanto dei commissari e degli eletti, ma deve essere una comunità aperta» si legge nella parte finale dell’intervista.