L’ultima bolletta energetica ricevuta, ha certificato un rincaro del 128% per un imprenditore paolano, che per far fronte alle difficoltà del momento, e preservare il posto di lavoro ai suoi dipendenti, ha deciso di modificare il menu del suo ristorante.

Determinata da uno scenario internazionale sempre più caotico, la crisi energetica sta abbattendosi come una scure sulle tasche dei contribuenti, chiamati a far fronte a costi sempre più elevati, che si traducono in bollette esorbitanti. A farne le spese, oltre ai cittadini-utenti, sono anche e soprattutto le imprese, che in ogni modo stanno cercando di far quadrare i conti anche a scapito dei guadagni, per non mandare in crisi un comparto da cui dipendono molti posti di lavoro.

A Paola la situazione, già compromessa dai due anni di apnea dovuta all’emergenza sanitaria, ha iniziato a prendere una brutta piega e c’è chi, come Salvatore Fiorito, titolare del ristorante Atmosfera Versatile sul Lungomare cittadino,  si è trovato a dover rivedere il persino le portate da inserire nel proprio, prestigioso, menù.

«Abbiamo predisposto la nostra offerta – ha detto il giovane imprenditore – cercando di implementare il nostro menù, in questo periodo di destagionalizzazione, con una cucina più popolare, fatta di materie prime che non stanno subendo eccessivamente i contraccolpi dell’aumento dei prezzi, in gran parte figlio dei costi che derivano soltanto dal caro energia. Noi siamo una catena di sopravvivenza – ha proseguito Fiorito – nella quale il destino di ognuno dipende dall’anello cui è legato. Se il primo inizia a soffrire, soffriamo tutti. Ed è quello che sta accadendo».

A tal proposito, il ristoratore ha lanciato un appello rivolto a quanti hanno il potere di agire per migliorare la situazione. «Ci devono dare una risposta – ha detto – Perché quest’anno (fino a prima dello scoppio del conflitto in Ucraina, ndr) abbiamo visto una lievissima ripresa, quindi sappiamo di essere validi attori sul mercato. Non è possibile che, nella Camera di Commercio di Cosenza, si continui ad assistere alla mattanza degli artigiani della ristorazione e delle partite Iva, costrette a dichiarare forfait per il prezzo del pane o dell’olio di semi. Occorre che chi di dovere agisca, magari abbassando l’imposta sul valore aggiunto, che così com’è avvenuto per le famiglie, passate dal 22 al 5%, garantirebbe un notevole alleggerimento della pressione».