Due le filosofie di pensiero. C’è chi da sempre sostiene che lo spoke di Corigliano Rossano – quindi l’ospedale locale con le due teste “Giannettasio” e “Compagna” – debba essere rafforzato, chi invece, abbozza al sogno chiamato ospedale della Sibaritide. Nell’immaginario collettivo, quel polo sanitario di eccellenza che sta nascendo in contrada Insiti, terra di mezzo tra Corigliano e Rossano, partorito nel 2007, con una dotazione di 376 posti letto ed un piano economico finanziario di 144 milioni, ma per quegli anni, è il peggiore di tutti i mali. Perché, in fondo, in quella struttura si nascondono gli alibi dei fallimenti, dei tagli, degli scippi di servizi, reparti, posti letto e personale, dei livelli essenziali di assitenza ridotti ai minimi termini in quest’angolo di Calabria, di risposte mai fornite, di un servizio sanitario che ne esce a pezzi.

Tutto sacrificato sull’altare dell’ospedale della Sibaritide, attorno al quale da qualche settimana si addensano nubi nerissime ed un futuro nient’affatto roseo.

I prezzi di materiali e dell’energia sono lievitati esponenzialmente in oltre dodici anni – è quello il termine temporale di programmazione dell’ospedale – fino a scoppiare nella bolla speculativa del conflitto russo-ucraino e ad oggi quei 144 stanziati e racimolati a cavallo degli anni 2010, non bastano più.

La Regione sta provando a uscirne, alcuni tavoli sono già stati convocati con tecnici, azienda e dipartimenti regionali titolari, qualcuno di questi si è tenuto anche in prefettura, altri summit si terranno a breve.

Ma mentre l’ente titolare prova a dipanare la matassa burocratica ed economica, c’è chi stima i rincari, anche per via di una variante che servirà ad allineare l’ospedale alle normative del 2023, in 80, 90 milioni di euro. Un’enormità che alimenta l’idea di un’ennesima cattedrale nel deserto, su cui tanti si interrogano. Rimarrà a fare “bella mostra di sé” ben in vista dalla statale 106? E per quanto tempo? L’iter procedurale prevedeva la consegna dei lavori in una prima fase nella primavera 2024, poi nel 2025. Oggi sarebbe meglio indicare delle “x”.

Tra quanti si interrogano sul futuro del costruendo polo sanitario vi è anche Giuseppe Guido, segretario comprensoriale della Cgil Sibaritide, Pollino, Tirreno, che sbandiera già manifestazioni di piazza per quel diritto alla salute ed alle cure negato alla Sibaritide come in nessun altro angolo di Calabria.

Guido (Cgil): «Pronti alla mobilitazione popolare»

Tra quelli che denunciano la paralisi dei lavori c’è Giuseppe Guido, segretario comprensoriale della Cgil Sibaritide, Pollino Tirreno.

«Le lavorazioni – dice – sono ferme ed in cantiere sono presenti poche unità lavorative. Il fermo è dovuto al caro prezzi ed al caro energia che ha fatto lievitare notevolmente il costo dell’opera, creando un’oggettiva difficoltà alla società appaltante».

Per Guido, quindi, «serve una soluzione immediata perché a questo territorio, alla provincia di Cosenza, non può essere negato ancora per molto tempo il diritto alla salute ed alle cure, per via di un fermo del cantiere per cui fatichiamo ad intravedere una reale soluzione nei tempi previsti».

«Il presidente Occhiuto – insiste il cigiellino – ha assunto un impegno che individua in una variante progettuale la possibile soluzione in tempi brevi, ma siamo preoccupati che il cronoprogramma previsto – consegna dei lavori/entrata in esercizio nella primavera prima nel 2024 e poi nel 2025 – non sarà rispettato e che l’importo della variante possa anche far prefigurare problemi di carattere giudiziario rispetto alla gara d’appalto ed a possibili ricorsi».

Il sindacalista lancia poi un monito. «La Regione mantenga gli impegni, perché non consentiremo che in questo territorio, sul diritto alla salute, si edifichi una cattedrale nel deserto, ovvero il simbolo di quello che doveva essere l’ospedale della Sibaritide. Se entro fine mese – quindi pochi giorni ancora – non riceveremo risposte, siamo pronti alla mobilitazione civile per il diritto alla salute».

Tra variante, progetti, incartamenti, burocrazia, il “buco” temporale sui lavori potrà espandersi e di molto, con difficoltà aggiuntive relative alle penali.

«Già un anno fa abbiamo lanciato l’allarme ma non siamo stati ascoltati – conclude Giuseppe Guido –. Il governatore e commissario alla sanità mantenga fede agli impegni individuando soluzione valide in un percorso condiviso anche con l’amministrazione comunale di Corigliano Rossano. Ma temo che ancora per molto tempo continueremo a osservare quel manufatto, così com’è, mentre lo spoke di Corigliano Rossano, già depredato di innumerevoli servizi e senza personale, continuerà a campare alla giornata in attesa di un ospedale della Sibaritide che non sarà mai finito. E sì, il problema oggi riguarda solo quest’opera, gli ospedali della Piana e di Vibo Valentia sono ancora in fase embrionale…».