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«Nel far seguito a quanto recentemente apparso sulla stampa e inerente l’ordinanza di rigetto dell’istanza di rivisitazione del quadro cautelare avanzata in favore della signora Mirabelli, sono costretto a precisare come siano fuorvianti le notizie pubblicate, incentratesi su una ricostruzione parziale del Giudice della cautela che travisa, in modo palese, il contenuto di una fitta messaggistica». Inizia così una lunga lettera scritta dall’avvocato Cristian Cristiano legale di Tiziana Mirabelli, la donna accusata dell’omicidio di Rocco Gioffrè.
«Volgari e inequivoche – precisa il legale della Mirabelli – sono le pretese a sfondo sessuale, sviluppatesi per mesi sul profilo messanger dell’indagata, fino a costringerla al blocco dello stesso, oramai ossessionata da molestie e continui controlli, concretizzatisi finanche nell’apposizione di una videocamera in grado di inquadrarne h24 l’ingresso di casa nonché delle microspie sequestrate. Tali circostanze, messe in dubbio nella fase iniziale dell’indagine, allorquando l’interrogativo era il perché Tiziana non avesse denunciato e non avesse lamentato con nessuno tali morbose attenzioni, hanno definitivamente trovato conferma nella messaggistica acquisita, protrattasi per mesi sin dall’aprile 2022, a cavallo anche di quel mese di agosto in cui si era verificato il decesso della congiunta, nella quale esplicite sono le richieste di favori sessuali e altrettanto netti i rifiuti opposti, sino ai riferimenti alle microspie e al blocco del profilo.
La conferma dell’attendibilità del narrato sullo stalking subito, sui ricatti sessuali patiti, avrebbe dovuto condurre a estendere tale valutazione all’intero narrato, anche con riferimento a quanto accaduto il 14 febbraio, evento di cui, spesso si dimentica, ha parlato solo e soltanto la Mirabelli. E invece registriamo un totale travisamento probatorio, fatto oggetto di specifica impugnazione, in cui si valorizza il contenuto delle chat di soli tre giorni, ignorando quelle di mesi tra cui il posizionamento di microspie all’interno dell’abitazione di Tiziana diventa presunto – nonostante l’intervenuto sequestro e l’espresso riferimento alle stesse in almeno due chat registrate in epoca non sospetta in cui la Mirabelli lamentava tale illecita intromissione nella propria vita privata senza che dall’altra parte arrivasse smentita – e addirittura non può intendersi come indice di una condotta di molestie.
Si valorizza ancora la messaggistica dei giorni 11, 12 e 13 febbraio senza leggerla nel complesso e, soprattutto, senza legarla, in alcun modo, al contenuto dei due interrogatori resi dall’indagata nei quali, a gran voce, aveva ribadito la volontà e il tentativo di gestire ricatti e molestie, in ragione della circostanza che abitassero porta e porta, con le buone maniere ovvero parlando, mantenendo un buon rapporto, offrendo una parola dolce, mettendo a disposizione il proprio tempo.
La Mirabelli non richiede insistentemente attenzioni in quei tre giorni (e solo in quelli peraltro atteso che si bypassano le chat dei mesi precedenti e tenta solo di “gestire” la situazione, si dimentica, a tal proposito, il messaggio con cui soltanto il giorno prima di quel 14 febbraio, si rinfaccia ancora una volta alla Mirabelli di essersi tirata indietro, dato che conferma in modo inequivoco che a quella data la stessa non ha ceduto alle ripetute richieste dopo che ancora nei due giorni precedenti una prima volta 11 febbraio l’indagata aveva scritto di essersi addormentata e una seconda volta, 12 febbraio alla nuova accusa che non era stata di parola, dopo averlo assecondato nel dire che aveva aperto la porta di casa, in realtà, si decideva a farlo solo oltre le ore 6:00 del mattino successivo, generando il risentimento per quella che era oramai una palese presa in giro per il Gioffrè ma che per la Mirabelli rappresentava solo l’estenuante tentativo, certamente maldestro, di “gestire” una situazione che sarebbe esplosa l’indomani!
E tutto ciò è stato oggetto di dichiarazioni sin dall’inizio ma oggi viene ricondotto a reciproche richieste di vicinanza che mostrano di non tenere in alcun conto il quadro complessivo e soprattutto il dichiarato della Mirabelli: in tale ottica devono essere lette le richieste di vicinanza, di un caffè, di una sigaretta o di altro così tanto valorizzate nell’ordinanza di rigetto che si inquadrano in ciò che è stato chiarito sin dal primigenio colloquio con l’Ufficio di Procura e non in altro. Si è messo in dubbio all’inizio che la Mirabelli fosse vittima da mesi di molestie sessuali, stalking e ripetute ingerenze. Il dato oggi è pacificamente accertato. Si era messo in dubbio allo stesso tempo che non fosse stata aggredita con un coltello all’interno della propria abitazione: anche tale dato a breve troverà definitiva conferma».