Duplice omicidio di Cassano, parte il processo: le indagini e gli atti intimidatori
Prima udienza dibattimentale contro Francesco Adduci, accusato di aver attirato in una trappola Maurizio Scorza e la sua fidanzata, “Elena” Hedhli. Entrambi sono stati uccisi il 4 aprile 2022 tra Cassano Ionio e Castrovillari
A distanza di un anno e tre mesi dalla morte di Maurizio Scorza e della compagna “Elena” Hedhli – uccisi il 4 aprile 2022 con modalità mafiose tra le periferie di Cassano Ionio e Castrovillari – è partito il processo in Corte d’Assise di Cosenza contro Francesco Adduci. L’agricoltore cassanese è accusato di aver attirato nella trappola Maurizio Scorza, principale obiettivo dei mandanti e degli esecutori materiali.
La vittima, secondo la Dda di Catanzaro, sarebbe stata ammazzata nel podere di Adduci e portata verso Castrovillari, dove i killer hanno abbandonato l’auto con dentro la fidanzata. Da un punto di vista cautelare, le ordinanze hanno mantenuto salda l’ipotesi accusatoria, ora invece si tratta di entrare nel merito delle contestazioni. Ed è per questo motivo che il pubblico ministero Alessandro Riello, ha esaminato i carabinieri che hanno partecipato fattivamente alle indagini.
Quando furono trovati i corpi di Scorza e della fidanzata
Davanti al presidente Paola Lucente (giudice a latere Marco Bilotta), i carabinieri del Comando provinciale di Cosenza hanno spiegato che, una volta venuti a conoscenza del duplice omicidio, si sono recati sul posto, in località Gammellone. Lì infatti si trovavano i corpi di Maurizio Scorza ed “Elena” Hedhli. Il primo assassinato con due colpi di pistola, la seconda con dodici. Un’azione mafiosa segnata anche dalla presenza dell’agnello nel portabagagli e dal tentativo di bruciare la Mercedes, per distruggere le prove all’interno della macchina.
Il momento della cattura di Adduci
Il maresciallo Petrachi, sentito dal pm Riello, ha ripercorso la fase investigativa svolgendo tutte le attività che hanno portato poi alla cattura di Francesco Adduci, arrestato mentre lavorava in un terreno di proprietà di uno dei componenti della famiglia Forastefano di Cassano Ionio, di cui sarebbe stato un dipendente. Durante l’inchiesta, inoltre, sono avvenuti due eventi intimidatori ricordati dal testimone in udienza. Ignoti infatti avevano incendiato i veicoli della figlia e del fratello di Adduci. Per gli investigatori un avvertimento della ‘ndrangheta.
Il video e il passaggio delle tre auto
La testimonianza si è pure soffermata sul video realizzato dai carabinieri grazie all’acquisizione dei fotogrammi acquisiti dalle telecamere di videosorveglianza presenti nel podere di Adduci e lungo la strada che collega Cassano Ionio e Castrovillari. Oltre a vedersi le due auto, un Suv e la Mercedes, i carabinieri hanno preso atto del passaggio di una pattuglia degli agenti della polizia municipale di Castrovillari. Una vicenda giudiziaria che viaggia su un altro binario.
Scorza ucciso mentre la donna era al telefono
Gli specialisti dell’Arma dei carabinieri, giunti sul luogo in cui sono stati rinvenuti i due cadaveri, hanno repertato tutte le tracce utili alle indagini. Dopo si sono diretti all’interno dello stabile di proprietà di Adduci, dove si presume sia avvenuto il duplice omicidio, avvalorato dalla tesi secondo cui la donna era in macchina ad attendere il rientro di Scorza. Mentre era al telefono con una congiunta di Scorza, si sarebbero udite le sue urla e gli spari. Poi la raffica di proiettili ha colpito anche lei. E nella proprietà di Adduci sono stati trovati frammenti di vetro compatibili, secondo il Ris di Messina, con quelli della Mercedes di Scorza.
Nel controesame, gli avvocati Cesare Badolato e Giancarlo Greco, hanno chiesto al primo testimone alcuni dettagli sugli elementi sequestrati e sui rilievi fatti nel territorio di Castrovillari, che avrebbero dato esito negativo. Altri quesiti sono stati posti circa il funzionamento o meno dei televisori presenti nella struttura di Adduci e del sistema del videosorveglianza. Due circostanze che i carabinieri hanno detto di non aver constatato.
Le tracce ematiche e il bestiame
Tornando all’esame dei testimoni, è stato affrontato anche l’argomento delle tracce ematiche. L’ipotesi è che la donna sia stata uccisa mentre era seduta sul lato passeggero e cadendo abbia lasciato macchie di sangue anche sul lato del conducente. Poi i militari dell’Arma hanno spiegato di aver svolto un’ulteriore attività di riscontro finalizzata ad accertare se nei terreni di Adduci vi fosse del bestiame. C’erano sia bovini che ovini. Nella prossima udienza saranno sentiti altri testi di polizia giudiziaria.
Parla la parte civile
L’avvocato Giorgio Bianco si è costituito nel processo per conto dei familiari della donna. «I genitori della vittima sono affranti dal dolore anche a distanza di un anno dall’immane tragedia che li ha colpiti, questo atto formale di costituzione di parte civile certamente non cancellerà le sofferenze che ancora oggi provano, ma è un atto doveroso per contribuire attivamente all’attività istruttoria. L’auspicio, infatti, è che possa essere fatta giustizia e che quindi si pervenga alla condanna dei responsabili di questo efferato delitto in modo da lenire, per quel che può valere, il dolore dei genitori».