Senza le dichiarazioni di Gianenrico Formosa, affiliatosi alla ‘ndrangheta tra il 2004 e il 2005, nel carcere di “San Vittore” a Milano, la Dda di Catanzaro probabilmente non sarebbe riuscita ad individuare i presunti colpevoli del tentato omicidio dell’imprenditore reggino Pasquale Inzitari. Una sparatoria avvenuta nel luglio del 2017 all’interno del piazzale antistante il centro commerciale “I Portali” di Corigliano Rossano. Azione di fuoco, quella condotta da Francesco Candiloro e Michelangelo Tripodi, decisa dalla cosca Crea di Rizziconi. Ipotesi sostenuta dal pubblico ministero Stefania Paparazzo nel corso delle indagini preliminari.

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L’omicidio doveva andare in porto secondo i piani dei killer reggini, giunti nella Sibaritide per eliminare l’imprenditore già vittima della ‘ndrangheta, la quale, nel 2009, gli uccise il figlio in un agguato a Taurianova. Proprio Inzitari, la sera del 25 luglio 2017, ai carabinieri della Compagnia di Corigliano, raccontò cosa vide in quei momenti. Inzitari infatti aveva spiegato di aver terminato di lavorare e «sono uscito da una parte secondaria posta sul retro del punto vendita, ho acceso il motore della mia vettura di colore nero e tranquillamente mi sono avviato per immettermi nella circolazione del parcheggio del centro commerciale».

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«Andavo lentamente in prossimità dell’uscita quando ho notato dallo specchietto retrovisore interno che due persone su una motocicletta, muniti di casco, si erano messi dietro di me all’improvviso ed il passeggero reggeva una pistola che aveva puntato contro di me. E’ stata una pura casualità aver guardato nello specchietto retrovisore. Preso dal panico invece di seguire il normale flusso della circolazione stradale” ha aggiunto Inzitari “ho tagliato completamente, senza rispettare la segnaletica, inseguito da questa motocicletta. Fortunatamente non ho avuto alcun problema di superare i vari ostacoli determinati dalle piazzuole in cemento rialzate e proprio per tagliare una di questa ho spaccato entrambi i pneumatici anteriore e posteriore lato destro. Quindi ho abbandonato la macchina ancora in corsa e mi sono diretto corendo a piedi e da solo all’interno del Declathon». E infine: «Nel mentre cercavo questa via di fuga, gli spari si sono succeduti in quanto la motocicletta, che ero riuscito a distanziare, è sopraggiunta di corsa. Vi erano passanti, persone che entravano ed uscivano dal Declathon e ho udito alcuni colpi di arma da fuoco ma non so indicarvi quanti».