Il “day after” del siluramento del vicesindaco di Palazzo dei Bruzi, Maria Pia Funaro, si è caratterizzato per il silenzio dei partiti della coalizione di centrosinistra. A partire da quello di appartenenza della Funaro, ovvero il Pd. Segno di una situazione di imbarazzo che il segretario provinciale della Federazione, Vittorio Pecoraro, non nasconde.

Segretario, come commenta questa vicenda?

«Quello che è successo è per me una vicenda dolorosa perché ho sostenuto la candidatura di Maria Pia Funaro a Consigliere comunale e perché non ho mai fatto mistero di avere con lei una frequentazione politica e amicale, riconoscendone il valore umano. Quindi, a prescindere dalla questione di merito, mi sento di ringraziare la Funaro, con la quale in questi giorni sono stato continuamente in contatto, per il lavoro svolto in questi due anni».

Non mi parlerà di fulmine a ciel sereno…

«Premesso che la scelta di ricoprire l’incarico di Vicesindaco non era maturata sotto la mia Segreteria, ero, tuttavia, al corrente di incomprensioni con il Sindaco risalenti ai primi mesi della legislatura e ho sempre lavorato per il dialogo fra le parti fino a queste ultime settimane».

E poi? Non è proprio riuscito a mediare?

«Non si trattava di incomprensioni meramente legate allo stile di governo; al contrario, ho percepito distanza su punti di merito della vita amministrativa di non facile risoluzione e ho tentato tutto il possibile per costituire percorsi di ascolto e collaborazione, insieme ad altri membri della Segreteria provinciale come Giuseppe Mazzuca e Salvatore Giorno».

Il programma però è noto, Caruso è stato votato su quella base e quindi come si spiega questa alterazione dei rapporti?

«Bè è ovvio che il Sindaco è stato eletto sulla base di un programma condiviso dalle forze politiche ed è responsabilità comune portarlo avanti. Dopodiché, è subentrato un tema relativo al rapporto fra Sindaco e suo vice che attiene ai rapporti fra di loro e alla responsabilità fra livelli istituzionali e non è un fatto interno al Pd, o che si può liquidare in una chiave dietrologica come bega interna al Pd. Non siamo poi negli anni ’80; i partiti sono una compagine importante ma che non interferisce con le scelte quotidiane del Governo della città. Non sono mai entrato fisicamente in Comune senza una cornice pubblica e chiarendo i motivi della mia presenza; la mia è una scelta netta di separazione fra vita del partito e vita dell’istituzione».

Se ne vuole lavare le mani di questa vicenda….

«No assolutamente. La nomina e revoca della giunta ai sensi di legge è, però, una responsabilità del Sindaco eletto direttamente dai cittadini, che si assume la responsabilità delle sue scelte in libertà e autonomia e ne risponde al Consiglio comunale, oltre che alla città».

E ora cosa succederà?

«Adesso serve una verifica politica e programmatica per rilanciare questa esperienza di governo che noi pensiamo vada preservata e sostenuta per il bene dei cosentini e per costruire un’alternativa democratica alla destra che governa in Regione»

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