Servirà un processo per stabilire se la morte della signora Rosaria Borrelli, avvenuta il 28 giugno del 2020 all’ospedale di Cosenza, sia stata determinata da errori umani o se, invece, sia da ascrivere a tragiche fatalità. Nelle scorse ore, infatti, tre medici in servizio presso la clinica Madonna della Catena sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di omicidio colposo per vicende collegate proprio al decesso della donna, all’epoca dei fatti settantottenne. Si tratta del direttore sanitario Claudio Trombetti e delle dottoresse Marisa Basile ed Emma Lepiane. Il processo che li riguarda comincerà a gennaio del 2025 davanti al Tribunale presieduto dal giudice Antico.

All’epoca, la donna arriva all’Annunziata dopo un periodo di ricovero nella struttura sanitaria di Dipignano. Deve affrontare un ciclo di cure riabilitative, conseguenza di un’operazione al femore, ma purtroppo qualcosa non va nel verso giusto. I medici che l’avevano in cura, infatti, sono oggi accusati di non aver predisposto adeguati «presidi antidecubito», di non aver provveduto «periodicamente alla sua mobilizzazione» né di averne curato «l’igiene personale». Il risultato è che la poveretta, peraltro affetta da patologie invalidanti, si sarebbe presentata poi in ospedale con piaghe in necrosi e in condizioni ormai critiche.

Le indagini sono state scandite da ben tre richieste di archiviazione avanzate dalla Procura di Cosenza. Secondo i consulenti del pubblico ministero, infatti, i trattamenti messi in atto dai medici della clinica erano stati «corretti» e a determinare la morte della signora era stata «verosimilmente» un’infezione da batteri nosocomiali non riconducibile, però, a condotte colpose dei sanitari. Alle richieste di archiviazione – ogni volta contrastate dalla difesa e respinte dal gip Piero Santese – ha fatto seguito, infine, l’imputazione coatta disposta dallo stesso giudice. Gli imputati saranno difesi dagli avvocati Vincenzo Belvedere e Gaetano Catera, a rappresentare in aula le parti civili, invece, ci penseranno gli avvocati Carlo Esbardo e Niccolò Esbardo del foro di Cosenza, Sara Bruzzi del foro di Bologna e Roberto Colombo del foro di Como.