Parole forti da parte di Gennaro Gattuso, commissario tecnico della Nazionale italiana, che alla vigilia di Italia–Israele, sfida decisiva per la qualificazione ai Mondiali 2026, ha toccato un tema molto sentito: la carenza di stadi idonei nel Sud Italia.

Ai microfoni di Rai Radio Uno, il CT ha dichiarato: «I 10.000 tifosi presenti stasera allo stadio per me valgono come 30-40.000. Sono degli eroi. Bisogna fargli i complimenti anche solo per venire a questa partita, che era considerata impossibile da seguire e in cui sarebbe potuto succedere di tutto».

Poi l’affondo sulla questione impiantistica: «In stadi come Palermo, Napoli, Bari e Lecce c’è un problema di licenze. Andrei a giocare a piedi a Reggio Calabria oppure a Cosenza, ma sono tutti stadi in cui certi tipi di partite non possono essere giocate». Le parole di Gattuso riaccendono il dibattito sulla disparità tra Nord e Sud per quanto riguarda la possibilità di ospitare incontri internazionali o partite ufficiali della Nazionale.

A differenza degli impianti del Nord, spesso ristrutturati e omologati secondo gli standard UEFA e FIGC, molti stadi del Meridione – tra cui Cosenza e Reggio Calabria – non dispongono delle licenze necessarie per ospitare eventi di alto livello. Un problema che non è solo tecnico, ma anche simbolico: il Sud resta un serbatoio di passione e tifo, ma fatica a essere valorizzato come meriterebbe. Il CT, calabrese di origine, ha espresso più volte il suo affetto per la regione. Citare Cosenza e Reggio Calabria non è stato casuale: due città dove il calcio è parte integrante dell’identità locale.