Doveva essere un semplice sit-in, ma si è trasformato in un corteo che ha attraversato il centro di Cosenza nel ricordo di Giulia Cecchettin. La manifestazione organizzata da attivisti e attiviste dell’area urbana ha catalizzato l’attenzione di cittadini di ogni generazione, al punto che gli organizzatori hanno deciso di abbandonare la location scelta inizialmente, piazza XI settembre, e di dar vita ad una vera e propria manifestazione. Almeno 400 i presenti che hanno scandito slogan contro la violenza di genere e il patriarcato. Hanno esposto i loro cartelli e sventolato le bandiere tipiche dell’associazionismo bruzio.

«Siamo stanche e arrabbiate di dover vivere in un costante stato d’allerta, di doverci proteggere dalla violenza di uomini che non sono malati, ma sono i figli di un sistema educativo e valoriale in cui noi veniamo percepite come oggetti di loro proprietà. Siamo stanche – hanno detto molte di esse – di dover fare attenzione quando torniamo a casa, siamo stanche di temere per la nostra vita se prendiamo un treno di notte, non vogliamo più dover pensare a come vestirci per evitare di essere molestate per strada».

Il corteo ha attraversato via Montesanto, superato l’incrocio di viale Trieste e imboccato corso Umberto fino a Palazzo dei Bruzi. Gli striscioni più eloquente recitavano: “Il patriarcato ci consuma, logora, calpesta, picchia, stupra. Ci fa a pezzi e uccide. Un minuto di silenzio non vi assolve: siete tutti coinvolti” e “Se domani non torno, bruciate tutto! Per Giulia e per tutte”.

Le attiviste hanno spiegato che «di fronte a istituzioni cieche, mute e sorde, che si ricordano della violenza di genere soltanto nelle date comandate, riempite di inutili conferenze, e che ogni tanto dipingono una panchina di rosso, vogliamo dire basta alle azioni simboliche che non ci tutelano e che non cambiano di una virgola il presente».

«Pretendiamo azioni concrete, educazione sentimentale e sessuale nelle scuole, più finanziamenti ai centri antiviolenza, ai servizi sociali e a tutte quelle associazioni che ogni giorno si spendono per contrastare una piaga sociale che miete centinaia di vittime all’anno. Non serve – hanno concluso – nessun minuto di silenzio, non è il momento di stare zitte, non lo saremo mai più».