«Veniamo invitati a investire soldi nell’edilizia, che andava forte. A mio nonno avevano chiesto venti miliardi, e di tutto quello che si faceva, il 20% era di mio nonno, cioè di chi era che portava questi soldi. Il contatto era con Silvio Berlusconi». È il boss di Brancaccio Giuseppe Graviano a raccontare al Procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo come Cosa Nostra avrebbe finanziato l’impero nascente del biscione. Durante un interrogatorio nell’ambito del processo ‘ndrangheta stragista – che vede alla sbarra il boss palermitano e il calabrese Rocco Santo Filippone per la strage dei carabinieri Fava e Garofalo – Graviano torna indietro nel tempo, raccontando la sua versione su come si concretizzò l’affare.

Racconta, in pratica, Giuseppe Graviano che fu il nonno materno, Filippo Quartararo, a raccogliere il presunto invito di Silvio Berlusconi, affinché alcuni facoltosi siciliani investissero nel mattone a Milano. Il nonno di Graviano raccolse venti miliardi e voleva, una volta avanti con l’età, che il nipote Giuseppe portasse avanti quel progetto imprenditoriale dopo la sua morte. Un progetto che, dopo l’investimento iniziale, doveva essere formalizzato: insomma, i siciliani, dovevano entrare in maniera palese e non occulta, nelle società di Berlusconi». (Continua a leggere l’articolo su Lacnews24.it)