Il ragazzo è stato aggredito durante una festa all’aperto in via Gergeri mentre si trovava in compagnia della sorellina, il padre era un ex pezzo grosso del clan dei nomadi
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«Figlio di pentito». «Figlio di un infame». E giù calci, pugni e schiaffi. È stata un'aggressione violenta quella subita dal figlio diciannovenne di Gianluca Maestri, ex pezzo grosso del clan degli zingari di Cosenza che da gennaio del 2024 collabora con la giustizia. A denunciare l'accaduto è stata la mamma del ragazzo che parla di almeno quaranta persone che gli sarebbero saltate addosso la sera di martedì 5 agosto in via Gergeri, ai piedi del centro storico cosentino.
Il pestaggio si è consumato durante una festa all'aperto, il giovane Maestri sarebbe stato riconosciuto dal gruppo che, a suo avviso, era composto da soggetti di etnia rom. Con la vittima c'era anche la sorellina di tredici anni. I due adolescenti sono figli del primo matrimonio di Maestri e non hanno seguito il padre nella località protetta in cui risiede da poco più di un anno e mezzo. A loro tutela era stata attivata una sorveglianza blanda che, alla luce degli ultimi eventi, però, sarà certamente rafforzata. La famiglia di Maestri segue la vicenda attraverso il proprio legale di fiducia Michele Gigliotti. Sull'accaduto indagano i carabinieri di Cosenza in coordinamento con la Procura cittadina e con la Dda di Catanzaro.
Gianluca Maestri, 46 anni, era un alto gerarca della consorteria nomade, ma dal 2019 in poi, a seguito dell'arresto dei capi, si era ritrovato al vertice dell'organizzazione criminale. Nelle sue mani c'era soprattutto il core business della cosca, ovvero il traffico di stupefacenti. In virtù di ciò, Maestri aveva rapporti diretti con il clan dei nomadi di Cassano, principali fornitori dei “cugini” cosentini.